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Al cinema dal 5 novembre. James Bond n. 24, tra inseguimenti e Grande Fratello

Angela Calvini martedì 27 ottobre 2015
Gli occhi di ghiaccio di Daniel Craig e lo smoking attillato di Sean Connery, l'Aston Martin DB5 di Goldfinger, il treno a cuccetta di Dalla Russia con amore, e poi inseguimenti mozzafiato con ogni mezzo, auto, elicotteri, aerei attraverso deserti, montagne innevate, città esotiche e una Roma notturna e misteriosa che sembra la pista di Indianapolis. James Bond è tornato alla tradizione, almeno dal punto di vista dell'estetica, ma con un animo contemporaneo sempre piu inquieto. Questo in sintesi il lavoro del regista Sam Mendes per Spectre, il 24mo capitolo della saga dell'agente 007, sua seconda prova "a servizio di Sua Maestà" dopo il magnifico Skyfall campione d'incassi tre anni fa. È mentre in Gran Bretagna i biglietti vanno a ruba dopo la premiere di ieri sera a Londra alla presenza della Royal Family, in Italia dovremo aspettare il 5 novembre per vedere nelle nostre sale il volto segnato e deciso di Daniel Craig, qui al suo quarto Bond. Volto che è però apparso questa mattina a Roma, città dove Spectre è stato girato, insieme a Naomi Harris, Ralph Phiennes, Monica Bellucci, Lea Seydoux e il nuovo cattivo Christoph Waltz.  La presigla è già una dichiarazione d'intenti. La scena si apre sontuosa sulla piazza principale di Città del Messico che esplode di colori caldi grazie alle riprese con la tradizionale pellicola 35 mm che Mendes ha voluto al posto del piu freddo digitale. L'agente 007 scatta tra la folla che sfila per il Giorno dei morti, tradizionale festa messicana tra l'1 e il 2 novembre, a caccia di un pericoloso mafioso che progetta un attentato allo stadio. "I morti sono vivi", recita il sottotitolo che già ci fa presagire come in questo film si andrà intrecciando passato e presente, chiudendo il cerchio con i precedenti film della serie Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall a cui Spectre fa continui rimandi, collegando trame e personaggi. Ma mentre nel capitolo precedente si sono ridisegnati tutti i coprotagonisti storici, trasformando Q in un petulante genietto del computer, Miss Moneypenny in una giovane agente di colore e il nuovo M (dopo l'uscita di scena della magnifica Judy Dench) nel severo Ralph Fiennes, qui c'era bisogno di rinnovare il mito del nemico per eccellenza, la bieca organizzazione segreta Spectre incarnata nella faccia sorniona di Christoph Waltz. Un vero peccato che l'attore due volte Premio Oscar per Tarantino appaia solo negli ultimi tre quarti d'ora del film (che peraltro dura due ore e mezza). In fondo non sono lui di per sé e le sue vendette personali sull'indistruttibile Bond il vero male. Mentre negli anni 60 la Spectre voleva impadronirsi del mondo attraverso le armi nucleari, oggi lo vuole fare attraverso l'informazione costruendo una rete globale per spiare i nostri dati, influenzare il mondo e organizzare il terrorismo. Per contro nel film il nuovo capo della sicurezza britannica C sostiene quella corrente di pensiero secondo cui tutto dipende dalla sorveglianza dei dati delle persone attraverso la tecnologia mentre il "nostro lavoro sporco all'estero lo faranno i droni". La licenza di uccidere degli agenti di Sua Maesta è roba vecchia. "Ma noi abbiamo anche la licenza di non uccidere", replica M sullo sfondo di una algida Londra. Ed è lo stesso pensiero che tormenta James Bond, già in crisi in Skyfall, che cerca nell'amore per la dottoressa francese Madeleine Swann (citazioni proustiane a gogo) una via di personale redenzione alla ricerca di se stesso. Non senza prima esserci cimentato in violente scazzottate, inseguimenti al cardiopalma e sparatorie granduignolesche. Mendes riesce insomma ad alternare alta spettacolarità e ricerca di senso e trova in Daniel Craig un interpete tanto agile quanto profondo.