La forza dell’immaginazione. La forza dell’amore. Dopo 26 anni finalmente esce nelle sale italiane il prossimo 25 aprile, grazie alla casa di distribuzione Lucky Red,
Il castello nel cielo , terza opera del premio Oscar Hayao Miyazaki. Per gli amanti del genere questo film, uscito in Giappone nel 1986 e premiato come miglior film d’animazione, è davvero un meraviglioso caleidoscopio del mondo creato da Miyazaki. Non solo per la bellezza dei disegni (interamente disegnati a mano senza l’uso del computer) e per l’incredibile colonna sonora (a firmarla il compositore pluripremiato Joe Hisaishi) ma anche per la capacità del regista, di raccontare con profondità e delicatezza tutti i temi del suo cinema: la guerra tra essere e avere, la redenzione dell’affetto, la perdita e quindi l’assenza dei genitori.Tutto parte dal cielo. Su un aeronave è prigioniera Sheeta. È semplicemente una ragazzina, ma è l’unica a poter, attraverso un ciondolo, localizzare Laputa, un leggendario isola con un castello volante, ricco di tesori, robot e giardini sempreverdi. Ed è per questo che strani e violenti colonnelli e bizzarri pirati, guidati da una mamma arcigna, si contendono Sheeta, ultima erede della bussola che può indicare la direzione dell’isola e può anche, nei momenti di pericolo, vincere la forza della gravità. Al suo fianco la ragazza troverà Pazu, un minatore adolescente, orfano come lei. Testardo e coraggioso Pazu cercherà di proteggere Sheeta, anche rischiando la propria vita.Cieli e isole fluttuanti, miniere e aeronave colorano questo film che ha, tra le sue molteplici ispirazioni, la terra inglese del Galles, dove Miyazaki ha compiuto un viaggio prima di realizzarlo. La crisi economica degli anni ’80, gli scioperi dei lavoratori, le "terraced house" ricreate come case per i minatori, hanno dato vita al mondo del secondo protagonista, Pazu, che già adolescente, lavora, con energia ottimista senza la disperazione dell’adulto, per vivere. Natura e civiltà industriale, invece, si fondono nell’isola di Laputa in un’armonia che sembra compatta e infrangibile fino all’arrivo dell’esercito guidato dallo spietato colonnello Muska (simbolo del potere autoreferenziale e perciò distruttivo). Tra fughe e catture, tra inseguimenti e colpi di scena il film è pieno di riferimenti letterari e storici: dalla citazione esplicita de
I viaggi di Gulliver all’universo fantastico di Jules Verne, alla folgore celeste biblica di Sodoma e Gomorra fino anche alla bomba, lanciata da Muska, che ricorda, per analogia, i bombardamenti atomici di Hiroshima. Citazioni che arricchiscono
Il castello del cielo. Miyazaki descrivere così il film: «Voglio raccontare una storia sulla dedizione e il dono di sé, per toccare il cuore dei bambini trafiggendo lo strato di ironia e di rinuncia che lo avvolge».Anche questa volta il maestro dell’animazione non delude lo spettatore, bambino o adulto che sia, perché chiama tutti a vivere insieme un’avventura poetica e appassionata dove l’amore ha sempre significato.