Una riflessione sul potere e sulla natura degli esseri umani. E’ la chiave di lettura più adeguata per entrare negli addentellati del primo romanzo di Marco Debenedetti Notizie dall’isola di Eufrosine (Manni editore, pagine 200, euro 18). Si tratta infatti del primo romanzo di un giovane autore, classe 1974 conosciuto soprattutto nel mondo di “nicchia” della critica letteraria per i suoi approfonditi studi su Alfredo Oriani, Renato Serra, Giuseppe Mazzini e Francesco Biamonti.
Debenedetti, per la prima volta, così abbandona le vesti tradizionali dello studioso di letteratura e di critico per indossare gli abiti dello scrittore. Il volume, oltre al pregio della scorrevolezza e dell’”opera prima”, permette soprattutto di portare idealmente il lettore in un viaggio, tra invenzione e richiami alla realtà, il cui sottofondo ideale è l’isola di Eufrosine: con l’ingresso sulla ribalta della scena di uno straniero che forte del suo carisma cambierà il destino degli abitanti di questo zoccolo di terra circondato dal mare.
Tanti sono i richiami impliciti e non alla crudeltà e barbarie del mondo moderno con un’attenta lettura con i ritmi quasi del “reportage” della vita spesso frenetica all’interno di questa isola. Si tratta di un romanzo allegorico con riferimenti indiretti anche alle vicende del nostro tempo – in particolare all’Italia.
Il volume diventa quasi una bussola e un caleidoscopio sulla natura più intima dell’uomo che parte dall’utopia e arriva al disincanto. Debenedetti offre così il suo approccio e la sua chiave ermeneutica indirettamente sulla vita di oggi con la disillusione e la terzietà tipica di chi ha scelto come sua vocazione ideale e rappresentazione della sua sensibilità più profonda: quella di narrare e descrivere l’animo umano a cominciare da un’isola sorta dalla sua immaginazione come quella di Eufrosine.