Agorà

COPPA ITALIA. Inter, primo “titulo” E finisce in rissa

Giulio Peroni giovedì 6 maggio 2010
Poteva succedere di tutto. Ma nella notte romana hanno trionfato l’Inter e il gran nervosismo (a parte l’invasione finale del “cretino di turno” che ha cercato di colpire Cambiasso): nel primo caso è più una conferma che una novità, nel secondo è una realtà eclatante pensando ai timori della vigilia, alla benzina sul fuoco gettata trasversalmente e istituzionalmente dal mondo pallonaro e non solo da quello. Niente botte allo stadio, ma troppe scarpate in campo (7 ammoniti e un espulso).Solita parata di politici nei palchetti vip dell’Olimpico. Come il tasso di agonismo della gara, a tratti eccessivo. Inter e Roma hanno sprigionato comunque un calcio incessante: sembrava una finale di quelle vere, non l’assegnazione della coppetta nostrana che non si sa com’è non riesce mai a decollare. Ricordate l’edizione di due anni fa? Vinse la Roma sull’Inter già scudettata, ma era tutta un’altra storia, altro stadio (sebbene fosse sempre l’Olimpico), una battaglia (sportiva) che non andò mai in onda. Quella di ieri è stata la resa dei conti di due mondi ancora in lotta per il campionato. Due mondi contrapposti, differenti dalle fondamenta, incompatibili nelle loro diversità. Roma impreziosita dal talento romano del tecnico e dei suoi principali leader, Inter multinazionale con un solo italiano in campo. Le due squadre rappresentano il meglio del nostro repertorio, si è visto anche nelle rispettive performance. L’Inter che non ha tirato indietro le gambe, che ha avuto voglia di portare a casa il primo (ma ultimo in ordine di importanza) dei tre trofei, ma soprattutto che non ha ancora la testa a Madrid, è una ulteriore dimostrazione di grande spessore e persino in crescita.La Roma che si è battuta come un leone, prima e dopo la rete di Diego Milito: è l’emblema di un club assai vicina al definitivo salto di qualità. Nell’evoluzione di una partita molto nervosa ma mai cattiva (Totti espulso nel finale per calcione a Balotelli e sette cartellini gialli: quattro giallorossi e tre nerazzurri) ha vinto la squadra più matura e geometrica. Dopo aver perso quasi subito Sneijder e successivamente Cordoba, con Balotelli in campo, la squadra di Mourinho è passata al 4’’ con Milito, bomber di razza, alla ventiseiesima rete stagionale. L’azione è partita da Thiago Motta, assist per l’ex genoano, percussione sulla destra e botta che termina alle spalle di Julio Sergio. E’ la rete che da la coppa ai nerazzurri, ma in pratica è l’unica occasione delle tantissime che le due squadre hanno avuto nel corso dei novanta minuti. Nel primo tempo le più lampanti sono state quella di Maicon che quasi dalla linea di fondo prova il tiro; quella di Vucinic che serve Taddei, lancio per Toni ma Julio Cesar anticipa allontanando con una mano; l’azione di Perrotta che serve Taddei, il brasiliano crossa, lo stesso Perrotta colpisce benissimo di testa ma termina fuori. Nella ripresa Vucinic si gira ma il suo tiro è fuori. La Roma reclama inutilmente un rigore per un presunto contatto tra Chivu e Menez. Insomma, si corre e si crea come matti, dall’una e dall’altra parte.I giallorossi sognavano il primato di vittorie in coppa Italia (oggi a 9 è condiviso con la Juve) che l’anno prossimo poteva essere ricordato sulle maglie non solo con la coccarda tricolore, ma anche con una stella argentata che rappresenti la cifra tonda. È andata male, ma contro l’Inter di oggi che non rinuncia a nulla è quasi impossibile passare.