Agorà

DANIELE GATTI. «Le Sacre du Printemps» il suono divenne rivoluzione

Pierachille Dolfini martedì 28 maggio 2013
Per Daniele Gatti «Le Sacre du Printemps è una partitura talmente moderna che sembra scritta un mese fa». In mano, fresco di stampa per la Sony, ha il cd dove con la sua Orchestre National de France ha inciso il Sacre abbinandolo a un altro lavoro di Igor Stravinskij, Pétrouchka. Certo il direttore d’orchestra milanese sa benissimo che la pagina del musicista russo porta la data del 1913. Era il 29 maggio di cento anni fa quando il capolavoro risuonava per la prima volta al Théâtre des Champs Elysées a Parigi: sul palco la coreografia di Nijinskij per i Ballets russes. Il 13 giugno Gatti sarà proprio nel teatro parigino a proporre la Sagra della primavera con la sua orchestra. «I cento anni della partitura di Stravinskij in Francia sono un anniversario particolarmente sentito tanto che a giugno agli Champs Elysées il Sacre si ascolterà anche con Esa-Pekka Salonen alla guida della Philharmonia di Londra e con Yannik Nézet-Séguin sul podio della Filarmonica di Rotterdam».Ma perché, maestro Gatti, festeggiare i cento anni della «Sagra»? È inusuale celebrare l’anniversario di una partitura.Solitamente si ricorda la nascita o la morte di un compositore, mai quello di un’opera. Ma il Sacre, pagina ballettistica che ha poi avuto una grande fortuna sinfonica, è un caso a sé. Un po’ come il Falstaff di Verdi, la pagina di Stravinskij è un unicum, un miracolo artistico che non ha precedenti nella produzione dell’autore e che non sarà seguito da nulla di altrettanto rivoluzionario.Come hanno fatto 35 minuti di musica a cambiare la storia del Novecento?La Sagra ha ispirato fantasie e scatenato immaginazioni, ha imposto prepotentemente il potere evocativo della musica. Nelle due parti, esattamente speculari nella costruzione delle danze, accanto a momenti rapsodici e di vago sapore tonale troviamo oasi di assoluta anarchia. La partitura, poi, ha fatto da spartiacque nella produzione di Stravinskij: dopo la rivoluzione della Sagra l’orchestra scoppierà e rimarranno solo frammenti in un percorso che da Pulcinella e Apollon musagéte porta alla Carriera di un libertino.Dopo una prima parte con l’«Adorazione della terra» la partitura culmina in un barbaro sacrificio. Come tenere insieme le due parti?In un’esecuzione sinfonica, a differenza di quello che avviene con il balletto, è difficile etichettare i due momenti: la musica è talmente potente che l’ascoltatore viene assorbito completamente da quella melodia ostinata che muove la partitura dall’inizio alla fine. E se nella prima parte la regolarità del ritmo permette all’ascoltatore di respirare con la musica, nella seconda parte, dove a dominare è l’irregolarità delle pulsazioni e dove le danze si fanno ritmicamente più complesse, si resta spiazzati e senza fiato.Che stato d’animo occorre, allora, per ascoltare la «Sagra»?Condizione indispensabile è prendersi del tempo, non ascoltare la Sagra mandando sms o sbrigando lavori. E a un concerto occorre sgombrare la mente da altri pensieri. Oggi siamo troppo schiavi: in ogni momento della vita sembra che non si possa fare a meno di essere aggiornati e connessi. E in un clima del genere ascoltare musica classica risulta difficile perché non è un’attività che si esaurisce in tre minuti.Alla prima del «Sacre» ci fu una rissa tra il pubblico: oggi sarebbe pensabile?Oggi il pubblico, diventato molto fazioso, si accapiglia sulle interpretazioni, non sulla qualità delle partiture. Anche perché è disabituato all’ascolto di musica nuova. Disabituato e disorientato dal fatto che la musica contemporanea ha le strade più svariate che, non sempre, sono di qualità.