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Il direttore 29enne. «La mia musica “giovane” per conquistare nuovo pubblico a Milano»

Giacomo Gambassi sabato 6 luglio 2024

Emmanuel Tjeknavorian sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano

Racconta che vorrebbe uscire dall’auditorium di Largo Mahler e fermare la gente per strada chiedendo di partecipare a un concerto. «La musica classica ha un fascino senza tempo, ma spesso viene percepita come distante o esclusiva. Invitando personalmente il pubblico, possiamo abbattere le barriere e dimostrare che siamo di fronte a una forma d’arte accessibile a tutti. Coinvolgere direttamente la comunità può suscitare curiosità ed entusiasmo. E allargare la platea di ascoltatori». Parola di Emmanuel Tjeknavorian, nuovo direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano che nell’immaginario collettivo resta ancora “laVerdi”. Una scommessa quella di puntare su una bacchetta di 29 anni, con un passato da violinista solista di fama internazionale e un presente sul podio in giro per il mondo. Il 15 settembre inaugurerà alla Scala la stagione dell’Orchestra Sinfonica, la prima da lui firmata. Ma Tjeknavorian ha appena portato in tournée la formazione milanese che si è esibita al Rheingau Musik Festival in Germania.

Emmanuel Tjeknavorian, nuovo direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano - Lukas Beck

Capelli ricci e barba corta, il maestro è nato a Vienna in una famiglia di musicisti d’origine armena. Ed è cresciuto fra le note. Un artista “pop”, nel senso di popolare. E appassionato divulgatore delle grandi partiture. Come dice non solo la sua carriera sui palcoscenici, ma anche l’esperienza da conduttore radiofonico del programma “Der Klassik-Tjek” sull’emittente Radio Klassik Stephansdom dell’arcidiocesi di Vienna.

È al suo primo incarico da direttore musicale. Perché ha accettato una nomina in Italia?

L’Italia ha un ricco patrimonio musicale e un profondo legame con la classica. Guidare l’Orchestra Sinfonica di Milano è un onore. Si tratta di lavorare con musicisti di talento in una città che vive e respira la musica e di contribuire alla sua vivace vita culturale.

A cinque anni suonava il violino. Un giovane direttore ha una marcia in più per avvicinare le nuove generazioni?

Credo di sì. Ritengo di potermi relazionare con gli interessi e i riferimenti culturali del pubblico più giovane. Posso presentare la musica classica in modi accattivanti, sia attraverso una programmazione adeguata, sia con incontri informali pre-concerto. Occorre rendere la sala da concerto un luogo accogliente per tutti, indipendentemente dall’età.

«È un direttore giovanissimo», si dice a Milano dopo la sua designazione. Paura?

Ogni nuova avventura comporta alcune sfide: soddisferò le aspettative, riuscirò a connettermi con l’orchestra e il pubblico? Ma la gioventù è sinonimo di nuove energie, unita alla volontà di correre qualche rischio. Intento fondere l’entusiasmo con il profondo rispetto per la musica e i musicisti.

Emmanuel Tjeknavorian sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano - Angelica Concari

Perché ha scelto di “lasciare” il violino per dedicarsi alla direzione d’orchestra?

Il violino sarà sempre parte di me, ma dirigere offre uno scenario più ampio. Guidando un’orchestra posso dare vita alla visione di un compositore. È un’incredibile responsabilità e, al tempo stesso, una gioia profonda.

I compositori russi e tedeschi ma anche Ravel, per i 150 anni dalla nascita, saranno quelli che troveranno maggiore spazio nei concerti che la vedranno impegnata nella stagione.

I compositori russi e tedeschi hanno una profondità emotiva e una complessità che trovo incredibilmente avvincente. La loro musica offre vasti “paesaggi” espressivi. Ravel, d’altra parte, ha un colore e una raffinatezza unici. Questo repertorio permette di esplorare una vasta gamma di emozioni e di mostrare la versatilità e il virtuosismo dell’orchestra.

Le sue radici affondano in una famiglia cristiana e ha frequentato una scuola cattolica. Dirigerà lo “Stabat Mater” di Rossini nell’aprile 2025, nei giorni che precedono la Pasqua.

La musica sacra ha sempre segnato in maniera significativa una parte della mia vita. Ci connette a qualcosa di più grande di noi stessi, offrendo momenti di riflessione e trascendenza. Dirigere partiture come lo “Stabat Mater” è estremamente commovente perché crea uno spazio di introspezione collettiva e di conforto.

Sogna anche l’opera?

Assolutamente sì. La lirica è una potente fusione di musica, teatro e arte visiva. Dirigere un'opera è un sogno perché implica lavorare a stretto contatto con cantanti, registi e scenografi per creare un'esperienza teatrale completa. È un modo diverso ma ugualmente emozionante di raccontare storie attraverso la musica.