«Dovere di un magistrato non è solo contrastare la criminalità organizzata ma anche informare su cosa siano le mafie e su cosa si faccia per combatterle. Il silenzio, la perdita della memoria fanno il gioco delle mafie. Come diceva don Peppe Diana che è un martire perché ha testimoniato fino in fondo i valori della legalità, della libertà, del rispetto della vita. Era una persona che non taceva, la camorra ha provato a farlo tacere ma non ci sono riusciti». Così il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, spiega la sua partecipazione, come guida e commento, al programma Diario civile di Rai Educational, in onda da questa sera alla 21.15 su Rai Storia. Dieci puntate, a cura di Alessandra Chiappetta e con la regia di Graziano Conversano, ogni mercoledì, raccogliendo il testimone del suo predecessore alla procura, Pietro Grasso, oggi presidente del Senato che, come ha ricordato il direttore di Rai Educational, Silvia Calandrelli, in occasione del ventennale della strage di Capaci venne invitato a condurre Lezioni di mafia da un’idea di Giovanni Falcone, che «riteneva il ruolo dei media decisivo nella lotta alle mafie». Un’idea «che purtroppo non riuscì a realizzare ma che abbiamo voluto riprendere perché nel contrasto alla criminalità organizzata ognuno deve fare la sua parte, anche la televisione». E ora dopo Grasso tocca a Roberti. «Non basta agire contro le mafie ma anche informare, proprio come diceva Falcone, e per questo è molto importante l’iniziativa della Rai».Anche la scelta della location nella quale sono state realizzare la riprese col procuratore hanno un legame col collega che 'inventò' la procura antimafia ma non riuscì mai a guidare e non solo per la violenza mafiosa. Scorrono sul video le immagini di Roberti che commenta le storie di mafia tra i grandi saloni di Castel Capuano, «per secoli a Napoli la sede della giustizia – spiega il magistrato –, non sempre efficiente, ma un presidio. Un luogo a me caro dove ho lavorato per venti anni». Con un ricordo legato proprio al collega scomparso. «Ero lì quando nel 1984 mi telefonò Falcone. Cercava il magistrato napoletano che indagava su un imprenditore anello di collegamento col boss Michele Greco, il 'papa'. Ero io. Da allora cominciò un rapporto non solo professionale, interrotto il 23 maggio 1992». Ricorda il procuratore il suo collega così come ricorda il parroco di Casal di Principe, protagonista oggi della prima puntata
Non tacerò. «È vero che il nostro Paese non ha bisogno di eroi ma certamente di esempi positivi e don Diana lo era».Quella di questa sera, annuncia il direttore generale Luigi Gubitosi, non sarà l’unica iniziativa Rai dedicata al sacerdote ucciso 20 anni fa, il 19 marzo 1994. «Abbiamo un grande debito di riconoscenza per chi ha perso la vita e per chi ogni giorno permette alla legalità di essere affermata». Ricordo e impegno. Così dopo don Diana (con una lunga testimonianza di Roberto Saviano), si parlerà del generale Dalla Chiesa, di antiracket, di rifiuti in Campania, dell’Ora di Palermo, 'giornale antimafia', di carcere. Oltre a quattro documentari di Giuseppe Marrazzo, grande inviato della Rai ». troppo presto scomparso.