Dite la verità, il dubbio almeno una volta è venuto anche a voi. Tra le domande che da sempre accompagnano il Festival della canzone italiana, una delle più spinose riguarda il nome della città, bellissima e fioritissima, che lo ospita. Se cioè Sanremo vada scritto tutto attaccato (come da cartello stradale) o diviso in due: San Remo, a declamare una santità, che almeno formalmente non esiste. O meglio, sicuramente nel cielo di Dio un uomo chiamato così ci sarà, ma nell’elenco ufficiale dei canonizzati dalla Chiesa cattolica non si trova. Anzi, beffa delle beffe, Remo in realtà sarebbe Romolo a confermare una tradizione, la storia di Roma insegna, che li vuole insieme, gemellati anche dalla religione. Remo infatti sarebbe una derivazione da Roemu, contrazione dialettale del nome Romolo, vescovo di Genova vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo trovando la morte a Villa Matutiae, antico nome di Sanremo, località di cui oggi è patrono. Ma il dubbio riguarda anche la sua biografia, se cioè sia lo stesso Romolo morto da eremita alle pendici del monte Bignone. A proposito: e se San Remo derivasse da “Sanctum Heremum” diventato poi “Santo Eremo”? Nel dubbio San Romolo esiste, è una frazione di Sanremo (tutto attaccato).A ogni buon conto, per vincere le perplessità sul fatto che Romolo fosse uno, o forse due, gli abitanti della città dei fiori hanno provato anche formalmente a laicizzarne il nome. Perché anticamente, come attesta la storia locale, San Remo si scriveva prevalentemente in modo diviso, così come domandò formalmente anche l’Istat sul finire degli anni Venti del 1900 e poi nel 1938 incontrando la resistenza dell’amministrazione comunale, a cominciare dal podestà locale che tuttavia, nel 1940, decise di adeguarsi all’input centrale disponendo che negli stampati il nome venisse scritto diviso. La Seconda guerra mondiale congelò il problema per cui, finito il conflitto, se negli atti ufficiali la località si chiamava San Remo la gente del posto, e così anche le indicazioni stradali, preferiva la forma “unita”. Un gesto di disobbedienza toponomastica, che alla lunga avrebbe vinto, ma per sancirne il successo si sarebbe dovuto attendere il 2002 e l’approvazione dello statuto del comune. Inutile dire che allora non mancarono le resistenze, così come succede tutt’oggi, visto che sui giornali sportivi d’Oltralpe i dispettosi francesi continuano a chiamare la classicissima del ciclismo Milano-San Remo, rispolverando il nome di un santo che, come detto, non c’è.Ma le sorprese “storiche” riguardanti Sanremo non finiscono qui, con la città cresciuta per abitanti e fama fino a surclassare numericamente la sede della provincia: Imperia, 52mila persone contro 42mila. E chissà che anche in questo caso non conti la religione, visto che in Italia i nomi dei santi accompagnano più che altro i piccoli centri, a differenza degli Usa dove troviamo San Francisco o la Spagna con San Sebastian. A consolare i sanremesi, però, bastano e avanzano la riviera fiorita, il clima delizioso e, soprattutto il festival, che inizia oggi. A suo modo una rivincita anche religiosa nel nome della famosa espressione di sant’Agostino: «Chi canta prega due volte» che peraltro il vescovo di Ippona non avrebbe mai pronunciato, dicendo invece: «Cantare è proprio di chi ama». Ma sul punto non è annunciata nessuna battaglia, né legale né esegetica, perché l’amore deve unire e non dividere. E così la musica, i fiori. Le canzoni.