SHOAH. Ilse Weber, la poesia e la lettera
LA LETTERA1938: potrò ancora continuare a credere in Dio?Carissima Lilian,(…) quanto ci deve temere Hitler, se ci perseguita così! Fino a oggi ho creduto in Dio, ma se non darà in breve tempo la dimostrazione della sua esistenza, non potrò più crederci.Questa persecuzione degli ebrei è disumana. Che cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo andare? Amo la mia patria con un fervore quasi doloroso, sono cecoslovacca fino al midollo, non sono peggiore di quelli che dipingono noi ebrei come inferiori, cattivi e degenerati, no, al contrario, io sono migliore, lo dico senza falsa modestia, so chi e cosa sono!Lilian, non penso ancora a una brutta fine per noi, no, spero e desidero ardentemente che presto tutto volga al meglio, ma tu e Gre, voi siete la speranza per i miei figli che, se non arriverà in tempo l’aiuto da nessuno, non devono essere calpestati e umiliati. Allora voi due mi aiuterete, vero?Penso che non m’importi più molto di me e Willi. Dobbiamo fare tutto il possibile per far andare i bambini all’estero.E perciò prendo sul serio il tuo invito – detto forse solo di sfuggita – a mandare Hanuš con Felix da te. (…)Tua Ilse28 marzo 1938
Le pecore lanute bianche e gialle trottano lungo la strada.Due pastorelle seguono il gregge, nel crepuscolo suona il loro canto.