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L'attore. Lino Guanciale: «Torno sul set, ma gli altri?»

Angela Calvini martedì 16 giugno 2020

L'attore Lino Guanciale, 41 anni

Il mondo dello spettacolo sta ricominciando a muovere i primi, prudenti passi, verso una faticosa normalità, dopo mesi di chiusura che hanno messo in ginocchio tutto il settore e, soprattutto, migliaia di addetti ai lavori. La giornata di lunedì ha segnato al tempo stesso la riapertura dei teatri, dei cinema e dei set cinematografici. Fra i primi a tornare al lavoro c’è Lino Guanciale, attore richiestissimo su tutti i fronti. Molto amato dal pubblico televisivo grazie a fiction come Non dirlo al mio capo (ora in onda in replica su Rai 1 la domenica), e assai stimato in campo teatrale, premio Ubu nel 2018 per La classe operaia va in Paradiso, Guanciale dal 15 giugno è tornato al lavoro. Ha letto in diretta dallo Studio A di Via Asiago Diario di profughi di Bertoldt Brecht per l’omaggio di Radio 3 alla riapertura dei teatri. Una produzione targata Ert (Emilia Romagna Teatro Fondazione) che oggi riapre le sue attività nelle cinque sale fra Modena, Bologna, Vignola, Castelfranco Emilia e Cesena.

Inoltre da lunedì l’attore è tornato sul set romano della terza serie de L’allieva, targato Lux Vide, con Alessandra Mastronardi, nell’attesa di girare la terza serie de La porta rossa a Trieste. Inoltre presto l’attore abruzzese inizierà a girare una serie internazionale coprodotta dalla Rai: Survivors (I sopravvissuti), diretta da Carmine Elia. Annunciata dalla direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, Survivors sarà una serie mistery composta da 12 episodi di 50 minuti per un totale di 6 puntate. Lino Guanciale dovrebbe vestire i panni di Luca, uno dei 15 naufraghi scomparsi dalla nave Arianna.

Guanciale, come è, per lei attore, tornare a lavorare dopo mesi di chiusura di set e teatri?

Da oggi si apre una grande fase di sperimentazione per i teatri, per inventare soluzioni per lo spettacolo dal vivo. Sarà una fase in cui capire come, in massima sicurezza, poter riuscire a garantire la presenza dello spettacolo dal vivo. L’online non può sostituirlo. In questo periodo la categoria ha trovato una nuova compattezza a favore della dignità del proprio lavoro. Se vogliamo che lo spettacolo, il mondo della cultura e anche l’audiovisivo, che sono un fattore di incremento del benessere del Paese, sopravvivano, bisogna impegnarsi per esserci. Uno spettacolo dal vivo fa fare dei passi avanti anche nella conoscenza di sé.

Ieri sera la sua prima lettura live dagli studi di Radio 3….

La data del 15 giugno su Radio 3, che ha fatto molto per il teatro durante il lockdown, ha avuto un sapore di resistenza estetica, per dire vogliamo esserci anche in quel modo. Nel Diario di profughi, scritto quando Brecht scappa dalla furia nazista e si mette a peregrinare fra Europa e America, si focalizza il tema dei rifugiati: la forte discontinuità della loro vita e la discontinuità delle loro certezze assomiglia alla esperienza di sradicamento delle nostre certezze che stiamo affrontando oggi. Il testo mostra come, in una fase di transizione piena di incognite, ci si possa incontrare più fruttuosamente. Il mio auspicio è che, invece di tornare a una normalità perfetta, nasca un mondo nuovo in cui le distanze culturali e sociali non ci vedano più distanti.

In quanto a vicinanza, durante il lockdown lei ha tenuto compagnia al pubblico leggendo l’integrale del “Barone rampante” di Calvino..

Ho attivato, con l’hashtag #baronirampanti, un canale attivo attraverso i miei social, per la lettura integrale di Calvino e di pillole di libri, poesie, saggistica. Da un lato c’era la necessità personale di continuare a fare il mio mestiere, dall’altra quella di stare il più vicino possibile alla gente ed anche di proporre, accanto a questa piattaforma di divulgazione, il sostegno a strutture sanitarie segnalate dal pubblico, soprattutto delle zone più in difficoltà. Mi sono commosso, è stata un’esperienza molto bella, una grande occasione di nutrimento umano.

Lei, insieme ad altri suoi colleghi, si sta anche battendo per il sostegno del settore spettacolo

Era giusto spostare l’attenzione sul dibattito sui lavoratori. Si sta costruendo una coscienza delle affinità fra artisti e maestranze e la consapevolezza della necessità di portare avanti battaglie comuni. Con l’emergenza si è amplificata tanta fragilità, il sistema spettacolo è una voce del Pil importante, ma non è considerata un valore. Ma non è un settore da assistere e a cui mettere una pezza, come spesso si è fatto: va considerata un’area produttiva del Paese e, quindi, occorre porre una tutela del lavoro, considerando l’intermittenza dei lavoratori dello spettacolo che sono dei precari, come succede con il codice franco–belga. Durante il lockdown i decreti non hanno reso possibile l’ammortizzazione sociale per i lavoratori dello spettacolo, come se non esistessero. Non chiediamo tutele speciali, ma di accedere alle tutele di tutti, e penso ai tantissimi lavoratori dello spettacolo che non hanno di che vivere. Io ho firmato vari appelli, fra cui quello lanciato da Dacia Maraini, e sono un attore iscritto al sindacato. Invito tutti i colleghi a fare lo stesso. Tutti i lavoratori devono essere uniti.

Com’è invece tornare sul set in era Covid– 19? Sarà difficile girare seguendo i protocolli…

Da ieri sono tornato sul set de L’allieva 3, ci manca un mesetto di riprese. Si è stati molto bravi, rispettando il protocollo di sicurezza. Noi attori, che dobbiamo interagire in scena, faremo un tampone a settimana, mentre per gli impiegati è previsto il test sierologico: poi ci sono le misurazioni della temperatura, il distanziamento prima e dopo le scene. Insomma, si può fare.

E il lavoro non le manca di certo…

Sono fortunato. Tornerò a girare per la Rai una serie che amo molto, La porta rossa 3, mentre Il commissario Ricciardi è in fase di montaggio. Poi ho altri progetti di valore internazionale, di cui non posso ancora parlare, e alcune cose di cinema che sono state ricollocate. Con Ert, che è il teatro con cui collaboro maggiormente, stiamo concentrando l’attenzione su delle idee nuove: vanno trovate nuove soluzioni non solo per gli spettatori in sala, ma anche di produzione. Spero presto di incontrare il pubblico dal vivo.

Intanto il pubblico delle famiglie la sta incontrando su Rai 1 nelle repliche di fiction come “L’allieva”, prima, e “Non dirlo al mio capo” ora.

Mi fa piacere che la gente dimostri di essere affezionata a questi prodotti che creano forte empatia. La Rai ha cercato di proporre l’offerta più forte possibile, riproponendo prodotti che avevano funzionato, in mancanza di cose nuove. La Rai ha fatto bene, durante gli ultimi mesi, a implementare Rai Cultura e Rai play, con prodotti necessari per gli studenti e molto belli, come il ciclo Maestri su Rai 3, o gli spettacoli teatrali inseriti su Rai Play, piattaforma su cui scommettere. La Rai ha ottemperato alla sua vocazione di servizio pubblico e mi auguro che questa attitudine non si disperda.