Himalaya. L'impresa di dieci sherpa: conquistato il K2 in prima invernale
Una parte della squadra di sherpa che ha conquistato la vetta del K2 in prima invernale
L’ultimo, grande problema alpinistico degli Ottomila è stato risolto oggi da un gruppo di dieci sherpa, che sono riusciti a salire in inverno fino agli 8.611 metri della vetta del K2, la seconda montagna più alta della Terra, l’unica, finora, a non essere mai stata scalata nella stagione più fredda.
La cima della “montagna degli italiani” (la prima ascensione assoluta è stata realizzata, nel 1954, da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli), è stata toccata alle 17 (le 13 in Italia) e ha sancito il successo di una spedizione interamente composta da alpinisti nepalesi di etnia sherpa, la popolazione che vive ai piedi dei giganti del pianeta.
Un’ascensione che ha, dunque, anche il senso del riscatto per questa fiera popolazione, che ha avuto un ruolo fondamentale, ma spesso non adeguatamente riconosciuto, nella storia dell’alpinismo himalayano. E che, idealmente, è stata condotta fin sulla cima del gigante della catena del Karakorum dai dieci protagonisti di questa straordinaria impresa alpinistica. Questi i loro nomi: Nirmal Purja, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Mingma G. Sherpa, Kili Pemba Sherpa, Dawa Tenjing Sherpa e Sona Sherpa.
Li scriviamo tutti di seguito perché non c’è stata la “corsa” alla vetta, non c’è un “primo arrivato”, perché il traguardo è stato tagliato da tutto il gruppo unito. A dieci metri dalla cima, infatti, le diverse cordate si sono aspettate e hanno compiuto, insieme, gli ultimi passi verso la vetta, cantando l’inno nazionale nepalese.
«Siamo orgogliosi di aver fatto parte della storia dell’umanità e di dimostrare che la collaborazione, il lavoro di squadra e un atteggiamento mentale positivo possono superare i limiti di ciò che riteniamo possibile», ha scritto su Facebook, Nirmal Purja, che si era già ritagliato uno spazio nella storia dell’alpinismo, avendo scalato tutti i 14 Ottomila nel tempo record di 189 giorni. A lui si deve anche il racconto degli ultimi, appassionanti momenti prima della conquista della vetta.
«Questo è il traguardo più grande nella storia dell’alpinismo, questo è un buon esempio del lavoro di squadra. Grazie alla montagna per aver concesso questa scalata, “se la montagna ti lascia scalare, nessuno ti ferma”», ha scritto il capo spedizione, Chhang Dawa Sherpa. Preoccupato per la complessa fase di discesa, avvenuta in gran parte al buio: «È K2 ed è inverno, possono accadere ancora tante cose incerte, non si sa mai. Spero che tutti scendano alla base in sicurezza», ha aggiunto Chhang Dawa Sherpa.
Poche ore dopo il successo nepalese, il K2 è stato teatro della tragedia dell’alpinista spagnolo Sergi Mingote, morto a causa di una caduta sulle pendici della montagna pakistana. L’incidente si è verificato tra il campo 1 e il campo base avanzato, mentre lo scalatore era impegnato nella discesa. A confermare la notizia è stato sempre Chhang Dawa Sherpa. Nel tentativo di salvare lo spagnolo sono saliti sulla montagna alcuni alpinisti, tra cui la cordata composta dal rumeno Alex Gavan e dall’italiana Tamara Lunger, oltre a un team medico partito dal campo base.
In Pakistan da Natale, anche Lunger è impegnata nella difficile salita invernale al K2, montagna che ha già conquistato, senza far uso di ossigeno, nel luglio del 2014, seconda donna italiana della storia, dopo Nives Meroi. Se anche questa spedizione avrà successo, l’alpinista altoatesina di Cornedo all’Isarco, sarà la prima donna ad arrivare in vetta di un Ottomila in inverno in una prima salita e sulla stessa montagna in due stagioni diverse. Un doppio record che andrebbe ad impreziosire ulteriormente un curriculum già ricco di successi, nonostante la giovane età dell’alpinista italiana, che a giugno compirà 35 anni.
Complimenti agli sherpa e condoglianze ai familiari di Mingote sono arrivate, via Facebook, da Simone Moro, impegnato nell’invernale al Manaslu (8.156 metri). «La comunità alpinistica gioisce per la conquista della vetta del K2 in inverno e piange un compagno, nello stesso giorno, sulla stessa montagna», si legge nel post dell’alpinista bergamasco, unico al mondo ad aver salito quattro Ottomila in inverno.