Ha composto più di 300 colonne sonore per il cinema e la tv, scritto opere, sinfonie e musical. Stelvio Cipriani a 73 anni fa ancora concerti in giro per il mondo e ogni giorno studia al pianoforte «per stimolare la creatività».
Maestro, come è cominciata la sua carriera?Come scopritore di talenti, a 22 anni, segnalando a Teddy Reno, per il Festival degli Sconosciuti, la ragazzina dai capelli rossi che ogni sera accompagnavo con la mia orchestra nei locali di Roma: cantava con una grinta incredibile e si chiamava Rita Pavone. Vinse la gara e poco dopo divenne la moglie di Teddy.
E lei cosa fece? Andai in America a perfezionarmi e a studiare jazz. Tornato in Italia, Stefano Vanzina mi chiamò per comporre le musiche di
La polizia ringrazia, che diventerà un must del genere poliziottesco. La prima colonna sonora di una lunghissima serie.
Lei è famoso soprattutto per «Anonimo Veneziano», scritta per il film di Enrico Maria Salerno: ha venduto 14 milioni di copie in tutto il mondo. Ma quale altra colonna sonora da lei composta ricorda più volentieri?Una è
Poliziotto sprint, scritta per il film del mio amico Stelvio Massi. Per i suoi tratti jazzistici, a me più cari, mi vennero ispirati dalle musiche di un mio mito, il grande Henry Mancini (premio Oscar per le colonne sonore di
Colazione da Tiffany e
Victor Victoria,
ndr), che avevo conosciuto in quegli anni a Roma, in occasione della sua visita in Italia per promuovere il film
I girasoli di Vittorio De Sica, del quale aveva curato le musiche, prendendo spunto, dichiaratamente, da una mia composizione per il film western
Un uomo, un cavallo, una pistola di Vance Lewis (Luigi Vanzi). Mancini si innamorò di quella partitura scegliendola tra decine di altre proposte. Lo andai a ringraziare per aver fatto conoscere la mia musica in tutto il mondo. Il suo disco ha venduto più di un milione di copie. E in parte è merito mio...
È vero che James Cameron lo interpellò per le musiche del suo primo film, «Pirahna»?Sì. Ed è stata una delle mie colonne sonore più riuscite. Ma lo sa che ho anche scritto la sigla della prossima edizione del
Processo del lunedì di Aldo Biscardi? L’ho appena finita di preparare insieme a Lino Banfi che la canterà. È a ritmo di tango.
È vero che la musica da film ormai non è più di moda?E chi l’ha detto? La gente impazzisce ai miei concerti quando dirigo Nino Rota e Bacalov: a Catania il 10 luglio scorso c’erano 10.000 persone, tra cui molti ventenni, ad ascoltare e applaudire.
Che ruolo svolge la fede nel suo mestiere?È importante per me. Sono un credente. La fede è stata più volte fonte di ispirazione. Ho musicato anche
La preghiera per la pace sulle parole pronunciate da Giovanni Paolo II davanti all’assemblea dell’Onu nel 1992. Ne è scaturita una sinfonia che ho eseguito con un’orchestra di 92 elementi e un coro di 60 persone. Il 2 aprile del 2006 invece ho presentato la mia
Missa Solemnis con l’Orchestra Toscanini all’Auditorium di Roma. Ho scritto anche un’opera dedicata a Padre Pio prendendo spunto dalle emozioni che mi suscitò la visita ai luoghi dove si manifestò la sua santità.
Ha mai incontrato Giovanni Paolo II?Il 4 maggio del 2003, a Cracovia. Suonai per lui il
Tema di Karol composto per il 25° del suo Pontificato. Era già malato ma mi regalò uno dei suoi splendidi sorrisi. È stato il momento più emozionante della mia carriera. Nell’occasione, fui presentato al Pontefice dall’allora cardinale Joseph Ratzinger che mi invitò a suonare al pianoforte e poi, da provetto pianista qual è, mi chiese alcune spiegazioni tecniche sull’esecuzione. Devo dire che ha veramente delle grandi competenze musicali.
Progetti per il prossimo futuro?In ottobre suonerò in sala Nervi davanti a Papa Benedetto XVI la
Divinità del Verbo, una sinfonia tratta dal Vangelo di Giovanni, in particolare sul versetto «E venne un uomo».
Maestro, qual è il segreto della sua creatività?Mah… È una cosa innata. C’è soprattutto l’intuizione, e poi tanto mestiere.