«Letizia, l’immagine della letizia». Basta una parola a
Sergio Zavoli per immortalare e commentare il fenomeno suor Cristina. Ciò che è passato dal video, ciò che l’ha bucato, secondo il grande giornalista ed ex presidente della Rai, è proprio il «gioioso candore del suo sguardo, che parla cantando e che si accompagna a qualcosa di evangelico, che padroneggia e domina il sopravanzare dello spettacolo e quell’insidioso modo onnivoro di percepire le cose che è la cifra di questi nostri confusi anni». Insomma, per Zavoli suor Cristina il proverbiale toro lo ha preso per le corna invitandolo persino alla preghiera. «Forse sarà che mi porto ancora appresso il ricordo meraviglioso delle suore protagoniste del mio documentario radiofonico del 1958
Clausura – aggiunge –, ma credo che suor Cristina con la sua dolcezza abbia saputo convertire in un messaggio anche evangelico una presenza televisiva che avrebbe facilmente potuto inghiottirla e banalizzarla. È stata una intensa testimonianza e per gli show che verranno un lascito impegnativo». Ma a vederla trionfare fu già un anno fa
Lorena Bianchetti, al Good News Festival organizzato dalla Pastorale giovanile della diocesi di Roma. «Mi impressionò subito il contrasto tra la sua esile corporatura e la potenza della voce – dice la conduttrice Rai –. Esprime purezza e grinta nel contempo, ispira trasparenza. Per questo è piaciuta e ha attratto credenti e non credenti, al di là dell’evidente gradimento delle sue qualità artistiche. Il suo comportamento sul palco è stato poi molto deciso, come si è visto quando ha espresso il desiderio che si recitasse tutti insieme il
Padre Nostro». Un fuori programma che ha sconvolto il rituale dello show, non senza qualche imbarazzo. «Un segno importante in questa epoca storica – continua Bianchetti –: il pubblico ha bisogno di figure positive, è assetato di immagini pulite e credibili. E poi è stato emblematico il contrasto tra suor Cristina e J-Ax. Due mondi diversi e apparentemente opposti che si incontravano e stavano benissimo ». «Suor Cristina ha fatto vedere che è possibile fare un pezzo di strada tutti insieme, come i discepoli di Emmaus – dice padre
Raffaele Giacopuzzi, direttore artistico del Good News Festival –. Lo testimoniano le decine di migliaia di tweet e messaggi soprattutto di giovani che l’hanno ringraziata per averli riavvicinati alla fede». «Sono molto contento che abbia vinto suor Cristina, autentica e sincera oltre che simpatica – commenta
Roberto Vecchioni –. E poi ha confermato quanto sia sbagliato un modo di pensare che porta a dividere e classificare per categorie fisse. Suor Cristina ha portato la fede in questo tipo di show: fa bene alla fede, ai credenti e anche alla tv. E poi chi l’ha detto che una suora non debba cantare un certo tipo di canzoni? Certo, è innegabile che dietro a questo fenomeno ci sia una chiara strategia di marketing che però stavolta mi pare anche onesta». Una provocazione però Vecchioni la lancia: «La performance di suor Cristina ha alzato l’asticella della qualità di questi show. Farà da spartiacque: d’ora in poi i talent non potranno più accontentarsi di un rapper qualsiasi». «Spero che grazie a suor Cristina anche in Italia la cosiddetta
christian music, che in America riempie gli stadi, venga considerata grande musica qual è a tutti gli effetti – dice
Lorella Cuccarini –. Suor Cristina è una giovane con grande solarità, energia e positività: un bell’esempio per questa nostra tv. E poi ha compiuto fino in fondo la sua missione con il
Padre Nostro che ha avuto la forza di proporre in un contesto in cui non c’è posto per ciò che più conta: portare il messaggio di Gesù a chi ancora non l’ha colto. Una scelta coraggiosa e giusta, in sintonia con quello che ci ricorda sempre Papa Francesco».