Evento. L’Apocalisse diventa sacra rappresentazione al Giardino di Boboli
La quarta stazione de "L'Apocalisse a Boboli. Visioni dal Libro della Rivelazione" di Riccardo Massai
E se l’Apocalisse accadesse ora e noi ne fossimo i testimoni? Succede ai Giardini di Boboli a Firenze, passeggiando fra il verde curatissimo e lussureggiante dove si incontrano statue di cavalli alati, sette angeli in carne e ossa che suonano le loro trombe, il Drago e i martiri, mentre la Parola riecheggia declamata da voci profonde ed evocative in un viaggio sospeso tra la morte e la vita. Il giardino mediceo, nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, ieri pomeriggio ha visto il debutto di una esperienza immersiva unica (gratuita per coloro che acquistano un biglietto per il Giardino di Boboli). Apocalisse a Boboli. Visioni dal Libro di Giovanni trasforma sino al 30 settembre, ogni giorno alle 14, il giardino mediceo nel teatro di una rappresentazione itinerante, da un’idea del direttore degli Uffizi Eike Schmidt e per la regia di Riccardo Massai. Lo spettacolo è frutto della collaborazione tra Gallerie degli Uffizi, Associazione Culturale Archètipo ed Elsinor Centro di Produzione Teatrale.
L’evento performativo, che coinvolge oltre cento fra attori, musicisti, danzatori, performer, è stato strutturato in una narrazione a sei tappe ed è una reinterpretazione in chiave contemporanea dell’Apocalisse biblica. L’evento vuole esprimere la natura conflittuale insita nel concetto della fine del mondo, coinvolgendo gli spettatori nella performance, dando vita a una sorta di rito contemporaneo. Il pubblico viene condotto dentro l’Apocalisse da una tappa all’altra insieme agli artisti, in una specie di preghiera collettiva. Perché, come spiega Schmidt «secondo la Bibbia, la storia dell’umanità inizia in un giardino e finisce in una città: la Gerusalemme celeste. La scelta di mettere in scena la sacra rappresentazione dell’Apocalisse di san Giovanni nel nostro Giardino di Boboli mantiene viva la tensione tra giardino e città, tra origine e destino, tra colpa e redenzione, e così facendo lo rende attuale per ogni spettatore».
La quinta stazione de "L'Apocalisse a Boboli. Visioni dal Libro della Rivelazione" di Riccardo Massai - Foto Mic - Gallerie degli Uffizi
La sintesi tra eternità e contemporaneità, insita nei contenuti dell’Apocalisse, emerge ulteriormente nell’adattamento del testo, in cui il racconto di Giovanni si snoda attraverso sei “stazioni” dove un lettore su un pulpito declama mentre gli artisti danno corpo teatrale alle parole, evocando le visioni del “Libro della Rivelazione”. «Il pubblico assiste a una sacra rappresentazione che è cammino di salvezza: il testo integrale invita alla riflessione e, anche se tutti dobbiamo morire, Apocalisse dice a ciascuno di noi: “Io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma il suo nome riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli!” Chi di noi non ha vissuto?» spiega ad Avvenire il regista che ha lavorato a lungo con Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, qui impegnato «nella sfida di rendere un testo così complesso fruibile al grande pubblico». Il testo viene interpretato integralmente da sei attori di lunga esperienza teatrale (Stefano Braschi, Danilo Nigrelli, Francesca Ciocchetti, Fabio Mascagni, Marco Toloni e Amerigo Fontani). «Sono partito dall’analisi della versione dell’Apocalisse della Cei, ma cercavo un linguaggio più adatto a una rappresentazione teatrale – spiega il regista – E l’ho trovato nella traduzione di Enzo Bianchi che volge tutto al presente, anziché al futuro. Alcuni passaggi li ho sciolti usando la versione interconfessionale e ho concluso col teologo Edmondo Lupieri che fa una traduzione molto filologica».
La quarta stazione dello spettacolo "L'Apocalisse a Boboli" da un'idea del direttore degli Uffizi Schmidt - Foto Mic - Gallerie degli Uffizi
Il prologo dello spettacolo di Boboli mette in scena tutto ciò che noi temiamo al giorno d’oggi, anche se «l’Apocalisse è tutt’altro – aggiunge -, è un libro magnifico che indica un cammino di salvazione. Con messaggi anche nascosti di una bellezza sconvolgente». Poiché al di là dei flagelli, dei cataclismi e delle piaghe che portano alla morte le persone (e in scena vediamo corpi sdraiati sulle coperte termiche dorate con cui vengono avvolti i migranti naufraghi) «non c’è una parola di condanna» a parte nei confronti della morte, del Drago e del male. «Credo che il messaggio di questo libro sia che tutti i viventi, coloro che sono stati partecipi dell’albero della vita, si salveranno» aggiunge fiducioso Massai. Nella prima tappa Giovanni scrive alle sette Chiese, nella seconda c’è l’apertura dei sette sigilli, la terza vede le sette trombe del Giudizio, la quarta il messaggio dell’evangelo e i sette segni fra cui quella della donna partoriente insidiata dal Drago, la quinta tappa è quella delle sette coppe e dei sette flagelli, la sesta è la visione finale della Gerusalemme celeste.
Tutto questo nasce su iniziativa degli Uffizi, quando il direttore Schmidt nel 2021 affidò a Massai un Dante a Boboli per i 700 anni dalla morte del poeta. E oggi l’Apocalisse. «Questo testo è un ossimoro dove i due opposti coincidono, l’estrema bellezza e la crudeltà, caos della terra e ordine del cielo. Sarebbe sminuire l’Apocalisse definendola poetica. L’Apocalisse è molto di più».