L'omaggio. L'Arena canta Dalla con gli amici vecchi e nuovi di Lucio
Un momento dello spettacolo omaggio a Dalla di ieri sera all’Arena di Verona
Sembrava aleggiare tra le volte dell’anfiteatro romano e sopra i nasi del pubblico areniano come se fosse un angelo, quel cherubino o serafino che ha immaginato e cantato innumerevoli volte. Si sarà divertito come un matto Lucio Dalla da quel suo ignoto “secondo tempo” a vedere tutti quei colleghi antichi e nuovi lanciare nel cielo le sue immortali canzoni. Il concerto avrebbe dovuto svolgersi a marzo nella sua Bologna, ma anche quest’anno (come l’anno scorso per il 50° della sua Gesubambino ovvero 4/3/1943) il Covid ha messo un catenaccio agli eventi al chiuso a capienza piena e così dal cilindro si è ripescato il suo DallAmericaCaruso e per la Festa della Repubblica “la sera dei miracoli” si è accesa all’Arena di Verona incendiata dalle sue canzoni all’insegna dello show di musica, racconti e aneddoti DallArenaLucio (co-prodotto da Ballandi Multimedia e Friends&Partners), in onda in differita questa sera alle 21.25 su Rai 1 con la conduzione di Carlo Conti e Fiorella Mannoia, anche in inevitabile e doverosa veste di cantante.
Ma ieri sera a risuonare e aleggiare tra i gradoni areniani (dove Lucio portò la sua opera pop Tosca), poco prima che iniziasse il “corale” concerto omaggio per Dalla, era ancora l’Inno di Mameli cantato dall’amico di una vita Gianni Morandi (trasmesso da Rai 1 dopo il Tg delle 20, ha avuto il 24.52% di share con 3 milioni e 814mila telespettatori), curiosamente assente però alla serata per Lucio. È così parso ancor più curioso ascoltare la loro Vita (brano simbolo del memorabile tour del 1988 in lungo e in largo per i luoghi più monumentali della Repubblica italiana) cantata in duetto da Fiorella e Marco Mengoni, da ovazione poi ne L’anno che verrà).
Ma di vita si è cantato per tutta l’intensa serata, tanto che il concerto nel decennale della scomparsa del geniale cantautore bolognese è sembrata un’allegra festa, in perfetta sintonia con il carattere di Lucio strenuo amante del mondo e di tutti i suoi colori ma soprattutto delle persone, dai vecchi che leggono il giornale (come cantava ne Le rondini, purtroppo rimasta fuori dalla serata-omaggio) ai bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano che diretti da Sabrina Simoni hanno cantato Attenti al lupo insieme a Iskra Menarini e Pierdavide Carone.
«Cantare Lucio non soltanto è un piacere immenso, per la bellezza infinita dei suoi capolavori – sottolineava Fiorella Mannoia poco prima di salire sul palco dell’Arena al suo primo concerto a capienza piena post pandemia –, ma è anche un dovere per mantenere sempre vivo il ricordo di un artista immenso e trasmettere alle generazioni un grande patrimonio culturale e artistico del nostro Paese». L’artista romana per prima si è così lanciata in diverse performance cantando in perfetta solitudine Se io fossi un angelo e in duetto, oltre a Vita, La sera dei miracoli con Alessandra Amoroso, Anna e Marco con Giuliano Sangiorgi e Canzone con Ron, con il coautore Samuele Bersani e con Gaetano Curreri, tornato a cantare per l’occasione dopo l’ennesimo problema di salute avuto l’anno scorso.
Gli storici collaboratori di Lucio (compreso il chitarrista Ricky Portera) si sono poi cimentati in altri grandi successi, con lo stesso Curreri insieme agli Stadio a rinverdire 40 anni dopo i fasti di Borotalco di Verdone rispolverando Grande figlio di puttana, Bersani a interpretare da par suo Tu non mi basti mai (l’altro grande successo dell’album Canzoni) e Ron a dividersi tra la rivisitazione da solista di 4/3/1943 (nella versione censurata al Festival di Sanremo del 1971) e il ruolo di accompagnatore al piano in Chissà se lo sai (scritta nel 1986 con Dalla) interpretata dall’infinita Ornella Vanoni, ritrovando poi in duetto Tosca nella struggente La casa in riva al mare, facendo un salto nel tempo di oltre mezzo secolo.
Lo storico amico e sodale di Lucio ha invece lasciato Piazza Grande (che ha compiuto 50 anni: fu portata da Lucio a Sanremo nel 1972, per la sua ultima volta in gara) a Gigi D’Alessio, in virtuale duetto con Dalla proiettato nel filmato sanremese in bianco e nero di mezzo secolo fa sul maxischermo alle spalle della straordinaria orchestra. Tanti invece gli artisti che hanno omaggiato Lucio pur non avendo mai collaborato con lui e persino non avendolo mai nemmeno conosciuto.
«I giovani devono confrontarsi con Dalla – spiega Fiorella Mannoia –, anche se non hanno fatto in tempo a incontrarlo personalmente. Del resto è impossibile non fare i conti con Lucio visto che la sua musica è imprescindibile per chiunque faccia questo mestiere. Ciò che colpisce è la felicità con cui lo cantano e interpretano. È come se in fondo fossero sul palco con lui, ma del resto Lucio era sempre entusiasta di esibirsi e collaborare con chiunque. Ora sentire queste sue canzoni una in fila all’altra mi dà una felicità immensa. Io non era una sua amica stretta, ma sono stata diverse volte da lui a Bologna, a Milo e alle Tremiti, in giro in barca. Mi chiamava Rosalba, ma non ho mai capito perché...».
«Credo che a Lucio questa serata sarebbe piaciuta – aggiunge Carlo Conti –, perché è una festa e non una commemorazione. Lui c’è sempre, con la forza delle sue canzoni. Basti pensare a L’anno che verrà con cui festeggiamo ogni Capodanno in tv. L’idea la dobbiamo anche ai suoi amici e collaboratori Sergio Bardotti e Bibi Ballandi. Ricordo quella prima edizione quando Lucio ebbe un’idea delle sue e volle saltare fuori da una buca profonda due metri scavata sulla spiaggia».
Tra la vita e la morte Lucio continua così il suo mistero di parlare ancora e sempre a tutti, oltre le generazioni, con la sua musica alta e popolare nel contempo e i suoi testi poetici e ironici, drammatici e visionari, apocalittici e carichi di speranza nell’uomo e nel futuro. Testimone raccolto anche a Verona da chi Lucio l’ha soprattutto più che altro studiato, ascoltato e ammirato, come Ermal Meta e Fabrizio Moro bravi a calarsi nella epicità di Come è profondo il mare, il brano che nel 1977 lo ha rivelato e consacrato cantautore totale, finalmente e consapevolmente capace di scrivere musica e testo in piena autonomia e libertà espressiva, forte della lezione “letteraria” di Roberto Roversi (con un’insuperabile trilogia tra il 1973 e il 1976) e prim’ancora di Paola Pallottino, l’autrice del testo di 4/3/1943.
E così ecco ancora Tutta la vita a esaltare Noemi, L’ultima luna di Tommaso Paradiso, Stella di mare di Gabbani, Disperato erotico stomp riletto con coraggiosa leggerezza da Brunori sas, Marco Masini tuffarsi in Futura, La Rappresentante di lista cimentarsi in Balla balla ballerino, Tosca avventurarsi con personalità nella poco nota Latin lover e Giuliano Sangiorgi fagocitare Cara indossando un camicione blu appartenuto a Lucio (creato apposta dall’amico stilista Massimo Osti), prestato per l’occasione dalla Fondazione Dalla. E poi Il Volo (all’Arena anche stasera e domani) a ricordare la “potenza della lirica” di Lucio capace di diventare Caruso. Ricominciando il suo canto, con il pubblico all’unisono a elevare al cielo di Verona un corale «te voglio bene assai».