Nell’anno più difficile per il mondo del cinema, ostaggio di una pandemia che ha bloccato i set e chiuso le sale, l’Italia arriva sul podio della 77ª Mostra del Cinema di Venezia grazie a
Pierfrancesco Favino, che vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile in Padrenostro di Claudio Noce, in uscita il 24 settembre con Vision. L’attore, che quattordici mesi fa aveva esordito a Cannes con
Il traditore di Marco Bellocchio conquistando l’ammirazione della critica e del pubblico internazionale e il suo primo David di Donatello come protagonista, che ha recentemente conquistato il Nastro d’Argento per la sua straordinaria performance in
Hammamet di Gianni Amelio, dove si è trasformato in Bettino Craxi, veste questa volta i panni del vicequestore Alfonso Noce che a Roma nel 1976 subì un attentato da parte dei NAP (Nuclei Armati Proletari), in cui uno dei terroristi restò ucciso. Nel film, che ruota intorno al trauma subito dal figlioletto, l’attore interpreta un padre abituato a nascondere paure e fragilità per il bene della famiglia, ma costretto a fare improvvisamente i conti con la propria vulnerabilità. Il regista ha condiviso il premio con Claudio Noce, che si è fidato prima dell’uomo che dell’attore, con i produttori, gli attori e i distributori. E commosso ha dedicato il premio al brillare di milioni di occhi nel buio delle sale.La ricerca del senso più profondo della vita, la necessità di un sogno slegato dai beni materiali, la voglia di libertà e la dolorosa elaborazione di un lutto hanno conquistato
la giuria del Festival di Venezia, presieduta da Cate Blanchett, che ha assegnato il Leone d’oro della 77ª edizione della Mostra, una “Mostra delle donne”, a Nomadland della regista cinese Chloé Zhao, con la bravissima Frances McDorman nei panni di vedova che sceglie una “vita mobile” a bordo del suo van. “Ci vediamo sulla strada!” hanno detto regista e interprete in collegamento da Pasadina.
Un premio annunciato per un film (distribuito in Italia da Disney) che proprio dal Lido comincerà la sua corsa agli Oscar e che suggella l’attenzione del Festival di quest’anno a temi cruciali come il dolore che attraversa il mondo, le ferite degli ultimi della terra, l’urgenza di ascoltare chi denuncia abusi contro il pianeta e l’umanità. Lo strazio personale di una madre che perde la propria bambina a pochi minuti dalla sua nascita è invece al centro del dramma
Pieces of a Woman interpretato da Vanessa Kirby (che si è fatta conoscere dal grande pubblico grazie alla serie
The Crown), migliore attrice in un festival ricchissimo di straordinari ruoli femminili (la stessa attrice è protagonista anche di
The World to Come di Mona Fastvold, in competizione). L’attrice ha dedicato il premio alle madri e ai padri che hanno perso i loro figli e che sono rimasti intrappolati nel loro dolore, come il regista e la sceneggiatrice del film.
Il Leone d’argento Gran Premio della Giuria va invece al messicano Nuevo Orden di Michel Franco che racconta un distopico presente per denunciare le diseguaglianze sociali del proprio Paese e mettere in guardia contro un possibile caos fuori controllo, mentre il giapponese Kiyoshi Kurosawa, per la prima volta in competizione a Venezia, è il miglior regista per
Wife of a Spy, storia di una coppia che alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale trama per denunciare al mondo intero la crudeltà degli esperimenti scientifici condotti in Manchuria ai danni dei cittadini cinesi. I crimini della Storia è al centro anche del film vincitore del Premio Speciale della Giuria,
Cari compagni del Andrei Konchalovsky che rievoca in un classico ed elegante bianco e nero il massacro di civili durante uno sciopero in una fabbrica di Novocherkassk nel giugno del 1962 e che ha ringraziato la Mostra per il suo coraggio.
La migliore sceneggiatura è quella del film The Disciple dell’indiano Chaitanya Tamhane, su un cantante di musica classica che, animato da una grande passione deve però fare i conti con la consapevolezza di non avere un talento adeguato alle proprie ambizioni.
Il Premio Marcello Mastroianni destinato a un giovane emergente è per Rouhollah Zamani, interprete di
Sun Children, il film denuncia di Majid Majidi su un gruppo di bambini di strada di Teheran che per sostenere la propria famiglia sono costretti a lavorare rinunciando alla propria infanzia.
All’Iran va anche il premio per il miglior film della sezione Orizzonti, Westland di Ahmad Bahrami sulle macerie morali di operai schiavi di una fabbrica di mattoni, mentre il miglior regista è il filippino Lav Diaz per il suo
Genus Pan. Il Premio Speciale della Giuria (presieduta da Claire Denis e di cui fa parte anche la nostra Francesca Comencini) è invece per lo straziante
Listen della emozionatissima regista portoghese Ana Rocha de Sousa, coraggioso atto d’accusa contro i servizi sociali inglesi che invece di sostenere le famiglie in difficoltà economiche strappano loro i figli per darli in adozione forzata a famiglie pagate per occuparsi dei bambini più sfortunati. Il film, che ha profondamente commosso il pubblico dei festivalieri, ha vinto anche il Leone del Futuro per la migliore opera prima, assegnato da una giuria presieduta da Claudio Giovannesi. La migliore sceneggiatura di Orizzonti è quella de
I predatori, opera prima del giovane Pietro Castellitto che ha dedicato il premio a chi non la pensa come lui, mentre i migliori attori di questa sezione che nel corso degli anni sta guadagnando sempre più l’attenzione del pubblico sono Yahya Mahayani per
The Man Who Sold His Skin del turco Kaouther Ben Hania, una provocatoria riflessione sul ruolo dell’arte, e Khansa Batma, protagonista del sorprendente
Zanka Contact del marocchino Ismaël El Iraki.