Agorà

CALCIO. Inter, Milan e Juve: quelle amnesie da grandi

Massimilano Castellani martedì 3 febbraio 2009
Tre uomini in barca: Mourinho, Ranieri e Ancelotti. Tre filoso­fie calcistiche distanti, sistemi comunicativi agli antipodi, accomu­nati solo da qualche amnesia di trop­po che a turno colpisce le loro squa­dre. Mourinho mastica amara la sua cicca, perché d’accordo il primato in classifica - a più 6 dal Milan - , ma con il Torino si è rivista una squadra che zoppica sul piano della perso­nalità. «Partite simili vanno vinte quando ancora siamo nel tunnel, prima di entrare in campo. Invece c’è un po’ di frustrazione», ha tuonato il tecnico portoghese al termine del match pareggiato contro il Toro. Mourinho non vede ancora un grup­po speciale come quello che aveva creato al Porto e al Chelsea: «Una co­sa è una squadra fatta ex novo con 10 acquisti scelti in base alla mia filo­sofia, qui invece ho trovato un grup­po fantastico che però forse non è nato nella direzione in cui io vedo il calcio». Campanello d’allarme: dopo otto mesi “Super Mou” si specchia con la squadra e vede che questa non ha af­fatto il suo volto. Vero che ha eredi­tato tutto il pacchetto extralusso di Roberto Mancini, ma quello che ha portato di suo, Quaresma, è un gio­catore strapagato (18,6 milioni di eu­ro più il cartellino del giovane Pelé) che si è conquistato già il gradino più alto del podio del “bidone 2009”. Ie­ri il centrocampista portoghese ha fatto le valigie per la gioia di un Meaz­za che si era stufato anche di fi­schiarlo. È andato a “trivellare” al Chelsea (passaggio che avvicina Drogba in nerazzurro) forse anche con la benedizione del suo profeta Josè che non ha esitato a scaricarlo. Potere del primato o forse dell’im­battibilità: 109 gare casalinghe sen­za sconfitte tra Porto, Chelsea e In­ter. Il passato è sempre dalla sua par- te. Il passato invece è tornato una terra straniera per Claudio Ranieri che il 61% del popolo bianconero non ri­confermerebbe. Sembrava ringiova­nito nell’ultimo mese (a dispetto pro­prio di Mourinho che gli diede del «settantenne») con la Juve a ridosso dell’Inter che invece in sette giorni slitta al 3° posto. Le due sconfitte con Udinese e Cagliari riportano i bian­coneri a uno status di squadra in­compiuta. Il rientro di Gigi Buffon paradossalmente è coinciso con il peggior momento del reparto difen­sivo che ha incassato 5 gol in due par­tite e ha visto andare in tilt la coppia Chiellini-Legrottaglie fino ad ora considerata la nuova grande mura­glia. In più Ranieri deve continua­mente aggiornare la lista degli infor­tunati che con la ricaduta di Cristia­no Zanetti (75 giorni di stop) ora è salita a 7 indisponibili. Tegole pesanti che frenano la corsa da anti-Inter da parte dei bianconeri. Ruolo appena ereditato dal Milan Spice, al quale gi­ra tutto bene, ma che contro quella Juve che adesso pare malata ha ri­mediato la sconfitta più dura della stagione (4-2). La squadra di Ance­lotti prima dell’esplosione di Pato, il blindamento di Kakà e la riscoperta della grande anima dei cross David Beckham, ha conosciuto giornate in­colori, regalando il primo punto sta­gionale al Cagliari (che da lì iniziò il suo percorso record) e impattando con il Lecce e il Torino. Cali di con­centrazione e risultati compromes­si nel finale, scene che in parte la squadra rossonera ha rivissuto non più tardi di mercoledì scorso contro il Genoa rivelazione di Gasperini. Con la vittoria sulla Lazio, i numeri cominciano a dare ragione ad Ance-­lotti, ma restano dei vuoti di memo­ria. Non doveva essere forse Ronal­dinho l’uomo della svolta? Siede stanco e annoiato in panchina inve­ce il brasiliano, insieme a Shev­chenko. Hanno perso la patina i lo­ro palloni d’oro, mentre l’uomo del­la provvidenza è diventato quel Beckham (inserito nella lista Uefa per due sole partite) che però tra un me­se potrebbe già smettere di fare l’a­mericano a San Siro e da Los Ange­les non ricordarsi più neppure che stava giocando per lo scudetto. Il tecnico portoghese dei nerazzurri Josè Mourinho domenica in panchina durante Inter-Torino (Ap)