Spazio. Lanciato il telescopio spaziale Webb: sarà l'occhio sul Big Bang
Il lancio del razzo che ha portato nello spazio il telescopio Webb
Il 25 dicembre, dopo anni di ritardi, il telescopio spaziale James Webb è finalmente partito dalla base spaziale della Guyana Francese, per una missione destinata a rivoluzionare l’astrofisica e la cosmologia.
La Nasa ha commentato il lancio parlando di una "nuova era" nello studio dello spazio. "Decollato" a bordo del razzo vettore Ariane 5, alle 12:20 GMT (le 13.20 in Italia) del giorno di Natale dalla base dell'Agenzia spaziale europea (Esa) nella Guyana francese, dopo 27 minuti di viaggio il James Webb è stato rilasciato con successo diretto verso la sua orbita finale che raggiungerà tra un mese: da un punto di osservazione situato a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, il telescopio studierà le origini dell'Universo.
Nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea e agenzia spaziale canadese, Webb è il più grande e potente telescopio spaziale mai costruito.
È il successore del celebre telescopio spaziale Hubble, che ad aprile 2021 ha compiuto 31 anni di onorata carriera, sin dal lancio nel 1990 con lo space shuttle Discovery. Ma, prima che questo osservatorio da dieci miliardi di dollari sia in grado di darci prova delle sue capacità, dovrà superare alcuni sfide impegnative e, prima fra tutte, quella di sopravvivere al lancio, impacchettato all’interno del razzo europeo Ariane 5, uno dei più potenti lanciatori al mondo.
Webb, che prende il nome da James Webb, amministratore della Nasa che nel 1961, coraggiosamente, accettò la sfida di portare gli americani per primi sulla Luna, è un osservatorio che opera principalmente nella banda infrarossa dello spettro elettromagnetico e in parte nel visibile. È costituito da un grande specchio primario da 6,5 metri di diametro, con un’area di raccolta 7 volte quella di Hubble e 50 volte quella del telescopio spaziale Spitzer, e uno scudo solare delle dimensioni di un campo da tennis. Entrambi viaggeranno piegati e racchiusi all’interno della parte superiore del razzo Ariane 5 e si dispiegheranno, in una manovra molto delicata, una volta che Webb avrà raggiunto il punto lagrangiano L2 a circa 1 milione e 500 mila chilometri dalla Terra. E dovrà “auto gestirsi”, poiché a quella distanza non sarà possibile inviare astronauti a riparare guasti, come accaduto in cinque missioni per il predecessore Hubble.
Ecco perché si tratta di un gioiello tecnologico: costoso come un gioiello, ma anche in grado, promettono gli ingegneri che lo hanno realizzato, di dare vita a nuove tecnologie per utilizzi terrestri nell’ambito della robotica e dell’automazione. Secondo il professor John C. Mather, premio Nobel della Fisica e senior scientist del James Webb Space Telescope, con questo nuovo osservatorio spaziale: «Guarderemo l’universo due volte: una volta con la luce e una con l’immaginazione».
Molte le domande a cui Webb cercherà di dare una risposta, come: quali sono stati i primi oggetti che si sono formati nell’universo primordiale? Come si formano le galassie? Di cosa sono fatti i buchi neri, che hanno masse che variano da quelle stellari, a milioni o miliardi di volte la massa del Sole? Come si formano le stelle e i sistemi planetari? Quali sono i meccanismi che permettono la vita? Come ha fatto la Terra a diventare così speciale? Ma le scoperte più rivoluzionarie e importanti di Webb saranno certamente quelle che oggi non abbiamo nemmeno ancora immaginato. O che forse, per taluni aspetti, immaginiamo. Come hanno sottolineato gli stessi scienziati del team della missione.