Tra te e il cielo non c’è più nulla, se non una piccola figura dorata lassù, scolpita dagli ultimi raggi del sole. Attorno, una foresta di pietra. E il rumore della città sempre più lontano. Poi le viole e i violoncelli intonano una melodia dolce, avvolgente. Che si sviluppa e cresce fino a coinvolgere tutta l’orchestra. L’autore di quelle note, destinate a diventare una partitura di centosessanta pagine, è Maurizio Fabrizio. Il luogo le terrazze del Duomo di Milano, ai piedi della Madonnina. Il quando deve ancora venire. Perché
EveryMan «
morality play» per strumenti, cantanti pop (interpretate da Angelo Branduardi, Mango e Laura Valente), due voci recitanti, un coro da camera e voci dal pubblico, sarà eseguito in prima assoluta dopodomani, per essere replicato venerdì e domenica. Proprio in favore del restauro di quella statua che da oltre 230 anni brilla nel cielo lombardo e della grande guglia che la sostiene.
EveryMan, che apre la stagione 2010 di Vivilduomo, cartellone di grandi eventi a sostegno dell’opera della Veneranda Fabbrica della cattedrale milanese, è la composizione più ambiziosa scritto da Maurizio Fabrizio, l’autore di un capolavoro del pop come
Almeno tu nell’universo. «Ma la mia formazione è classica e la musica colta è il mio primo amore e il mio sogno. E poterlo esaudire in questo luogo è un’esperienza che lascia senza parole». Per Fabrizio il Duomo non è un luogo qualunque: «Non solo perché per un milanese trapiantato a Roma è un ritorno a casa. Ma perché per me credente è simbolo di una realtà che ci sovrasta e ci contiene. Fare musica sul Duomo è come suonare sul tetto del Paradiso».Fabrizio ha scritto oltre seicento canzoni, molte delle quali per Branduardi, Gianna Nannini, Ornella Vanoni, Eros Ramazzotti, Renato Zero. I suoi brani hanno vinto due volte Sanremo. «Ma nelle canzoni pop non sono mai riuscito a esprimere la dimensione della fede. Qui finalmente mi sono sentito per la prima volta libero di raccontare davvero me stesso. E così è stato per la musica, dove ho seguito semplicemente la libertà della mia ispirazione. Anche per questo ho scelto di strutturarlo come un antico
morality play, un genere di teatro medievale dalla forma molto libera». E di quei drammi
EveryMan riprende anche il contenuto: «Racconta la storia di "ogni uomo" e della paura di fronte alla morte. Il tema filosofico è però rischiarato dalla religione. Il protagonista infatti accetta la morte affidandosi alle braccia salvifiche di un Dio d’amore». Temi sempre attuali per una forma antica interpretata in chiave moderna. «Anche per questo ho scelto di combinare uno stile classico con una vocalità "contemporanea" come quella pop». I testi, curati dal musicologo Walter Tortoreto, combinano Erasmo da Rotterdam e George Byron, Lucrezo ed Edith Stein. «È la storia di ognuno di noi, sospeso tra buio e luce. Sarà la storia anche della mia musica, martedì, là sulle terrazze, chiamata a vibrare nella notte tra la terra e il cielo».