A ottobre Giovanni Cobolli Gigli, 65 anni, ha lasciato la Juve, era stato presidente per tre stagioni, dopo Calciopoli. La sua poltrona è passata da Jean Claude Blanc ad Andrea Agnelli, ora segue il calcio per passione.
Cobolli Gigli, come prima mossa il nuovo massimo dirigente bianconero ha presentato l’esposto alla Figc per la revoca dello scudetto 2006 assegnato all’Inter a tavolino...«Le udienze di Napoli degli ultimi mesi hanno cambiato il quadro. Occorre che la federazione faccia qualcosa. Certamente quattro anni fa la Juve è stata l’unica coinvolta nel furore mediatico, le nuove registrazioni mutano il panorama: se i giudici ne avessero disposto, all’epoca, ne avrebbero tenuto conto nelle sentenze».
Rivorrebbe indietro almeno il 28° scudetto?«Nessuno può restituire quanto abbiamo passato. Il danno economico è stato devastante, smantellammo una delle squadre più forti d’Europa».
Perchè l’avvocato Zaccone accettò la retrocessione con penalizzazione?«La sua difesa va contestualizzata. Il procuratore Palazzi aveva chiesto una serie inferiore alla B, addirittura si parlava di C2. Romano Prodi, presidente del consiglio di allora, prima della semifinale contro la Germania, ai Mondiali, parlò di “fatti delittuosi nel calcio”, senza aspettare le sentenze sportive. Per non parlare del commissario straordinario della Figc, Guido Rossi...».
La teoria di Luciano Moggi è: «Tutti parlavano con tutti: quindi tutti colpevoli o nessuno». «Sono convinto che quei due campionati la Juve li aveva meritati, i giocatori e pure l’allenatore Fabio Capello lo ricordano spesso».
Conosce Andrea Agnelli?«In maniera superficiale. Non era nel consiglio, durante il mio mandato. C’è una differenza di età abissale fra noi, l’ho visto qualche volta: conoscevo bene il padre Umberto, nei confronti del quale mantengo grande affetto e senso di riconoscenza. Mi ha seguito nella carriera professionale, di manager, è mancato prematuramente, mi auguro che il figlio si ispiri alle sue qualità».
Dal ’62 un Agnelli non era presidente della Juve, ora perchè la proprietà ha optato per questo passo?«Gli juventini ritrovano un connubio strettissimo, la società di calcio torna a essere patrimonio della famiglia».
Didier Deschamps riportò la Juventus in A, nel 2007, ora ha vinto lo scudetto con l’Olympique Marsiglia...«Mi fa piacere che due allenatori con me alla Juve in altre squadre abbiano fatto così bene. Il francese è stato competitivo in Champions e si è aggiudicato la Ligue. Ranieri è arrivato in finale di Coppa Italia e perlomeno sarà secondo in A: alla Roma ha garantito sicuri vantaggi economici».
Alla Juve c’era troppa voglia di ritornare a vincere, per questo sono stati bruciati entrambi?«Hanno confermato di lavorare bene. Deschamps arrivò molto stanco e nervoso alla fine della B, ebbe discussioni con Blanc e fece rivendicazioni economiche, nonostante un contratto triennale: lasciò lui, poi si è rammaricato per una decisione legata allo stress, di certo avventata».
Scudetto all’Inter, ormai pare certo...«Potessi scegliere, lo darei alla Roma. Per il rapporto avuto con Ranieri e Gian Paolo Montali: è una società gestita bene, con un’ottima presidentessa».
Ranieri è passato dall’esonero di Torino ai due titoli sfiorati...«Aveva lavorato bene insieme al suo gruppo, la scorsa primavera una serie di motivi ci indusse a quella soluzione, che pure va contestualizzata. In questa stagione ha confermato il suo valore».
La Juve chiude al settimo posto la peggior stagione dal ’62, eppure al Mondiale potrebbe avere nove azzurri.«Zaccheroni non ha avuto fortuna, è una persona seria, ha espresso giudizi lusinghieri sulla qualità dei giocatori».
Del Piero chiuderà la carriera senza Pallone d’Oro, nè il quarto Mondiale. Dalla nazionale ha avuto molto più di quanto ha dato...«Ricordo il suo gran bel gol nella semifinale in Germania. Sono un tifoso della Juve e dunque di Alex. Nella finale di Coppa Italia abbiamo visto cosa può accadere a un grande campione molto stressato come Totti. Invece Del Piero ha sempre dominato la caratterialità, non ha mai reagito. In nazionale avrebbe potuto dare ancora di più. In questa stagione con meno acciacchi all’inizio avrebbe aiutato la Juve, con personalità e maturità, ingredienti mancati».
Per la Juventus si chiude un decennio contrastato, con due scudetti, una coppa Italia e una Supercoppa Italiana, mentre il precedente si era chiuso con sei trofei nazionali e tre internazionali. Per il prossimo cosa prevede?«Lunga vita al presidente, anzitutto, a questo ragazzo di 34 anni. La famiglia resterà vicino, come ha promesso John Elkann, nella continuità miglioreranno i risultati, gli investimenti saranno pianificati».
Essere costretti al preliminare di Europa League è una mortificazione assoluta...«Ci sarà da ricostruire e rafforzare la rosa. Non penso a exploit immediati, la Juve tornerà a vincere a medio termine, in 2-3 anni. La gestione nuova dovrebbe riportarla in linea con le antagoniste principali».
Beppe Marotta è il giusto direttore tecnico?«Incontrò Blanc già lo scorso giugno. L’ho conosciuto in Lega con il presidente doriano Garrone: sa di calcio, è maturo, equilibrato. Nel caso, sarebbe la scelta giusta».
I 24 milioni per Diego e i 25 per Felipe Melo sono stati soldi buttati? E Cobolli Gigli che colpe si prende?«Non facevo io il mercato, eppure tutto quanto è stato condiviso, le conclusioni erano in compartecipazione. Diego un anno fa era molto quotato, idem Melo: il prezzo abbastanza elevato fu stabilito dal dt viola Corvino. L’investimento venne effettuato su due campioni, giudizio confermato da Zaccheroni e dagli altri giocatori della Juve».
Juventus-Bayern, da 1-0 a 1-4. La stagione di entrambe è girata lì?«A Monaco vissi l’ultima trasferta da presidente, lo 0-0 era stato positivo, eppure nel primo tempo i tedeschi potevamo farci 4 gol, con Ribery e Robben. L’olandese s’infortunò, nella ripresa la difesa fu registrata, lì si intravvidero avvisaglie di difficoltà a reggere il confronto. Il mio addio fu a Torino, 1-0 al Maccabi firmato Chiellini. La svolta negativa in campionato con il Napoli, dal 2-0 a 2-3, subentrarono nervosismo e insicurezza».
È pentito di avere lasciato la presidenza?«Ero semplicemente in scadenza, non sono stato rinnovato. Ogni tanto sento ancora Blanc, c’è un rapporto di amicizia, però non parliamo tanto di Juventus».
Segue ancora le partite bianconere?«In genere sì. Se proprio non riesco, ascolto la radio e le rivedo successivamente».
Tornerà allo stadio?«La mia avventura bianconera si è conclusa, venire come ospite mi creerebbe disagio. Ho tanti bei ricordi, preferisco tenermeli così».