Agorà

Il caso. L'hockey con le valigie in mano

ROBERTO BRAMBILLA giovedì 5 maggio 2016
Un’emigrazione. Non di giocatori, non di dirigenti, ma di club. A un paio di settimane dallo scudetto vinto dal Ritten- Renon di Riku-Petteri Lehtonen e di Simon Kostner, l’hockey su ghiaccio italiano sta vivendo uno dei momenti più delicati della sua storia. Sette squadre, tra cui i vincitori del titolo nazionale e le tre semifinaliste del campionato di Serie A (Val Pusteria, Gardena e Vipiteno), hanno chiesto e ottenuto l’ammissione alla Inter Alps Hockey League 2016/2017, un nuovo torneo transnazionale creato sotto le insegne delle Federazioni italiana, austriaca e slovena. Un campionato che dovrebbe vedere al via, oltre alle squadre azzurre, compagini austriache e slovene della Inter-National League (il secondo torneo per importanza dopo la Ebel), e forse alcuni “farm team” (per riserve e giovani) di formazioni che militano nella Khl, la Superlega con base in Russia. Una pioggia di adesioni dei nostri club a cui la Federazione italiana sport ghiaccio (Fisg), sentito il parere del Coni, ha dato il via libera. Un “sì”, arrivato dopo le trattative con i club di B e dettato come ha spiegato la Fisg in una nota pubblicata sul suo sito il 29 aprile «dall’esigenza di superare lo stallo in cui versa il torneo italiano di massima serie, afflitto dalle difficili vicissitudini finanziarie di alcune delle sue compagini e per questo minacciato dalla concreta eventualità di non raggiungere per il prossimo anno il numero minimo di squadre disposte a parteciparvi». Un avallo che nelle intenzioni dei dirigenti federali ha anche lo scopo di «innalzare il livello del gioco e garantire un maggior livello di competitività per i club italiani, chiamati a confrontarsi in un panorama ben più vasto e concorrenziale rispetto all’attuale campionato italiano». Un’“emigrazione”, che al di là dei tornei transnazionali che negli anni Novanta affiancavano la Serie A come la Alpenliga, non è una novità per l’hockey. Negli ultimi sei anni, con le grandi difficoltà del campionato italiano sia a livello tecnico che economico, con la sparizione e il ridimensionamento di alcuni club storici come Alleghe e Milano, diverse squadre hanno scelto di partecipare, più o meno temporaneamente, a leghe con base in altri Paesi, come i cinque club azzurri, tra cui il Gardena che parteciparono alla Inl 20132014, torneo con compagini slovene e austriache che costituiva la “serie B” della Ebel. Una lega quest’ultima a cui partecipa dal giugno 2013, l’Hockey Club Bolzano, la squadra più titolata d’Italia (19 scudetti). Una scelta, quella della società altoatesina dettata dalla volontà di trovare nuovi sponsor per migliorare la sua situazione economica attraverso una “vetrina” più ampia vista anche la presenza di club sloveni, ungheresi e cechi e di giocare un campionato più competitivo. Un intento, dopo tre anni riuscito a metà: con i problemi economici non completamente risolti ma un titolo storico conquistato nel 2014 contro la Red Bull Salisburgo, compagine con un budget molto superiore a quello degli azzurri.  Un progetto, quello della nuova lega, su cui ancora non si è pronunciato un unico club di Serie A, i piemontesi dell’Hockey Club Valpellice Bulldogs, attuale detentore della Coppa Italia. «Sul tema noi non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale dalla Fisgdice il presidente Marco Cogno - e non posso dire sì o no a un progetto di cui conosco pochissimo riguardo a temi fondamentali come il format, i regolamenti, le iscrizioni». «L’unica cosa certa - dice il dirigente - che noi siamo un club di Serie A e in questa categoria, anche per onorare i contratti con gli sponsor, vogliamo giocare». Però per Cogno è da ripensare il modello italiano. «A mio parere - argomenta - in questo momento di crisi bisognerebbe paradossalmente puntare in alto. Sarebbe importare creare un campionato competitivo e di alto livello che attiri investitori, spettatori alle partite e ragazzi italiani che si entusiasmino per il gioco». «Per farlo - prosegue Cogno - si dovrebbe per esempio liberalizzare gli stranieri. Averne di alto livello alza la competitività del campionato ma fa anche crescere i giovani italiani che hanno dei maestri sulla pista». Per ora però il futuro, non solo quello dei piemontesi, sembra un altro.