Sport invernali. Curling: la Nazionale italiana è in cima al ranking mondiale
La Nazionale italiana di curling che nel 2023 ha vinto tre prove consecutive del Grande Slam
C’è un team azzurro al primo posto nel ranking mondiale, ma nessuno se n’è accorto. C’è un quartetto tricolore capace di vincere tre prove consecutive del Grande Slam, eppure tutto è passato sotto traccia. In questo clima festivo, in cui si celebrano i successi dell’anno, ci piace riportare a galla l’impresa dei ragazzi del curling, che tra ottobre e dicembre hanno trionfato in Canada nel Tour Challenge alle cascate del Niagara, nel National in Nuova Scozia e nel Masters in Saskatchewan. I primi tre Slam dell’anno hanno il marchio azzurro, impresa eccezionale compiuta dallo skip Joel Retornaz, dal lead Mattia Giovanella, dal second Sebastiano Arman e dal third Amos Mosaner. Quest’ultimo in compagnia di Stefania Constantini aveva conquistato il titolo olimpico nel doppio misto a Pechino, accendendo i riflettori sullo sport delle pietre che scivolano su una lastra di ghiaccio, dove i giocatori indossano scarpe come ferri da stiro e utilizzano una scopa per riscaldare il manto e far scivolare meglio i sassi, simili a pentole a pressione. Uno sport di nicchia, che però sulla scia del trionfo a cinque cerchi in terra cinese si è aperto al professionismo, tanto che oggi i quattro alfieri del Team Retornaz sono tutti in corpi militari. Tre sono anche arruolati, quindi percepiscono un regolare stipendio e fanno curling a tempo pieno, mentre il capitano del team, il più esperto e maturo, è semplicemente un tesserato per le Fiamme Oro: «Non ho uno stipendio dal corpo militare, perché ho un’attività nel settore immobiliare a Lugano, quindi ho preferito continuare la mia carriera imprenditoriale», racconta il quarantenne Retornaz, nato a Ginevra da padre svizzero e mamma trentina, trasferitosi a quattro anni e mezzo a Cembra e rimasto nella mecca italiana del curling fino al 2016, quando ha deciso di vivere nel Canton Ticino. Nessuno meglio di lui può raccontare l’evoluzione della disciplina in Italia. «Quando ho disputato la mia prima Olimpiade a Torino nel 2006 eravamo dei perfetti sconosciuti. Sulla scia del buon riscontro che ebbero le gare di Pinerolo, l’interesse crebbe, ma non si riuscì a fare attecchire une disciplina che non faceva parte della cultura italiana». L’essere un popolo di calciofili impedisce l’interesse della base, ma a frenare l’espansione è anche l’assenza di impianti: «Per fare curling occorre una pista dedicata, in Italia una rarità e per lo più concentrate al Nord. Da qui il circolo vizioso, perché se mancano le strutture, mancano anche i tesserati». Ai Giochi del 2026 il curling si disputerà a Cortina, dentro il vecchio stadio olimpico eretto nel 1956: «Serviranno lavori di ampliamento, ma l’impianto sarà certamente pronto, non siamo preoccupati, come invece gli altri atleti del ghiaccio». A livello personale quelli di Milano-Cortina potrebbero essere i quarti Giochi per Retornaz, già presente anche a Pyeongchang e Pechino: «Più che la quarta edizione mi fa specie riuscire a farli per la seconda volta in casa dopo vent’anni, impresa che a memoria potremmo compiere solo io e Arianna Fontana». Una cosa è certa: se finora per la Nazionale italiana l’importante era partecipare ai Giochi, adesso le ambizioni cambiano: «Non faremo più la comparsa, ma potremo dire la nostra. In sette stagioni siamo passati dall’essere i 155esimi al mondo fino alla vetta del ranking. E lo abbiamo fatto semplicemente acquisendo consapevolezza e non partendo battuti». Quattro ragazzi che muovendo da un paesello di meno di duemila anime in Val di Cembra hanno scalato il mondo, senza farsi impressionare al cospetto dei blasonatissimi team canadesi. «Il Grande Slam è composto da cinque tornei a inviti ai quali partecipano i migliori sedici team del globo. Si tratta di club privati e non di nazioni, ma ovviamente il nostro è il quartetto della Nazionale. Abbiamo esordito nell’aprile 2022 e alla quarta apparizione, nel dicembre 2022, abbiamo vinto per la prima volta il Masters, dimostrando di aver meritato la partecipazione». Il montepremi dei tornei si aggira intorno ai 30mila dollari canadesi (20mila euro), quindi cifre non paragonabili agli Slam del tennis o del golf. Non si diventa ricchi, ma si acquistano prestigio e considerazione. «Le ultime due tappe del circuito saranno il Canadian Open in Alberta in gennaio e il Players’ Championship a Toronto in aprile, dopo che in Svizzera ci saranno stati i Mondiali. Ormai abbiamo trovato la quadra e l’attuale è la squadra più forte con la quale ho mai giocato ». La magia del gruppo ha fatto centro.