Sci alpino. Lara Gut, la freccia del Ticino
La trovate in rete. Cosa? Un’intervista video in cui la campionessa in divenire, all’epoca però solo una bambina ambiziosa al decimo anno di vita, regalò al fortunato giornalista di Rsi, la televisione della Svizzera Italiana, una previsione che poi si rivelerà incredibilmente azzeccata e quindi un filmato da consegnare all’immortalità: «La Coppa del Mondo di sci? Magari la vinco fra dieci anni». Ne sono passati quindici, ma poco cambia: il sogno è diventato realtà. Lara Gut da Comano, ai piedi del San Bernardo, Canton Ticino, classe 1991, papà svizzero, Pauli, mamma bresciana di Zone, Gabriella, è oggi la detentrice della sfera di cristallo generale nello sci alpino femminile, trofeo che ha riportato in Svizzera ventuno anni dopo Vreni Schneider e che può rivincere durante la stagione in corso (seconda in classifica generale, ha già conquistato tre gare finora). Da sempre predestinata, personalità debordante, lingua tagliente, fragilità tipica dei vent’anni, un sorriso che conquista, una determinazione feroce, Lara entrò come un tornado nel mondo del Circo bianco. Dal 15 al 18 gennaio 2008, a sedici anni, sulla pista valtellinese Avanzi Motta di Caspoggio vinse quattro gare in quattro giorni in Coppa Europa, due discese e due supergiganti. Poco dopo, il 2 febbraio, disputò la sua prima discesa libera in Coppa del Mondo centrando subito il podio, terza, pur tagliando il traguardo sulla schiena causa spigolata negli ultimi metri del percorso. Non una “normale” campionessa: un concentrato di talento puro, allenato in campo libero, senza pali, sulle montagne di casa e tanto lavoro. La leggenda narra che appena arrivata nella Squadra A svizzera fece ammattire le più blasonate compagne al grido di «ci sono troppe vecchie qui che non vincono più niente», ma non esiste l’ufficialità di questa dichiarazione. Potete amarla o destarla, Lara, molto più italiana che tedesca o francese nel modo di vivere, ma non potete non emozionarvi per l’unico aspetto che veramente conta se seguite lo sci: quelle sue curve tirate in velocità come nessuna al mondo sa fare, nemmeno sua maestà Vonn. Con la sciata leggera, morbida. Come lana. Come Lara.
Oggi si sente finalmente in pace con sé stessa in questo Circo Bianco?
«Sono entrata nel massimo circuito a sedici anni, era tutto fantastico. Poi le persone hanno iniziato ad analizzare ogni parola che dicevo. Alcuni sostenevano che “non andavo bene” e io non capivo cosa mi stesse succedendo. In molti forse non si sono resi conto di quanto fossi giovane perché avevo successo ed ero magari più autonoma per la mia età... Molte cose mi hanno fatto molto male, sì ho pensato anche a fermarmi perché non mi divertivo più e se mi guardo indietro, fino a quando avevo ventidue anni, rivedo un buco nero. Ma ho cercato di non perdere il sorriso perché era la mia protezione, forse sarebbe stato più facile se avessi mostrato quanto stavo male».
Gut-media, com’è la situazione oggi?
«Non dico più tutto quello che mi passa per la testa come facevo all’inizio. Non puoi mai fare felici tutti, l’importante è essere in pace con sé stes- si. A me dà fastidio solo quando si scrivono cose sbagliate o si invade la privacy, ed è successo; quando ci si permette di criticare senza sapere. Secondo me l’importante è che il giornalista riporti le cose come sono accadute, senza metterci dentro tutto quello che vede lui. Anche se mi rendo che la posizione sia delicata, bisogna informare il pubblico e anche essere comunque obiettivi».
Lei divide, più in patria che all’estero…
«Come Federica Pellegrini da voi, no? Divido già solo per il fatto di aver creato un team privato. Io vengo dal Ticino, parlo italiano [ma anche, correttamente, spagnolo, tedesco, francese e inglese, ndr]. E se vieni dal Ticino e parli un’altra lingua, è come fare un affronto al Ticino stesso. Se parlo tedesco, allora dovrei farlo in francese. Se parlo in francese, faccio arrabbiare i tedeschi. Se dico che mi piace solo la fondue, è un affronto a quelli di Zurigo. Già solo per questo si creano problemi. Poi se cominci a dire quello che pensi, trovi quelli che ti apostrofano tipo “stai zitta e scia”...».
Da bambina era stata profetica: voleva la Coppa del Mondo. L’ha vinta.
«Ora però si riparte da zero. Mi sono concentrata tutta l’estate solo per andare ancora più forte. Per fortuna fisicamente sto bene e l’ho dimostrato. L’anno scorso è acqua passata. Non penso mi diano un bonus perché ho vinto la Coppa. Certo, alzarla a Sankt Moritz è stato un momento molto forte, per me. Adesso ce l’abbiamo, non devo più dire “lasciatemi far le gare”. Cominci a sciare da quando sei piccola, ti porti tutte le esperienze dietro. E nel 2015-2016 sono riuscita a mettere assieme al meglio tutti i pezzi del puzzle».
Anno sabbatico per Maze, infortuni per Vonn, Shiffrin, Fenninger. Qualcuno ha detto e scritto che la sua Coppa 2015-2016 vale meno…
«È la Coppa del Mondo e ogni Coppa ha lo stesso valore. Trovo queste critiche poco rispettose nei confronti di Tina Weirather, Vicktoria Rebensburg o Tessa Worley. Lindsey Vonn c’era poi si è infortunata, qualcuna si è fermata e la vittoria va a nuove protagoniste. Con lei è stato un duello. Nella Coppa si lotta per sé stessi e non contro qualcun altro, ma a un certo punto lei ha cercato di trasformarla in una recita invece di parlare di prestazioni».
Non è facile essere Lara Gut (21 vittorie e 38 podi in Coppa, 4 medaglie iridate, 1 olimpica). Servono talento e…?
«Talento significa anche lavoro, passione, fortuna. A volte fa sembrare le cose più semplici di quanto non siano. Non esiste nessun segreto. C’è da allenarsi, da divertirsi, da fare del proprio meglio ogni giorno, mangiare bene, aver le persone giuste attorno e anche un po’ di fortuna, perché alla fine devi cercare di non farti male e ci sono anche tante cose che non sono nelle tue mani: il vento, la neve… Deve girare tutto bene, insomma». COPPA DEL MONDO. Lara Gut in gara e, sopra, sul podio