I premi del cinema. A Venezia vincono la "rinascita" e i migranti
Matteo Garrone riceve il premio alla regia da Jane Campion
A vincere il Leone d’oro della 80esima Mostra del Cinema di Venezia è il film più amato dal pubblico e dalla critica, oltre che naturalmente dalla giuria presieduta da Damien Chazelle, Povere creature del greco Yorgos Lanthimos. E questo vorrà pur dire qualcosa. Se troppo spesso capita che il giudizio degli spettatori e quello degli addetti ai lavori divergano, è ancora più frequente che il verdetto delle giurie dei festival arrivi a scontentare tutti, con tutte le polemiche del caso.
Questa volta invece la scelta condivisa segnala un interessante e fruttuoso dialogo ideale tra pubblico, esperti del settore e artisti, quelli chiamati a giudicare le opere selezionate in concorso. Il film, che racconta un originalissimo, tenero e sfrontato percorso di emancipazione di una giovane donna riportata in vita da una sorta di dottor Frankenstein, è interpretato da una straordinaria Emma Stone affiancata da Willem Dafoe e Mark Ruffalo e sarà distribuito nelle sale dalla Disney il prossimo 12 ottobre.
Anche l’Italia sale sul podio con uno dei film più amati della Mostra, accolto da una vera e propria ovazione, anche in questo caso sia da parte del pubblico che della critica: con Io capitano, storia dell’epico viaggio di due giovani senegalesi attraverso l’Africa fino all’Europa, Matteo Garrone vince il Leone d’argento della Regia mentre il protagonista, Seydou Sarr, conquista il Premio Mastroianni destinato a un giovane attore emergente. Il film è già nelle sale con 01 Distribution.
Garrone sale sul palco con i suoi attori: «Questo premio sarà di grande aiuto per il film, affinché raggiunga un pubblico più ampio. Mi sono aggrappato alle storie di tante persone che hanno realmente fatto quel viaggio cercando di mettere al loro servizio la mia visione e di dare voce a chi non ce l’ha». E un pensiero va anche alla tragedia del terremoto che ha colpito il Marocco.
Al giapponese Ryusuke Hamaguchi va il prestigiosissimo Gran Premio della Giuria per il suo Evil Does Not Exist, che racconta di una comunità di una zona remota del Paese in lotta contro una società che in quell’area incontaminata vorrebbe collocare un camping di lusso. Il regista riflette dunque sul rapporto tra uomo e natura e sulla difficoltà di trovare un equilibrio. In Italia arriverà con Teodora/Tucker Film. I migliori attori sono invece Peter Sarsgaard che in Memory di Michel Franco (Academy Two) interpreta un uomo affetto da demenza senile precoce, e la giovane Cailee Spaeny che in Priscilla, diretto da Sofia Coppola (dal 27 ottobre con Vision Distribution), veste i panni della moglie di Elvis Presley ed è protagonista di un percorso di formazione e crescita che la porterà lontano dalla vita di eccessi della leggenda del rock.
Nel suo lunghissimo e appassionato discorso di ringraziamento Sarsgaard ha ricordato i colleghi in sciopero contro i rischi dell’Intelligenza Artificiale, che minaccia il concetto stesso di umanità non solo nel mondo del cinema, e ha dedicato il premio a uno zio morto per Covid e affetto da demenza.
Meritatissimo anche il Premio della la Giuria a Green Border di Agnieszka Holland (in Italia con Movies Inspired) che ci consegna una scioccante riflessione sulla mancanza di umanità e compassione verso chi cerca di attraversare il confine tra Bielorussia e Polonia, mentre coraggiosi attivisti tentano di salvare la vita a centinaia di rifugiati.
Ha commentato la regista: «Non è stato un film da facile, per tante ragioni, ma era nostro dovere farlo. Mentre siamo seduti qui ci sono persone che cercano di attraversare il confine rischiando la vita e la dignità. E questo accade non perché non possiamo aiutarli, ma perché non vogliamo. Il nostro dovere però è difendere l’umanità. Il film è dedicato agli attivisti e a chi aiuta i rifugiati, sia in Polonia come a Lampedusa».
La migliore sceneggiatura è invece quella di El Conde (Netflix) firmata dal regista del film, il cileno Pablo Larrain, e da Guillermo Calderon. Gli autori immaginano che il dittatore Augusto Pinochet sia in realtà un vampiro tornato in vita per continuare a succhiare il sangue del suo popolo, una metafora utilizzata per riflettere sull’incapacità del loro Paese di fare giustizia e chiudere i conti con il passato. «No all’impunità», ha detto Larrain sul Palco del Palazzo del Cinema.
Ottimi risultati per l’Italia anche nella sezione Orizzonti: il Premio Speciale della Giuria, presieduta dal regista Jonas Carpignano, è andato a Una sterminata domenica di Alain Parroni, romanzo di formazione di tre giovani romani alla ricerca di identità e orientamento, mentre El Paraiso di Enrico Maria Artale vince per la sceneggiatura e per l’interpretazione di Margarita Rosa De Francisco. Il miglior film della sezione è Explanation for Everything dell’ungherese Gabor Reisz, che attraverso la storia di uno studente innamorato della sua migliore amica e impegnato a sostenere un esame di storia fa luce sui conflitti di una società profondamente polarizzata, mentre la svedese Mika Gustafson vince il premio della regia per Paradise is Burning in cui tre giovanissime sorelle devono fare i conti con la continua assenza dei genitori e la minaccia di essere separate a causa dell’intervento dai servizi sociali.
Il miglior attore di Orizzonti è Tergel Bold-Erdene per il film City of Wind della regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir, mentre la migliore opera prima è Love is a Gun di Lee Hong-Chi, selezionato dalla Settimana Internazionale della Critica.