Agorà

Verso il Meeting. La Terra Santa di Schmitt arriva a teatro

Angela Calvini martedì 21 maggio 2024

Il regista dello spettacolo Otello Cenci e Éric- Emmanuel Schmitt

Raccontare la Terra Santa è una sfida, soprattutto in questi drammatici giorni di guerra; raccontare il proprio incontro con Cristo a Gerusalemme altrettanto; portare a teatro il percorso di conversione dall’ateismo al cristianesimo di un grande scrittore come Eric-Emmanuel Schmitt è la sfida delle sfide. Ma tutto ciò non spaventa la Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato, Centro Teatrale Bresciano che hanno unito le forze per produrre uno spettacolo che ci porterà in un viaggio affascinante nella fede seguendo i passi del grande scrittore e drammaturgo francese.

Chi sei tu? La sfida di Gerusalemme è il dramma tratto dall’opera La sfida di Gerusalemme. Un viaggio in Terra santa di Éric-Emmanuel Schmitt, traduzione di Alberto Bracci Testasecca e pubblicato da Edizioni e/o e Libreria Editrice Vaticana che contiene anche una lettera di papa Francesco all’autore. L’idea di portare in scena il testo nasce da Lorenzo Fazzini, direttore editoriale di Libreria Editrice Vaticana, testo che è stato adattato per la scena da Emanuele Fant e Otello Cenci che ne cura la regia. A dare voce al viaggio di Schmitt sarà il popolare attore Ettore Bassi, musiche eseguite dal vivo da Mirna Kassis, Matteo Damele, Filippo Dionigi, Tomas Milner, con la partecipazione in video dello stesso Éric-Emmanuel Schmitt. Il lavoro debutterà a San Miniato (Pisa) il 19 luglio per restarvi fino al 24 luglio, spettacolo clou della 78ma edizione della Festa del Teatro; il 20 e 21 agosto sarà in scena al Teatro Galli di Rimini in occasione del Meeting e in autunno a Brescia e poi in tournée.

La proposta, arrivata direttamente dal Vaticano, allo scrittore era semplice e diretta: si chiedeva a Eric-Emmanuel Schmitt di fare un viaggio in Terra Santa e scrivere un diario. Lo scrittore francese ha accettato e ha trascorso un mese tra Betlemme, Nazareth, la Galilea, Gerusalemme, scrivendo un vero e proprio itinerario tra i dubbi della ragione e le aperture della fede che quei luoghi suscitano. Il risultato è questo libro avvincente che si tramuterà in teatro: dallo scetticismo iniziale a condividere la sua esperienza con un gruppo di pellegrini, alla scoperta della bellezza della comunità, dai paesaggi incontaminati del Lago di Tiberiade alla stravolgente percezione della presenza “fisica” di Cristo al Santo Sepolcro nel luogo del Golgota. «Un anno fa Lorenzo Fazzini mi ha inviato la lettura di questo testo spiega ad Avvenire il regista Otello Cenci -. Ho avuto la fortuna di incontrare Eric-Emmanuel Schmitt a settembre, gli ho proposto anche di portarlo in scena personalmente. Io sono innamorato di come scrive Schmitt, con un taglio serio ma ironico mette dentro il suo scetticismo e la sua formazione razionalista. Si approccia al tema religioso in modo ampio e largo cosa che può fare sentire tutti dentro.

Ad esempio il suo atteggiamento distante dagli altri che lo costringe alla fatica di convivere nel viaggio con altre persone, è molto umano e condivisibile». Cosa succederà in scena? «Ora la sua voce, a tratti ironica e disillusa, a tratti commossa e rivelatrice, di-venta narrazione in palcoscenico, conducendo lo spettatore in un viaggio fisico, pieno di incontri e accadimenti inaspettati, che si rivela presto un esigente percorso interiore. Betlemme, Nazareth e, soprattutto, Gerusalemme: la città della contraddizione, luogo che parla di coesistenza, ma anche di tensioni mai sopite – aggiunge il regista -. Con una riflessione non scontata, resa ancora più urgente dalla cronaca attuale, l’autore indaga la città dei tre monoteismi, cercando tra le sue vie piene di storia e di suggestioni una parola credibile di pace». La conversione al Santo Sepolcro sarà ricco di pathos. «Lui ha avuto il coraggio di raccontare questo avvenimento personale così toccante, la sua conversione al Santo Sepolcro. Il fatto coraggioso è stato di metterlo all’interno del libro – aggiunge il regista -. Lui aveva avuto una prima conversione negli anni Ottanta nel deserto algerino sulle tracce di Charles de Foucauld, ma era più mentale e teorica. Al Santo Sepolcro percepisce una presenza reale e, dopo un periodo combattuto, riesce ad accettare l’evento. Da questo momento la fede diventa qualcosa di carnale».

L'attore Ettore Bassi - H.Delia UFO/Saronno

La sfida di Cenci è quello di mettere in scena il testo in modo teatrale. «Vuole essere non un recital, ma qualcosa di cinematografico, in scena ci saranno Ettore Bassi e Schmitt con video che interpreta alcune parti del testo. Gli incontri e i luoghi, veri coprotagonisti della messa in scena, sono evocati con gli interventi musicali dal vivo, con le scene, con le immagini in proiezione» spiega. La Guerra fra Israele e Gaza rende il tema attuale e scottante. «Il tema è delicato, non solo politicamente, ma anche all’interno di ogni singola battuta è motivo di confronto, dato che in scena abbiamo una cantante siriana e due musicisti arabi – ammette Cenci -. Non c’è l’ambizione di sanare una lite che dura da decenni, o dire chi è nel giusto o nell’errore oggi, ma c’è la volontà di condividere quella testimonianza di Eric che è una ricchezza per chiunque nell’approcciare il tema della diversità, la lotta che esiste non solo in quel territorio. Come approcciarsi a chi è differente, questo è il tema». A dare volto e voce alla straordinaria vicenda dello scrittore è l’attore Ettore Bassi, popolare volto di tante fiction fra cui quella su san Francesco Chiara e Francesco e l’ultimo successo Io sono leggenda. «Mi sto preparando ascoltando lo spessore di quello che l’autore dice e leggendo con attenzione questo testo, cercare dove sono i punti focali e, attraverso quelli, dare profondità - ci spiega Bassi -. Il fatto che sia un autore così importante è un peso in meno, gli autori importanti rendono le cose più facili, perché loro entrano immediatamente nel senso delle cose».

Bassi è stato a Gerusalemme e si è ritrovato anche personalmente nelle parole dell’autore: «Ritrovo questo disorientamento iniziale, la mitologia che tutto noi assimiliamo quando siamo piccoli rispetto a quei luoghi, poi si sgretola davanti a ciò che materialmente ti si manifesta davanti agli occhi. Sono situazioni che vanno approfondite, quella città tira fuori i suoi tanti volti e si capisce il perché di tante cose. La cosa che più mi ha emozionato è come facciano quelle diverse religioni a convivere insieme senza esplodere, in realtà c’è rispetto per la diversità. Spero solo che quanto sta succedendo oggi non distrugga quanto è stato costruito». Certo, parlare di Gerusalemme comporta del coraggio in questo momento storico, «ma è il ruolo che ci compete, arrischiarsi a porsi su un palco per entrare nell’emozione delle persone è un rischio che corre chi deve avere la responsabilità di raccontare. E questo mi entusiasma. Ho una spiritualità vivace, rispetto alla religione sono uno spettatore attento, ma non mi appartiene un dogmatismo. Ma avendo anche io un interesse a diffondere delle idee e a far conoscere il mio pensiero delle cose, ho delle posizioni e scelgo di esprimerle».