«I sraele sta progettando un grande scavo archeologico sotto la piazza del Muro del Pianto, davanti al Monte del Tempio. Con questi scavi verrà creato un parco archeologico sotto l’area dove i fedeli attualmente stanno in piedi a pregare». A lanciare la notizia è Arutz Sheva, l’agenzia di stampa israeliana vicina alla destra religiosa. Un annuncio attribuito a «fonti ufficiali». E che viene da una testata molto attendibile su questi temi: per ovvie ragioni, Arutz Sheva è l’agenzia più attenta a tutto quanto si muove intorno al Muro del Pianto. Quasi, poi, a voler fugare ogni dubbio, la notizia è accompagnata da un disegno attribuito direttamente all’Israel Antiquities Authority , l’ente governativo israeliano che sovrintende agli scavi archeologici. Vi si vede descritta un’idea che - se attuata - cambierebbe radicalmente il modo di accostarsi al luogo più sacro per ogni ebreo, la memoria del Tempio distrutto dai romani nel 70 d.C. Esteriormente l’attuale piazzale dove si prega rimarrebbe immutato. Ma - grazie a un sistema di pilastri di sostegno - nel sottosuolo verrebbe creato un nuovo ambiente, che si troverebbe all’esatta altezza che aveva il terreno nella Gerusalemme di duemila anni fa. Quindi è facile prevedere che qui verrebbero alla luce reperti archeologici di grande importanza. Per gli ebrei religiosi, poi, significherebbe vedere di «quel Muro» la parte che realmente vedevano accanto a loro i fedeli che, nel I secolo d.C., da questo lato salivano al Tempio. Va precisato che l’uso del condizionale è d’obbligo, perché l’attuabilità di un progetto del genere è tutta da verificare. Scavare sotto il piazzale aprirebbe, infatti, un nuovo fronte nella guerra degli scavi archeologici che intorno al Monte del Tempio si combatte dal 1967 - quando Israele ha assunto il controllo di questa parte di Gerusalemme. È proprio sopra al Muro del Pianto - infatti - che sorge la moschea di al-Aqsa. Anche in anni recenti ci sono stati episodi violenti legati a iniziative archeologiche in questa zona delicatissima della Città Santa: nel 1996 - quando già allora era premier Netanyahu - l’apertura del tunnel archeologico (che corre verso nord dal Muro del Pianto) fu accompagnata da gravissimi scontri con i musulmani di Gerusalemme. Nel 2007, poi, è stata la volta della tensione intorno alla ristrutturazione della rampa dei Mughrabi, il passaggio attraverso cui - a poche decine di metri a sud rispetto al Muro del Pianto - i musulmani salgono alla spianata delle moschee a pregare. E appena poche settimane fa ci sono stati nuovi scontri dopo che lo sheikh Raed Salah, leader del Movimento islamico in Israele, si è scagliato contro gli scavi condotti dagli archeologi israeliani che - secondo lui - minerebbero le fondamenta di al Aqsa. Un progetto politicamente incandescente, dunque. Ma che non sorprende, se guardato alla luce di quanto sta accadendo intorno al Muro del Pianto. I lavori condotti nei tunnel a nord - scavati sotto le case - hanno infatti portato alla luce numerosi reperti della Gerusalemme erodiana. Ma un’altra scoperta di grande valore è affiorata, quasi per caso, nella parte ovest della piazza, quella opposta al Muro del Pianto. Qui, nel 2005, l’allora governo Sharon aveva dato il via libera alla costruzione di un nuovo museo. Ma, quando si è aperto il cantiere, è riemerso un tratto del cardo orientale, una delle due strade più importanti della Gerusalemme romana. La scoperta non ha però fermato il progetto del nuovo museo - 4800 metri quadri, tre piani di altezza - che verrebbe costruito sopra, adibendo il piano interrato alla visita del nuovo reperto. Ma se già si scende per visitare la strada romana - è il ragionamento che ora sta dietro al disegno dell’Israel Antiquities Authority - perché non ampliare verso est questi scavi sotterranei, arrivando fino al Muro del Pianto? Contro questa idea non giocano, però, solo considerazioni politiche: ha fatto scalpore, qualche giorno fa, la presa di posizione di Yoram Tsafrir, uno dei maestri dell’archeologia israeliana, che ha definito un’assurdità l’idea di costruire il museo sopra la strada romana. «Anche il migliore architetto non sarebbe in grado di evitare danni al reperto - ha dichiarato - . Ci si comporta con tanta leggerezza solo perché quella non è una scoperta direttamente legata alla storia ebraica». Parole ancora più dure sui metodi di lavoro dell’Israel Antiquities Authority sono state scritte da un altro archeologo israeliano, Raphael Greenberg. «Per diversi anni - ha denunciato sul quotidiano Haaretz - sono stati condotti lavori in tunnel scavati orizzontalmente, un modo di procedere contrario a qualsiasi metodo di scavo accettato». L’accusa è quella di praticare un’archeologia frettolosa interessata a «un unico strato» (quello appunto della Gerusalemme erodiana), compromettendo reperti significativi (romani, bizantini e arabi) che potrebbero essere presenti negli strati superiori. Il disegno del parco archeologico progettato nell’area del Muro del Pianto a Gerusalemme, che sta scatenando polemiche