L'appello. La responsabilità degli artisti al tempo della pandemia
Credo che di fronte ai problemi che investono oggi come nubi minacciose il nostro pianeta gli artisti non possano restare insensibili. Credo che sia urgente una loro maggiore presenza, una loro testimonianza. Ciò che contraddistingue la vocazione artistica, prima di ogni altra cosa, è la libertà dell’espressione, riguardo allo stile, ai mezzi, ai contenuti della propria opera. Ma tale libertà si lega alla verità d’essere uomini, di essere nel mondo e guardare alla vita con la propria identità, col proprio sguardo, con la propria sensibilità, con la propria cultura, col proprio credo, con la propria civiltà. Molti sono i temi della vita odierna che preoccupano, da quello dell’ambiente, certamente tra i più urgenti, e dei conseguenti inquinamenti di varia natura, a quello delle disparità economiche e sociali e civili, tra popoli e popoli, a quelli connessi con la riduzione progressiva delle risorse nel nostro pianeta, a quello, recente, e drammatico, della pandemia. Ora le arti (dalle arti visive alla musica, alla poesia, al teatro, al cinema, alla danza, alle arti tutte) sono la testimonianza di una meravigliosa capacità dell’uomo di esprimersi e comunicare. Fin dalla preistoria hanno segnato, nei più diversi modi e contesti e nei più concreti utilizzi, il cammino dell’uomo verso la partecipazione e l’interiorità. Nel segno della comune umanità, le arti possono essere un’occasione straordinaria di incontro e di dialogo, al di là delle differenze e delle distanze culturali, sociali, ideologiche, perché di fronte alle opere l’uomo si scopre simile agli altri uomini, condividendo emozioni, idee, immaginazioni, sogni.
L’artista è colui che col suo linguaggio è capace di trasfigurare la vita, pur restando ancorato ad essa. Egli, in una sola volta, può interpretare nell’opera la propria storia e quella altrui, unendo ciò che vede con ciò che sente. Un artista, ad esempio, che sappia interpretare i temi dell’ambiente nella sua opera può comunicare con il cuore degli uomini e non solo mediante argomentazioni più o meno ragionevoli e convincenti, ma con la forza di un linguaggio che fa presa sulla persona nella sua integrità, entrando nel pieno della sua esistenza. Un film che documenti gli orrori della guerra può impressionare lo spettatore in modo indelebile, fargli provare il disgusto della violenza e della sopraffazione. Durante il lock down ci hanno commosso gli appuntamenti di tanti artisti che si sono esibiti in sintonia dalle finestre, dai balconi, dalle terrazze, dai cortili. Sono stati momenti di grande intensità umana, che hanno legato nel segno della speranza milioni di persone oppresse dal sentimento della paura e costrette da un innaturale, sia pur necessario, distanziamento. Il mondo ha oggi bisogno più che mai di arte, ha bisogno degli artisti per non cadere nello sconforto, per tenere alta la fiducia nell’uomo. Di qui l’appello agli artisti a farsi carico di questa responsabilità. Non si tratta tanto di assumere temi, argomentazioni, problematiche a soggetto della loro opera. Si tratta soprattutto di formare la sensibilità e lo sguardo, di far sì che quei temi, quelle argomentazioni vivano nel loro profondo, di tenerli presente come ambiti di una necessaria e personale crescita umana e artistica. Agli artisti più che mai oggi si chiede di dare voci, immagini, suoni alle nostre speranze e ai nostri sogni, di essere protagonisti del futuro della nostra vita e della nostra storia.