Catania. Librino, ecco i volti del riscatto
Il rendering di un viale del quartiere catanese con i "banner" del "Cantico di Librino" che campeggiano sui pali dei lampioni
Sembrano pubblicità. E per certi versi lo sono. Ma i banner che vedranno da oggi i passanti e gli automobilisti che transiteranno per le vie di Librino, a Catania, non reclamizzano l’apertura dell’ultimo centro commerciale, imperdibili maxisconti di un negozio della zona o le ultime offerte del nuovo centro fitness. No. Sono facce sorridenti che pubblicizzano qualcosa di meravigliosamente immateriale, la bellezza. Quella che c’è a Librino ma che non si vede, forse neanche si immagina, oscurata nei media e nell’immaginario collettivo, da quel marchio di fabbrica che la bolla come periferia- simbolo del degrado e della criminalità della città etnea. Nel giorno di san Francesco, ecco invece che le strade di Librino si animano di volti che non ti aspetti, che «ci mettono la faccia nel riscatto del quartiere». Come per dire: «Guardate che Librino siamo noi!». E lo fanno recitando e intonando una preghiera collettiva ed ecumenica, l’antico Cantico delle creature: «Laudato si’, mio Signore». Con «frate sole» e «sorella luna», con «sora nostra madre terra». Nasce così Il cantico di Librino, una installazione monumentale fotografica donata dal mecenate Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, e realizzata insieme alla stessa comunità, che si inserisce nel più ampio progetto in itinere del Museo dell’Immagine e dell’arte contemporanea di Librino.
Le facce degli abitanti e i versi di san Francesco campeggeranno in mille tralicci dell’illuminazione stradale del quartiere, dell’asse dei servizi di Catania e lungo la strada che conduce all’aeroporto internazionale di Fontanarossa. L’inaugurazione è fissata per stamattina, alle 10,30 nel cortile della scuola “Angelo Musco”, in via Giovanni da Verrazzano, uno dei luoghi dell’iniziativa che ha coinvolto tutti gli istituti del quartiere, le parrocchie e le comunità del Beato Padre Pio da Pietralcina (con don Piero Galvano), Nostra Signora del Santissimo Sacramento (don Aristide Raimondi), Resurrezione del Signore (don Salvo Cubito), San Giuseppe al Pigno (don Gilbert Mukanya Bilolo), Santa Maria Ausiliatrice e San Domenico Savio (don Fabio Vassallo), Santa Chiara (don Domenico Guerra) e poi le associazioni Talità Kum, Musica Insieme a Librino, Rete Sociale di Librino, Asd Boxing Team Catania Ring, Royal Dance GM, H due O, Misericordia di Librino e Santa Croce e tanti esercizi commerciali. Un’opera corale prodotta artisticamente da un team di fotografi (Arianna Arcara, Luigi Auteri, Valentina Brancaforte, Cristina Faramo, Claudio Majorana, Alessio Mamo, Orazio Ortolani, Maria Sipala) coordinati dal fotoreporter catanese dell’agenzia Reuters, Antonio Parrinello, con la partecipazione del fotografo franco-iraniano del National Geographic Reza Deghati e del fratello Manoocher.
«È la via della Bellezza che può aiutarci a combattere quella contemporaneità che oggi più che mai vive in nome della rete, dell’universo virtuale, della macchina infernale che ci fa sprofondare nel mondo digitale, della divisione, dell’indifferenza, della solitudine – dice Presti, che da venti anni opera nel quartiere con progetti fuori dal comune che fanno leva sull’arte e lo stupore –. Dobbiamo fare lo sforzo di distogliere gli occhi dal telefonino per alzare lo sguardo verso l’alto e ammirare il Creato, così come san Francesco ci ha insegnato». Spostare l’attenzione dalle cose all’uomo, dalle buche e dal degrado alle anime e le creature che abitano un luogo per liberarlo davvero da tutte le sue zavorre. «La vera politica sociale – continua Presti – è quella che restituisce ai suoi cittadini un respiro universale: bisogna parlare sempre meno di quella rigenerazione urbana che non mette al centro l’uomo ma solo i suoi servizi. Occorre invece lavorare per costruire Bellezza, quella che mette al centro di ogni scelta il valore del sentire che vivifica e ristora, che non abbia come suo dio il tempo, il denaro, l’apparire. Bellezza che verrà condivisa con tutte le persone e i turisti che attraverseranno Librino, perché solo il cuore di un bambino innocente e puro può parlare a tanti cuori anestetizzata e annichiliti». Alle gigantografie di bambini, giovani, adulti e anziani, sarà così affidato un messaggio «sacro e potente»: transitare lungo le strade inanellate dai banner del Cantico sarà come percorrere un viatico interiore che simboleggia le stagioni della vita. «Un qualunque abitante di Librino percorrendo una qualunque via, s’imbatterà sempre in un’immagine familiare e soprattutto nelle parole di quella preghiera che, anche solo per un istante, lo collegherà con l’Universale. In questo sentire e percepire di essere creatura dell’Universo – conclude Presti – si estrinseca la forza di questo atto democratico di luce e bellezza». La luce che passa anche dall’obiettivo di una macchina fotografica dove ogni scatto – sottolinea Antonio Parrinello – «qui a Librino, è il caso di proprio di dirlo, è vera occasione di riscatto». Cantato.