Atletica. La medaglia al collo di Vallortigara per volare anche in Europa
Elena Vallortigara, 30 anni, medaglia di bronzo nel salto in alto agli ultimi Mondiali di atletica
L’arena sorge dentro un parco alberato, al confine tra Chorzov e Katowice, così per evitare problemi è stata battezzata usando il nome della regione, Slesia. Nel lembo meridionale della Polonia, quasi al confine con la Repubblica Ceca, si rimette in moto il circuito della Diamond League, che incastrerà due tappe - Slesia e Montecarlo - tra Mondiali e Europei. Il disegno originario prevedeva tre riunioni tra Eugene e Monaco di Baviera, ma le due prove cinesi di Shanghai e Shenzen sono state cancellate causa Covid. Così per prima volta nella storia la Polonia fa capolino nel massimo circuito mondiale dei meeting di un giorno.
Il teatro è tutt’altro che secondario, visto che lo Stadion Slaski - dove a calcio giocano tra gli altri il Ruch Chorzov e il Gks Katowice ha già ospitato nel 2021, con ottimi risultati, i Mondiali di staffette e i Campionati Europei a squadre. In chiave azzurra la nona puntata stagionale della corsa al diamante sarà la prima fatica post-iridata dell’unica donna d’Italia medagliata in terra d’Oregon, la vicentina di Schio Elena Vallortigara.
Così se sabato pomeriggio dalle 16 alle 18 con diretta sia su RaiSport sia su Sky Sport le attenzioni globali saranno tutte sul fenomeno del salto con l’asta Armand Duplantis, capace a Eugene di stabilire il suo quinto primato del mondo salendo a quota 6.21, i riflettori del pubblico nostrano saranno invece puntati sulla pedana dell’alto, per rivedere in azione il bronzo di Hayward Field.
«Al rientro dall’America sono stata a casa dai miei genitori. Avevo bisogno di andare da loro, per staccare qualche giorno. Se non ho mollato mai, anche quando gli infor- tuni mi tormentavano, lo devo alla mia famiglia. Dopo una breve pausa mi sono rimessa a lavorare, perché il Mondiale era soltanto un obiettivo, per fortuna raggiunto, di questa stagione. Ce ne sono ancora altri, altrettanto importanti, quindi spero di cavalcare l’onda positiva», racconta la trentenne dei Carabinieri, che in Polonia ritroverà l’ucraina, vicecampionessa mondiale, Yaroslava Mahuchikh.
«Sarà la mia quinta presenza dell’anno in Diamond League (aveva già risposto presente a Eugene, Rabat, Parigi e Stoccolma, ndr), ma finora non ho mai fatto meglio di 1.90. Presentarmi in pedana con la medaglia mondiale al collo può essere lo sprone per attaccare i due metri». Proprio a quei famosi duecento centimetri, o come recitava il display di Eugene “sei piedi e undici pollici”, la Vallortigara ha acciuffato il bronzo mondiale ai danni dell’altra ucraina Iryna Gerashchenko (rimasta fuori dal podio poiché aldilà dei 2.00 oltre il primo tentativo), presente in Slesia al pari di Yuliya Levchenko e dell’uzbeka Safina Sadullayeva.
In Diamond League, a Londra nel 2018, la saltatrice allenata a Siena da Stefano Giardi stabilì il personale con 2.02. Ci sono voluti quattro anni per tornare a frantumare il muro dei 2 metri. «Devo ringraziare il mio allenatore perché ha saputo programmare a puntino la stagione, muovendo da tutta l’esperienza accumulata nei sei anni che lavoriamo insieme». Nel discorso di Elena ci sono due parole che riecheggiano: team e esperienza.
Il suo bronzo iridato è frutto infatti di un lavoro di squadra: «Se potessi, dividerei la medaglia in pezzi per dare un piccolo ricordo a coloro che mi hanno seguito facendomi arrivare sana all’appuntamento clou dell’anno. Vorrei cominciare con l’ultima persona che si è aggregata al gruppo, il dottor Andrea Causarano di Siena, che mi è stato consigliato dal mio osteopata Valacchi. L’ho visto molto di frequente in questi mesi e mi ha aiutato a risolvere in brevissimo tempo tanti problemi, compreso quello al bicipite femorale che non mi lasciava in pace. Poi vorrei ringraziare la mia agopuntrice Cecilia Lucenti, il fisioterapista Alberto Donati e la psicologa Cristiana Conti. Ognuno ha giocato il suo ruolo».
Da Eugene riparte una nuova Elena, rigenerata nel corpo e nello spirito. «Fisicamente sto finalmente bene, dopo che in passato ero arrivata agli appuntamenti internazionali sempre con difficoltà che non mi avevano consentito di esprimermi. Ho percepito di avere sulle spalle un grosso bagaglio di esperienza negativa, dal quale però ho tratto aiuto per uscire dal tunnel. Col tempo tutte le cicatrici si sono chiuse, perché sono riuscita a trovare aspetti positivi anche nelle negatività».
Dopo la Polonia, la Germania, con l’Europeo bavarese: qualificazione venerdì 19 agosto, finale domenica 21. «Se starò bene, nulla è impossibile. La Mahuchikh era battibile anche al Mondiale. È un atleta fortissima, costante ad alto livello. A me quello che manca è frequentare spesso le alte quote, in carriera ho superato i due metri solo due volte, ma le finali si vincono sul momento. Bisogna farsi trovare pronte quando serve».