Finalmente sono state sdoganate disabilità, malattia e sofferenza, ha detto qualcuno: soprattutto finalmente è stata sdoganata la
bellezza mandando in onda
Un matrimonio,
Braccialetti rossi e
Hotel 6 stelle. Finalmente abbiamo visto “racconti” attraverso i quali si è avuto «il coraggio di portare nelle case degli italiani la forza della vita e il mistero della morte, fatica e paura del dolore e leggerezza e sollievo del benessere», spiega
Marco Pentassuglia, coordinatore del Festival nazionale del teatro contro ogni barriera “Il Giullare” (a luglio alla sua sesta edizione), sul palco del quale si alternano ogni estate artisti italiani con varie disabilità. Sono stati «raccontati tanti valori – continua Pentassuglia, anche presidente della cooperativa Promozione sociale e solidarietà –, sebbene forse qualche volta accentuando troppo una filosofia favolistica», ed «è apprezzabile» avere mostrato anche «il ruolo di adulti fragili, che spesso si piegano alla forza travolgente e coinvolgente dei ragazzi malati».La (bella) sorpresa sembra essere un filo conduttore dei commenti: «Mi ha colpito la ricchezza di significati e messaggi educativi», come pure «far vedere uno spaccato di vita vera, che poco ha a che vedere con il livello delle proposte televisive attuali», sottolinea
Sergio Zini, coordinatore del Festival internazionale delle abilità differenti di Carpi (che dal 1999 ospita artisti con disabilità da ogni continente). Ad esempio il «senso di unità e amicizia tra ragazzi con storie e malattie diverse», che «insieme affrontano anche la morte» ed «è bello come non venga censurato il dolore, ma si mostri come proprio dentro quel dolore nascano frutti inaspettati». Poi c’è il realismo: «Non viene fatto fuori il male, la malattia, la sofferenza», aggiunge Zini, anche presidente della cooperativa sociale Il Nazareno.
Salvatore Regoli è musicista, ha un passato televisivo (a
Domenica In negli anni Novanta, ad esempio) e guida l’Associazione Juppiter, che nel Viterbese segue ragazzi down e con diverse disabilità: «La fragilità di questi ragazzi è un’espressione purissima di bellezza, che di questi tempi diventa un contributo al cambiamento di prospettiva della società». Il ragionamento di Regoli è immediato: «Se togliamo la bellezza al desiderio di avere e la riportiamo all’essere, ci si accorge come appartenga a ciascuno», ma come «in questi ragazzi venga fuori in modo assai più trasparente». Rimane un timore: «Speriamo che il successo di queste trasmissioni non finisca per portare questa bellezza nel commercio...».
Federica Capassi è mamma di Camilla Capponcini, che ha sedici anni e a dodici fu ricoverata al Bambin Gesù per una leucemia: «La forza che si danno i ragazzi di
Braccialetti rossi è la stessa che nasce in ospedale. La paura di morire esiste e si combatte sempre e insieme, vivendo una vita "normale" anche in corsia». Camilla, che oggi è volontaria al Bambin Gesù con gli adolescenti e continua ad essere amica con Ernesto, allora suo vicino di stanza: «Ci demmo coraggio a vicenda – racconta – e sempre a vicenda, come nella fiction, ognuno viveva esami e terapie».La sintesi conclusiva è di
Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore disabile: «Finalmente la tv colloca nella corrente principale del flusso dei programmi anche la realtà delle persone disabili» e facendolo «bene, direi persino con buon gusto». Insomma, «era ora. Speriamo nessuno si penta del coraggio. Ne valeva la pena». Non fosse perché «che sia un deficit fisico o dei sensi o che il problema riguardi la capacità di comunicare e di stabilire relazioni usando la mente, la disabilità è sempre stata presente nella realtà, ma quasi sempre nascosta, per pudore, paura, persino per ragioni estetiche».