Il convegno. L'Occidente esce dalla crisi riscoprendo le proprie radici
Tutti cercano il proprio bene. Dalla mattina alla sera. Ininterrottamente. Da quando ci si sveglia e si prepara il caffè sino a sera quando si rimboccano le coperte ai propri figli. Ed è proprio in virtù di questa ricerca che da mercoledì 26 a venerdì 28 ottobre si animerà la città di Verona con una cinquantina di relatori provenienti da tutto il mondo. Il convegno ospitato presso l'illustre Fondazione Centro Studi Campostrini ha come titolo «What is Good? Contemporary Debates in Moral Philosophy», promosso dalla European society for moral philosophy (www.moralphilosophy.eu) e patrocinato dal Comune di Verona e dallo European cultural parliament. Il presidente della società, Roger Pouivet, aprirà i lavori con una riflessione attorno al contenuto del bene, alla sua epistemologia, come a indicare che il bene per essere tale necessita di ragioni buone.
C'è una ragione nel bene, come mostreranno in modo unico il portavoce della fenomenologia realista in Europa, Josef Seifert, in dialogo con il direttore del centro di Etica applicata dell'Università di Hong-Kong Lo Ping-Cheung, filosofo cinese che rimarcherà come anche nella prospettiva orientale la vita abbia innanzitutto una dignità. E poi la grande riflessione intorno al bene di questa Europa, esausta dal malessere, dalla guerra che la circonda, dalla disperazione che la contiene, con il contributo dell'Ambasciatore Karl-Eric Norrman su «Ideologia, religione e la crisi europea» e le relazioni di Jacob Dahl Rendtorff sui principi etici della democrazia in Europa e di Michel Meyer e Marcus Stepanians in riferimento al tema del diritto. Vi sarà poi una sezione dedicata alla storia dell'Occidente con i contributi di Richard Glauser, esperto di filosofia moderna, di quel periodo storico che ha condotto l'Europa alla sua laicità, e Joshua Stuchlik, medievista, esperto cioé di quel periodo storico che ha condotto l'Europa alla sua unità.
Preziosi inoltre i contributi italiani di Carla Canullo e Francesco Paolo Ciglia, capaci di ricordare quell'orizzonte genuinamente metafisico senza il quale l'Europa non troverebbe la sua ragion d'essere. E infine il contributo più prezioso, - coordinato da Damiano Bondi e Marco Bellia del Board della Società -, poiché fresco, vivace, ancora realisticamente entusiasta e ricco di una speranza buona, costituito da una trentina di relatori, giovani o ancora professori da tempo in cattedra, tra i migliori selezionati data l'elevata richiesta di contributi ricevuti, che dicono della necessità del ritorno di una riflessione sull'uomo, su ciò che lo caratterizza e lo può portare a fioritura.
Una tre giorni intensa, di riflessione sui valori morali d'Europa in dialogo con studiosi provenienti dagli Stati Uniti, dal Canada, dall'Europa intera, sino alla Nuova Zelanda e alla Cina.Gli atti del convegno saranno poi pubblicati sul primo volume della nuova serie della rivista Philosophical News, organo ufficiale della società, interamente in lingua inglese pubblicata per Mimesis International. Il lavoro redazionale è il cuore del progetto Esmp con numerosi preziosi contributi di giovani studiosi, tra cui Marco Damonte, Brian Lapsa, Christopher Owens, Anna Piazza, Stefano Santasilia, Emanuela Tangari, Judith Würgler, Stefania Zanardi.Ma perchè si è scelto questo tema? In questo panorama globale dove in molti rintracciano la fine del mondo, il pensiero dell'unità dell'Occidente non può più essere ignorato, ma occorre che venga riconosciuto nella sua identità, cioé nella sua storia, quella nata tra Atene, Gerusalemme e Roma.
Occorre tornare alla memoria del padre, quella latinitas che si è fatta eriditiera della grecità e custode della romanità. Occorre tornare alla bellezza della sua arte e ad amarla. In questa prospettiva si è scelto di ospitare presso la Fondazione in via esclusiva per la durata del convegno la mostra a cura dell'Associazione Rivela sull'opera di fra' Giovanni da Verona. Questa Europa deve essere capace di tornare a guardare alla sua geografia, e nell'umiltà dell'allargamento dei suoi confini non deve però trascurare l'archittettura delle sue città, quelle in cui è la cattedrale il centro da cui prendono il via tutte le strade. Questa è la storia dell'Occidente, e questa è anche la storia della libertà. Una libertà curiosa, che ama il dialogo tra prospettive differenti, culture apparentemente opposte, ma che ovunque si trova situata cerca quel bene che la smuove a partire dal midollo del suo essere e in tutto il suo essere. È solamente in questo spirito e con la certezza della propria identità, che la ricerca di un bene comune è possibile, e che un bene può essere messo sempre più in comune.