Sci. Frattura e addio coppa: l'odissea infinita di Sofia Goggia
Sofia Goggia
L’odissea di Sofia Goggia è un viaggio senza fine costellato di infortuni a cadenza periodica. La tranquillità di Itaca è una destinazione sconosciuta per Miss Only the Brave, che non conosce limiti nelle sue spericolare discese sulla neve. Eppure all’alba dei 32 anni che compirà in novembre la sciatrice bergamasca più che aggiornate il palmares è costretta ad aggiungere una nuova tessera nel mosaico degli infortuni. L’ultimo le è capitato stamattina, lunedì 5 febbraio, mentre si stava allenando tra le porte larghe del gigante sulla pista Casola di Pontedilegno, ai piedi del Tonale in provincia di Brescia. Poco prima delle 10 Goggia ha inforcato con la gamba destra in una porta che girava verso destra. Subito si è capito che l’infortunio era serio, tanto dopo i primi soccorsi in pista l’olimpionica di Pyeongchang è stata immediatamente trasportata a Milano, dove alla Clinica La Madonnina è stata sottoposta a una TAC e a una risonanza magnetica che hanno evidenziato la frattura della tibia e del malleolo tibiale della gamba destra. Appena accertata la gravità dell’infortunio si è deciso di procedere a un’operazione per ridurre fratture. L’intervento è stato effettuato dal dottor Andrea Panzeri, presidente della Commissione Medica FISI, in collaborazione con il dottor Riccardo Accetta, responsabile del reparto di Traumatologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio.
Non c’è fine nella catena infinita di cadute e infortuni che hanno costellato sin dalla giovinezza la carriera di Super Sofia. L’elenco comincia nel 2007, quando appena quindicenne si frantumò legamento crociato e menisco esterno del ginocchio destro. Un anno più tardi ulteriore problema al menisco del ginocchio destro, mentre la carriera giovanile si chiude nel 2011 con un infortunio muscolare e un trauma cranico. L’esordio nel circo bianco porta con sé una doppietta che avrebbe potuto indurre chiunque a cambiare, ma su di lei non provocò alcunché. Goggia si rompe infatti nel 2011 il crociato e menisco del ginocchio destro, mentre nel 2013 saltano crociato e menischi del ginocchio sinistro.
Dice addio alle Olimpiadi di Sochi 2014, ma poi rientra nel giro e in cinque anni senza pene dell’inferno e malanni fisici conquista prima la medaglia mondiale in gigante a St. Moritz, poi il primo trionfo in Coppa del mondo a Pyeongchang e sempre il Corea si mette al collo l’oro olimpico della discesa el 2018. Sei mesi più tardi in allenamento si rompe il malleolo peroneale destro, ma rientra per i Mondiali in Svezia, acciuffando l’argento in superG. Garmisch-Partenkirchen diventa la sua maledizione, perché in Baviera nel 2020 si rompe il radio del braccio sinistro e nel 2021 le arriva in regalo un trauma distorsivo con frattura composta del piatto tibiale laterale del ginocchio destro, che la costringe a saltare il Mondiale casalingo di Cortina.
Dodici mesi più tardi proprio nella Perla delle Dolomiti la caduta sull’Olimpia delle Tofane le provoca la distorsione al ginocchio sinistro con parziale lesione del legamento crociato e microfrattura peroneale. I Giochi di Pechino sembrano in pericolo, ma la bergamasca riesce a rimettersi in sesto e in Cina conquista l’argento in libera ventitré giorni dopo la disastrosa caduta. Alla fine del 2022 a St. Moritz va in scena una due giorni epica. Nella prima discesa arriva seconda, ma si frattura in maniera scomposta il secondo e il terzo metacarpo della mano sinistra. Nel pomeriggio vola a Milano, si fa operare, il giorno si presenta al cancelletto di partenza e vince. Un wonderwoman imbattibile che sembrava ormai lanciata verso una nuova coppa di specialità. E invece la frattura di tibia e malleolo tibiale della gamba destra le imporrà un nuovo stop.