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CINEMA D'ANIMAZIONE. La fiaba di Miyazaki attesa per ben 26 anni

Emanuela Genovese giovedì 19 aprile 2012
La forza dell’immaginazione. La forza del­l’amore. Dopo 26 anni finalmente esce nelle sale italiane il prossimo 25 aprile, grazie alla casa di distribuzione Lucky Red, Il ca­stello nel cielo , terza opera del premio Oscar Hayao Miyazaki. Per gli amanti del genere que­sto film, uscito in Giappone nel 1986 e premia­to come miglior film d’animazione, è davvero un meraviglioso caleidoscopio del mondo crea­to da Miyazaki. Non solo per la bellezza dei di­segni (interamente disegnati a mano senza l’u­so del computer) e per l’incredibile colonna so­nora (a firmarla il compositore pluripremiato Joe Hisaishi) ma anche per la capacità del regi­sta, di raccontare con profondità e delicatezza tutti i temi del suo cinema: la guerra tra essere e avere, la redenzione dell’af­fetto, la perdita e quindi l’as­senza dei genitori.Tutto parte dal cielo. Su un ae­ronave è prigioniera Sheeta. È semplicemente una ragazzi­na, ma è l’unica a poter, attra­verso un ciondolo, localizzare Laputa, un leggendario isola con un castello volante, ricco di tesori, robot e giardini sem­preverdi. Ed è per questo che strani e violenti colonnelli e bizzarri pirati, guidati da una mamma arcigna, si conten­dono Sheeta, ultima erede del­la bussola che può indicare la direzione dell’i­sola e può anche, nei momenti di pericolo, vin­cere la forza della gravità. Al suo fianco la ra­gazza troverà Pazu, un minatore adolescente, orfano come lei. Testardo e coraggioso Pazu cer­cherà di proteggere Sheeta, anche rischiando la propria vita.Cieli e isole fluttuanti, miniere e aeronave co­lorano questo film che ha, tra le sue molteplici ispirazioni, la terra inglese del Galles, dove Miya­zaki ha compiuto un viaggio prima di realiz­zarlo. La crisi economica degli anni ’80, gli scio­peri dei lavoratori, le "terraced house" ricreate come case per i minatori, hanno dato vita al mondo del secondo protagonista, Pazu, che già adolescente, lavora, con energia ottimista sen­za la disperazione dell’adulto, per vivere. Natu­ra e civiltà industriale, invece, si fondono nel­l’isola di Laputa in un’armonia che sembra compatta e infrangibile fino all’arrivo dell’e­sercito guidato dallo spietato colonnello Mu­ska (simbolo del potere autoreferenziale e per­ciò distruttivo). Tra fughe e catture, tra inseguimenti e colpi di scena il film è pieno di riferi­menti letterari e storici: dalla citazione esplici­ta de I viaggi di Gulliver all’universo fantastico di Jules Verne, alla folgore celeste biblica di So­doma e Gomorra fino anche alla bomba, lan­ciata da Muska, che ricorda, per analogia, i bom­bardamenti atomici di Hiroshima. Citazioni che arricchiscono Il castello del cielo. Miyazaki de­scrivere così il film: «Voglio raccontare una sto­ria sulla dedizione e il dono di sé, per toccare il cuore dei bambini trafiggendo lo strato di iro­nia e di rinuncia che lo avvolge».Anche questa volta il maestro dell’animazione non delude lo spettatore, bambino o adulto che sia, perché chiama tutti a vivere insieme un’av­ventura poetica e appassionata dove l’amore ha sempre significato.