Agorà

La storia. L'oro di Alice, una promessa per il suo papà

Mario Nicoliello lunedì 5 agosto 2024

Alice D'Amato, nuova campionessa olimpica alla trave

C’è un angelo biondo in lacrime sul gradino più alto dell’arena di Bercy, mentre l’altoparlante diffonde l’Inno di Mameli. Alice D’Amato si impone alla trave e riscrive la storia della ginnastica artistica tricolore. L’aveva promessa al padre in punto di morte e ha rispettato la parola mantenendo l’equilibrio sull’asse scivolosa. Voleva ardentemente dedicarla alla sorella gemella, collega d’arte ma qui assente perché infortunata, e ce l’ha fatta mantenendo la freddezza della campionessa alla quattordicesima fatica parigina. Si era già rivestita d’argento nella prova a squadre, era stata quarta a un decimo dal bronzo nel concorso generale individuale e quinta domenica alle parallele asimmetriche, la sua specialità d’elezione. Ha scovato la porta del paradiso sull’attrezzo più ostico, appena dieci centimetri di larghezza sui quali effettuare salti e piroette. Lei impeccabile, le altre difettose. Su otto finaliste, quattro sono cadute, tra cui anche sua maestà Simone Biles. Dopo essersi messa al collo tre ori, la regina della ginnastica artistica si dimostra umana e lascia le luci della ribalta alla ventunenne genovese. In prima elementare il suo maestro di educazione motoria l’aveva fatta salire sull’asse di equilibrio. Lei e la gemella Asia avevano allargato le braccia e capito che quel pezzo di legno avrebbe potuto regalare loro la gloria.

Un percorso comune per entrambe, prima nella Società Ginnastica Andrea Doria di Genova, città dove sono nate, poi l’approdo all’Accademia Nazionale di Brescia. Alice aveva dodici anni quando ha lasciato la famiglia per inseguire un sogno. Ha sacrificato l’adolescenza, ma a Parigi ha ricevuto una sonante ricompensa. Eppure non è stato facile, perché gli infortuni le hanno minato la carriera, dolori al ginocchio e alla caviglia che ne hanno limitato il rendimento. Che fosse una predestinata lo si è capito ai Mondiali di Stoccarda 2019 quando, insieme alle compagne, riportò l’Italia sul podio iridato a squadre dopo 69 anni. Campionessa d’Europa con la Nazionale a Monaco nel 2022, alle parallele asimmetriche ad Antalya nel 2023 e sempre alle parallele e con la squadra a Rimini tre mesi fa. In quella rassegna la sorella Asia ha dovuto alzare bandiera bianca per infortunio, a quel punto Alice ha capito che a Parigi le promesse da mantenere sarebbero state due.

Nell’ultimo giorno della sua Olimpiade ha scombussolato i pronostici, facendo splendidamente ciò che le rivali hanno sbagliato, mettendosi l’oro al collo col punteggio di 14.366, precedendo la cinese Zhou e l’altra azzurra Manila Esposito, napoletana di nascita, cresciuta a Civitavecchia e da due anni di casa a Brescia, dove le mura del PalAlgeco sono diventate l’architrave di un’avventura magica. Mai prima di D’Amato un’azzurra aveva vinto ai Giochi nella ginnastica, Alice è quindi la pioniera nella caccia all’oro. Una gemma pescata su un pezzo di legno, sul quale tanti scolari cercano di mantenere l’equilibrio, senza mettere il piede a terra. Il trionfo di D’Amato ispirerà le bambine desiderose di diventare le ginnaste di domani, intanto Alice ha trovato il suo paese delle meraviglie: “Se dovessi tornare indietro rifarei tutti i sacrifici, perché quest’oro ha ripagato tutto”.