Agorà

IL CASO. La Madonna torna nel cuore di Praga

Marina Corradi giovedì 18 dicembre 2008
«Questa storia ha avuto inizio 360 anni fa, e dura ancora. È una storia mariana. Racconta di una guerra, di una speranza, di un rendimento di grazie, di un rancore e di una nuova speranza di riconciliazione. Questa storia si riflette in uno specchio di pietra. Questo specchio è una statua. Una statua della Vergine Maria, che stava un tempo nella piazza della Città Vecchia a Praga". La lettera che arriva da Praga è firmata dallo scultore Petr Vána. Racconta la vicenda singolare di una Madonna di marmo eretta dai praghesi 360 anni fa, per grazia ricevuta. Rimossa, poi, nel Novecento, sull'onda di una giornata di tumulti; ma da allora rimpianta da molti. La storia della Madonna che vorrebbe tornare a Praga passa anche dall'Italia, dal monastero delle Trappiste di Vitorchiano; e ora tutto è compiuto, e manca solo un permesso pubblico perché la storia si concluda, e la Madonna della Città Vecchia sia a casa. Nel dipanare i fili di questa storia vecchia di oltre tre secoli, occorre cominciare dall'anno 1648. Siamo alla fine della guerra dei Trent'anni; l'esercito svedese ha posto l'assedio a Praga. Già i nemici sono alle porte, i sobborghi sono stati saccheggiati e anche il Castello, ma il centro della città resiste. L'assedio dura a lungo e i cittadini sgomenti si radunano a pregare in piazza, dove è stato collocato un quadro antico raffigurante la Madonna: implorano che Praga sia risparmiata. Dopo la lunga angoscia arriva la notizia: la pace di Vestfalia è firmata, gli svedesi abbandonano la Boemia. Di slancio, certi di avere ricevuto una grazia, i praghesi in pochi mesi fanno costruire e innalzano una colonna alta 15 metri. In cima, una Madonna scolpita dallo scultore Jan Jirì Bendl, che si ispira al barocco italiano e introdurrà questo stile in Boemia. Al basamento invece viene posto quel quadro gotico, detto «Dei genitrix», davanti al quale la folla assediata chiese misericordia. La Colonna Mariana diventa un cuore della città; nei momenti gravi come in quelli di festa la popolazione le si raduna attorno, i vecchi ci conducono i nipoti. Ma arriva l'anno 1918 e il vento della storia colma il cuore di Praga. Con la fine della Grande guerra l'impero austroungarico crolla, e il 28 ottobre nasce la Cecoslovacchia indipendente. Il 3 novembre la popolazione festeggia la liberazione dal vecchio regime e s'affolla in piazza. Ma dal palco un oratore addita nella antica Madonna il simbolo dell'impero decaduto e ormai avversato. Nella collettiva eccitazione si scaldano gli animi, la folla prende una corda e la attacca alla sommità della colonna; poi in centinaia, assieme, gridando, tirano, e la statua crolla con fragore al suolo, andando in pezzi. Lo schianto però fa come tornare in sé i manifestanti, che in uno strano silenzio, dicono le cronache, sciolgono l'assemblea e tornano a casa. Solo il quadro gotico si salva e viene nascosto in una chiesa vicina. Pure nella foga della indipendenza, sono in molti a dispiacersi di quella furia sacrilega: sono passati appena dieci giorni infatti e già il 14 novembre alcuni cittadini progettano la ricostruzione. Nel 1923 viene fondata la Società per la ricostruzione della Colonna Mariana. Ma negli anni irrequieti che precedono la seconda guerra mondiale la società viene sciolta, e i fondi raccolti sono devoluti per la costruzione di chiese in città. Dopo la guerra poi, con l'avvento del regime totalitario, proprio di riportare una Madonna in piazza non se ne parla. Alcuni praghesi però non si rassegnano. Gli immigrati cechi in Canada commissionano una Madonna di marmo allo scultore italiano Monteleone. Ma è il 1989, l'anno della rivoluzione di Velluto, che riapre le porte della patria a molti esuli. La statua scolpita in Canada viene allora trasferita a Praga, nell'abbazia di Strahov. Benché non sia una copia dell'originale - i frammenti erano rimasti inaccessibili in un museo di Praga - la statua è il simbolo della Colonna che si vuole riportare nella Città Vecchia, ad opera di una rifondata Società per la ricostruzione. La nuova opera viene commissionata a Petr Vána. Sarà di arenaria, alta due metri e mezzo, oltre alla colonna. Un grande lavoro. Vána con degli amici lavoratori del marmo scolpisce in una cava ceca e scopre attorno all'opera, ricorda, «una profonda dimensione spirituale. Non era una commessa, ma come una storia viva dentro a cui ero entrato. Quando ho cominciato a scolpire il volto, c'era gente che pregava per questa intenzione. Mi è stato chiaro che non avrei potuto farmi pagare, ma che non potevo che lavorare gratuitamente». Per il basamento occorreva un blocco di 6 metri di arenaria. Vána e i suoi amici sono andati, per recuperarlo, fino in India, e che viaggio, per portarlo a Praga. Poi la storia si incrocia con il monastero di Vitorchiano, dove lo scultore è andato a visitare tre sorelle ceche. Nelle cave di Vitorchiano ha visto del marmo piperino Pietra Dorata, splendido ma costosissimo. Tornato in patria ha scritto al Comune di Vitorchiano. Il sindaco ha risposto: quel marmo prezioso, per la Madonna di Praga sarebbe stato in regalo. Ora la statua e la colonna sono pronte, nel giardino delle suore Borromee di Praga. All'ultimo, il permesso del Comune per riportare la statua nella piazza originaria non è stato concesso. Manca un timbro, e forse una volontà delle autorità locali. Ma manca solo quello, e la nuova statua, uguale all'antica, è pronta. I sostenitori della Madonna sono fiduciosi. In 360, anni questa storia non si è mai fermata. Sono in molti a sperare che la Madonna della Città Vecchia tornerà a vegliare sui tetti di Praga.