Per il pubblico non sono ammesse distrazioni. Scartare una caramella. O il classico colpo di tosse. Ma nessun alibi nemmeno per i musicisti: concertazione al massimo, esecuzione di quelle che devono tenere incollati alla poltrona. Perché il 12 agosto, in quattro borghi intorno all’Aquila, va in scena
Music chambers, camere musicali per dirla in italiano. Sottotitolo: «Ottanta concerti per singoli ascoltatori». Un solo spettatore – due o tre al massimo assicurano gli organizzatori che sperano in un assalto di gente curiosa: l’ingresso sarà libero – di fronte a un gruppo di musicisti (in campo formazioni che vanno dal solista al quintetto) per vivere «l’emozione di un concerto a tu per tu con l’interprete, per riassaporare la felicità dell’ascolto che purtroppo si va sempre più perdendo» spiega Luisa Prayer che si è inventata la singolare iniziativa, cuore dell’undicesima edizione del festival
Pietre che cantano.Il direttore artistico della rassegna – il via stasera, concerti sino al 18 agosto tra il borgo di Ocre e L’Aquila dove il 4 agosto l’Orchestra sinfonica abruzzese riaprirà il monastero di San Domenico – spiega che «la musica ormai o vive di grandi eventi oppure è fruita in totale solitudine, nell’isolamento delle cuffiette dell’iPod. E anche le sale da concerto spersonalizzano l’ascolto perché, per ammortizzare gli elevati costi economici, si cerca di farle sempre più grandi e di riempirle al massimo». Ecco allora l’idea di «rimettere a fuoco il rapporto tra ascoltatore ed esecutore, asciugandolo sino a ridurlo ai minimi termini». Il 12 agosto si apriranno le porte delle scuole prefabbricate che sono state costruite a tempo di record nelle cittadine di Ocre, Fossa, Villa Sant’Angelo e San Demetrio ne’ Vestini: tre, quattro palcoscenici per edificio sui quali, per due ore, dalle 19 alle 21, verranno ripetuti più volte i concerti che vedranno impegnati gli studenti del Conservatorio Casella dell’Aquila, un nutrito gruppo di giovani musicisti provenienti da tutta Italia, ma anche concertisti affermati, primi fra tutti i componenti del Quartetto di Cremona e la stessa Luisa Prayer.«Al mio ascoltatore – racconta la pianista – proporrò le
Scene dal bosco di Schumann». Ma il pubblico potrà scegliere tra una gran quantità di partiture da Beethoven a Mozart, da Prokof’ev a Telemann. Per riscoprire «il piacere dell’ascolto in una dimensione tutta particolare dove l’emozione, che è poi la componente fondamentale dell’arte – spiega Prayer – torna al centro, dove il magnetismo dell’esecutore si può quasi toccare con mano, ma dove anche l’ascoltatore può rimandare sul palcoscenico le proprie sensazioni, può intessere un dialogo con chi suona in uno scambio che si può rivelare occasione di crescita reciproca».A Luisa Prayer l’idea è venuta ripensando ai suoi studi al Mozarteum di Salisburgo quando «insieme ai miei compagni venivo chiamata nelle case per fare, in verità per pochi soldi, musica dal vivo: un’esperienza che mi ha formato e che ora cerco di riproporre da noi sperando che contagi il più possibile altri operatori musicali perché in una situazione di crisi, dove la cultura è sempre più penalizzata, sono convinta che più che azioni rivendicative occorrano azioni dimostrative per far capire che la musica ha ancora qualcosa da dire».