Nel 1906, pubblicando l’articolo
Karl Marx come tipo religioso, Sergej Bulgakov osservava che l’energia che determina la vita della persona è la religione nel senso lato del termine, cioè «i valori supremi e ultimi che l’uomo riconosce al di sopra di sé… Determinare l’effettivo centro religioso dell’uomo, trovare il suo autentico cuore interiore è il compito fondamentale di chi studia quest’ambito; e in questo senso, si può parlare della religione di ogni persona, tanto per chi ha una fede ingenua come per chi nega coscientemente ogni forma stabilita di religiosità», anzi, questa religione è «quanto di più intimo e importante» possieda la persona, e può spiegare tutti gli elementi che di essa si manifestano nel suo comportamento e nel suo agire.Qual è dunque il «nucleo religioso» della personalità di Lev Tolstoj? Senza pretendere di rispondere in modo esauriente, tanto più che sull’argomento sono già state scritte migliaia di opere in tutte le lingue del mondo, vorrei provare a sottolineare alcuni importanti aspetti.Io penso che continui a restare molto attuale la conclusione dello slavista L. Müller: è centrale il conflitto fra Tolstoj e la Chiesa, che non è un conflitto privato fra un individuo e una determinata istituzione religiosa, ma il conflitto tra una religiosità mistica nemica di qualunque tipo di istituzionalismo, profondamente segnata dal radicalismo illuminista europeo, e una Chiesa che si opponga consapevolmente all’influsso dell’illuminismo nella propria dottrina e nel proprio culto…Nel 1855 Tolstoj è affascinato dal pensiero di «fondare una nuova religione corrispondente all’evoluzione dell’umanità, una religione di Cristo, purificata però dalla fede e dal mistero, una religione pratica, che non prometta una beatitudine futura ma offra la beatitudine sulla terra». Nel 1877 professa una nuova Chiesa cristiana universale, che a suo avviso potrebbe assorbire le vecchie chiese confessionali: «Credo in una chiesa una santa e vera, che vive nei cuori di tutti gli uomini e su tutta la terra, e si esprime nella conoscenza del bene mio e di tutti gli uomini e nella vita umana». Nella
Confessione Tolstoj scrive: «La chiesa, in quanto accolta di credenti, uniti dall’amore e per questo in possesso dell’autentico sapere, è divenuta il fondamento della mia fede». Tolstoj collega la concezione di questa chiesa alternativa a due aspetti fondamentali: una fede in Dio che risponda alle esigenze della ragione, e un comportamento morale rispondente al vangelo. È una «chiesa composta da uomini uniti insieme non da promesse e unzioni, ma da opere di bene e verità». A unire gli uomini al suo interno non è la fede nella salvezza nell’Aldilà e nel sacramento, ma la vita secondo i comandamenti di Cristo. Questa chiesa sarà la chiesa della ragione, in cui gli uomini «stabiliranno un rapporto con Dio ragionevole e corrispondente al loro sapere, e riconosceranno i doveri morali che da tale rapporto scaturiscono».Alla fine della vita Tolstoj dirà che, nonostante la sua rottura con la Chiesa ortodossa russa, o per meglio dire grazie a questa rottura, egli resterà per sempre membro di questa chiesa alternativa, universale e autentica: «Credo di non sbagliare ritenendo di non essermi mai separato da essa – non da una di quelle chiese che dividono – ma da quella che ha sempre unito e unirà tutti, tutti gli uomini che sono sinceramente alla ricerca di Dio, a partire da Buddha, Lao-Tse, Confucio, i bramini, Cristo e molti altri. Da questa chiesa mondiale non mi sono mai separato».Circa la figura evangelica di Cristo, possiamo solo accennare a cose evidenti: Tolstoj rifiutava radicalmente tutti i dogmi cristologici. Cristo, secondo Tolstoj, «ci ha mostrato Dio» ed è moralmente unito a Dio Padre. La “rivelazione” di Cristo è il manifestarsi della figliolanza divina, presente nella sua pienezza in Cristo, ma possibile a ciascun uomo. Cristo è un uomo, ma il suo insegnamento è divino.Quali sono le radici storico-culturali di questa concezione? La Russia del XIX secolo è segnata da una profonda
crisi della religiosità, che poteva esprimersi in modi diversi: nell’acutizzarsi delle esigenze morali, nel fascino della filosofia tedesca, nel crollo della fede ingenua, infantile, Tuttavia, il tema religioso continua ad essere uno dei nodi centrali della vita culturale russa, nel turbamento provocato dall’ingiustizia sociale circostante. Come osserva il filosofo Zen’kovskij, il secolarismo russo, che tradizionalmente si ammanta della forma dell’umanesimo estetico, accoglie in sé una nuova idea, il socialismo. In questa nuova veste il secolarismo, pur acquistando tratti anticlericali (ma non anticristiani), diventa per lungo tempo l’equivalente di una concezione religiosa che assume i lineamenti ora di una ricerca di Dio, ora di una lotta contro Dio. Saranno, queste, tendenze che si ripercuoteranno in fenomeni culturali diversi, in primo luogo letterari (Tolstoj e Dostoevskij), in filosofia (Vladimir Solov’ev), in pittura (Kramskoj, Nikolaj Ge, Polenov), in musica (Rimskij-Korsakov), nella poesia dell’Età d’argento.