Agorà

IDEE. La società «perfetta» che rinunciò a Dio

Lorenzo Fazzini venerdì 5 agosto 2011
Quali romanzieri legge un Papa? Ora abbiamo una risposta su un narratore amato da Benedetto XVI. E riguarda uno scrittore inglese, convertitosi al cattolicesimo e vissuto a cavallo tra Otto e Novecento. Era figlio dell’allora primate della Chiesa anglicana, cresciuto a pane, Bibbia e liturgia, senza che davvero il suo cuore bruciasse per l’Eterno: «Teoricamente accettavo il credo cristiano, ma esso non condizionava la mia volontà o le mie emozioni, se non per brevi periodi. Era una religione senza scintille di vera vitalità». Così scriveva nel 1906 Robert Hugh Benson nel suo Confessioni di un convertito (Gribaudi), resoconto autobiografico del suo cammino che da Canterbury l’ha condotto a Roma. E proprio di Benson le Edizioni Fede&Cultura pubblicano ora una nuova traduzione del suo capolavoro letterario, Il Padrone del mondo (p. 360, euro 14) dopo quello editato nel 2010, L’alba di tutto, testo che narrativamente ne costituisce il seguito. Ma che c’entra papa Ratzinger con Benson? Lo spiega monsignor Luigi Negri nella prefazione al Padrone: «Parlando con il Santo Padre ho avuto la confidenza che anche per Lui la lettura de Il Padrone del mondo, nella prima edizione tedesca, fu un fatto di grande importanza». Insomma, Ratzinger rimase affascinato dalla narrativa di Benson. Il quale, ante litteram, ha dato voce romanzesca ad uno dei centri nevralgici del pensiero di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI: «Non siamo forse noi, popolo di Dio diventati in gran parte un popolo dell’incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l’Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo?». Così il pontefice parlò, il Giovedì santo scorso, nell’omelia della messa crismale. Un’apostasia silenziosa che l’Occidente, un tempo culla della cristianità, compie nel romanzo di Benson. Cuore di ciò è la Londra dell’autore, dove si abbraccia il credo dell’Umanitarismo e si propaga l’abiura del credo cristiano. In questo «movimento nuovo» prestano la loro opera pietosi «ministri dell’eutanasia» in «favore» degli ammalati; non esistono più le sacre nozze, ma «il matrimonio a scadenza»; ci si attiene a un «nuovo vangelo»: «Non c’è Iddio, ma l’uomo, non il sacerdote, ma il deputato, non il profeta, ma il pedagogo». Solo Roma resiste fedele al cattolicesimo: il Papa e un pugno di cardinali trovano poi rifugio laddove la cristianità è nata, a Nazareth, dove attendere la Fine. Questa nuova religione vanta il suo messia, tal Giuliano Felsemburgh, autore della pace fra Oriente e Occidente che preannuncia nuovi tempi di pace per l’umanità. Verso il quale il popolo ormai – ma questa è una costante di ogni ateismo: ricreare il simulacro di una religione sulle ceneri di quella "defunta" – prova sentimenti religiosi: «Aveva riferito piccole scene di cui era stato testimone oculare: un gruppo di persone inginocchiate davanti ad un ritratto di Felsenburgh, un morente che invocava il suo nome». Nel romanzo si muovono poi altri personaggi: la coppia Oliviero e Mabel Brand, grandi sostenitori del nuovo credo; padre Francis, cattolicissimo prete inglese poi elevato al rango cardinalizio, e un pontefice… di nome Benedetto XVI! E tra il personaggio romanzato e il papa attuale non mancano altri accostamenti: se Ratzinger ha intravisto nelle «minoranze creative» la possibilità di tener desto il cristianesimo anche nell’era post-moderna, il personaggio bensoniano inventa un ente religioso (cui si mette a capo) per una testimonianza, disarmata e totale, della fede. Si chiama «Nuovo Ordine del Cristo Crocifisso». L’ispirazione è di padre Francis, il quale ne consiglia l’istituzione al papa appunto con questa motivazione: «Un fondatore nudus sequens Christum nudum… sì, dei franchi tiratori, preti, vescovi, laici e donne». «Minoranze creative» e «franchi tiratori» della fede: non si potrebbe pensare una consonanza più spiccata! Ma c’è dell’altro sul binario Benson-Ratzinger. Esempio, il mondo senza Dio. Come quello presentato dall’“umanitaria” Mabel alla madre morente, che prima della fine aveva chiesto l’eucaristia: «Mamma, non capisce che tutto quello che Gesù Cristo ha promesso, si è avverato, sebbene in un altro senso. Mi diceva di volere il perdono dei peccati; ebbene, eccolo il perdono: noi lo abbiamo tutti, perché nulla esiste come peccato, vi è solamente l’azione criminosa. Voleva poi la Comunione, credendo di farsi con questa partecipe di Dio medesimo. Ebbene, noi tutti partecipiamo di Dio, per ciò stesso che siamo essere umani! Non vede che il Cristianesimo è semplicemente un modo di esprimere tutte queste cose? Posso concederle che fosse l’unico, una volta; ma adesso è già superato da un altro assai migliore». Nel libro-intervista Luce del mondo Benedetto XVI affermava: «La cosa importante, oggi, è che si veda di nuovo che Dio c’è, che Dio ci riguarda e ci risponde. E che, al contrario, quando viene a mancare, tutto può essere razionale quanto si vuole, ma l’uomo perde la sua dignità e la sua specifica umanità; e così crolla l’essenziale». Il quale per Benson è cosa semplice: «La vera pace non riguarda solo le relazioni degli uomini fra loro, ma principalmente quelle che intercedono tra gli uomini e il loro Creatore».