Idee. La filosofia spiegata dai bambini
Non si diventa davvero filosofi prima dei quarantacinque anni. Almeno così sostiene Aristotele. Ma già Epicuro, di poco più giovane, la pensa diversamente e nella Lettera a Meneceo ritiene che non sia mai troppo presto per cominciare a filosofare. Quasi duemila anni dopo gli tiene bordone Montaigne che, nel capitolo XXVI dei suoi Saggi, reputa che gli uomini possano farlo già quando sono accuditi dalla balia. Se il precettore di Alessandro Magno l'avesse avuta vinta probabilmente Matthew Lipman, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, non avrebbe tenuto a battesimo, nel suo nativo New Jersey, la "Philosophy for Children".Inizialmente il logico della Columbia University cercava qualcosa di apparentemente modesto: dotare gli adolescenti in età scolastica di strumenti per ragionare meglio. Erano, quelli, gli anni della controcultura e delle rivolte studentesche, che lo studioso americano non vedeva di buon occhio. A colpirlo erano però le difficoltà incontrate dai ragazzi nell'argomentare in maniera coerente le loro posizioni. Voleva insegnare a pensare. Da allora di acqua ne è passata e la filosofia rivolta ai bambini ha conquistato sempre più spazio.
Lo prova la terza edizione degli "Stati generali della filosofia per bambini 2017" prevista per lunedì 15 maggio a Milano presso le Gallerie d'Italia in Piazza della Scala a partire dalle ore 14.30. Intorno alla tavola rotonda sederanno Anna Pironti, Fabio Minazzi, Veronica Ponzellini, Massimo Temporelli, Paola Bocci, Matteo Ordanini e Dorella Cianci moderati da Monica Guerra. Ilaria Rodella, tra gli organizzatori dell'appuntamento insieme al suo compagno di avventure dei Ludosofici Francesco Mapelli, non è stupita dal successo «perché il bambino da subito si confronta con le grandi domande». «Quando si imbatte in questi interrogativi - ci dice - occorre coinvolgerlo subito sfidando il vocabolario complesso della disciplina. Nel nostro approccio da ludosofi usiamo l'arte contemporanea come strumento per comunicare col bambino e rendere visibile qualcosa di invisibile».
A soccorrere Rodella e Mapelli nei loro atelier arrivano Bruno Munari e Maria Montessori con le loro scatole tattili. «Da lì parte il nostro lavoro sull'identità come mostriamo Mapelli e io nel libro Tu chi sei (Corraini, pagine 112, euro 15,00). D'altronde Socrate non inizia a filosofare conoscendo se stesso?». Ai bambini si propone di costruire una scatola attingendo a materiali diversi per descrivere il proprio carattere. «Chi pensa di avere tratti dolci usa, per esempio, il cotone; altri con un temperamento spigoloso – continua Ilaria Radella – scelgono per descriversi il legno». Rifare lo stesso esercizio con gli stessi ragazzi dopo del tempo ha del sorprendente: la scatola sarà indubbiamente differente e loro cominceranno a riflettere su quanto esperienze e ricordi concorrano nel plasmare l'identità.
Da qui comincia la filosofia anche quella rivolta ai bambini che è però una galassia in fermento, con correnti e contrapposizioni. Per Nicola Zippel, autore del recente I bambini e la filosofia (Carocci, pagine142, euro 12,00), i limiti della metodologia di Lipman sarebbero evidenti. «Ridurre la filosofia ad argomentazione – dice ad Avvenire – sarebbe limitativo. Essa è molto di più. Eppoi il metodo di Lipman la astrae dal proprio contesto senza inquadrarla nella storia escludendo addirittura la figura del filosofo e introducendo quella del facilitatore».Zippel lavora con i bambini a partire dagli otto anni. «Fare filosofia con loro permette di avvicinarli alla disciplina. Non si tratta però di un esercizio fine a se stesso ma reintroduce la filosofia nella città sottraendola a una deriva astratta e specialistica in cui si avvita da un po' di tempo». Niente di strano praticarla già con i bambini che «sono portatori di una logica più onesta, più semplice e consequenziale tanto quanto quella degli adulti». Loro «hanno solo bisogno di ordinare le proprie strategie di pensiero». Che «l'infanzia sia un luogo della filosofia» lo conferma Paolo Perticari, pedagogista dell'università di Bergamo, e promotore della prima sperimentazione mondiale nella scuola dell'infanzia l'Uccello filosofia (Edizioni Junior) un libro ideato dall'artista Jacqueline Duhême le cui illustrazioni sono chiosate da estratti tratti dalle opere di Gilles Deleuze. Per il filosofo francese era uno dei suoi libri preferiti perché era un «libro non fatto ma che si faceva – spiega Perticari – attraverso l'esperienza di dialoghi filosofici autogestiti dai bambini con la guida delle insegnanti».
«Fare filosofia con i bambini – conclude – vuol dire recuperare una dimensione importante del bambino, che è la dimensione del pensiero, spesso più fresco di quello degli adulti. Per questo dai bambini proviene all'adulto che lo sa cogliere un insegnamento a cui difficilmente può rinunciare». Insomma i bambini non sono estranei alla filosofia ma anzi, e su questo concordano tutti, questo antico sapere può contribuire a renderli cittadini di domani responsabili e soprattutto liberi.