Mediterranea, «dai greci, alla Spagna, all’oriente», e con poche parole Lina Sastri fa il giro di mezzo mondo e disegna la sua anima di donna e di attrice, fuori dai clichè anche nelle definizioni geografico-culturali che spesso vestono stretto. Per strada a Napoli, mentre si reca alla prova costumi per
L’opera da tre soldi, Lina Sastri saluta, sorride, si racconta. Poco dice però del testo brechtiano che la vedrà in scena da domani al Real Albergo dei Poveri, sicuramente l’evento centrale nella tranche estiva di questa edizione del Napoli Teatro Festival Italia. Una prima nazionale con la regia di Luca De Fusco e con Massimo Ranieri nel ruolo di Mackie Messer. Resta perciò velato lo spirito che l’attrice trasmetterà a Jenny delle Spelonche, figura ritrovata dopo averla vista rappresentata «per la prima volta quando ero piccolissima». E nulla dice se non che eviterà di farne «una semplice prostituta crudele e cattiva». Una partecipazione, un cameo come si suol dire – in tre ore di spettacolo Jenny è in due sole scene – che ha però il peso di un battesimo perché per la pur eclettica Sastri «è il primo Brecht».Dal cinema al teatro alla musica, è evidente che si lascia coinvolgere la "bella Lina", come la chiamò Eduardo De Filippo. Con il geniale personaggio la Sastri, diciottenne e già promettente attrice, ha lavorato ne
Il Sindaco del Rione Sanità. Fu la prima di tante volte. «Un grande uomo e un grande artista» ricorda ora inserendo quell’incontro nell’elenco dei molti «fortunati incontri», dice, che ha avuto poi. Nanni Loy, Peppino Patroni Griffi, Giuseppe Tornatore, solo per ricordarne alcuni, e più recentemente Woody Allen, che l’ha voluta nel suo nuovo film. Tanti generi, altrettanti successi, un albo d’oro cui si aggiunge l’onoreficenza di commendatore conferitale ad aprile da Giorgio Napolitano. «Il teatro è la mia casa» afferma, ma c’è anche la musica, che attraversa
Per la strada, che sento come una forma di libertà, che mi viene più naturale rispetto alla parola», e il cinema «che mi ha dato moltissimo, nonostante - sottolinea con una punta polemica - siamo in un Paese dove dopo una certa età a una donna non fanno più fare cinema». Non sa cosa prediligere perché, ammette, un artista «è sempre lo stesso, anche se con mezzi diversi, conoscenze diverse, mediazioni diverse: è come riesci a raccontare per poter conservare le emozioni integre e trasferirle alle persone». Un pubblico che l’ama soprattutto per questo, che vede oltre la bravura e i molteplici talenti, che ha condiviso con lei la tenerezza e il dolore di cui è intrisa
La Casa di Ninetta, racconto del difficile tempo trascorso dalla mamma nell’Alzheimer, presto rappresentato a Napoli al San Ferdinando, il teatro di Eduardo. «Mia madre - ricorda - aveva la leggerezza del napoletano che io non ho. La sua malattia è stata per me una grande lezione». Ad ottobre Napoli aspetta Lina Sastri per un nuovo debutto al Mercadante: guidata da Llouis Pasqual l’attrice sarà la pietrosa Bernarda Alba, nell’omonima Casa immaginata da Federico Garcia Lorca.