Agorà

INCHIESTA. Il Venezia nelle mani dello “Zar”

Massimiliano Castellani giovedì 29 settembre 2011
Mentre eravamo intenti a seguire l’ultimo esotico volo d’angelo di Samuel Eto’o all’Anzhi Makhachkala del magnate Kerimov e ancor più ci affannavamo a scovare sul mappamondo l’impercettibile eppure ampia Repubblica caucasica del Daghestan, dove ha sede l’ormai famigerato club, non c’eravamo accorti di avere i russi in casa. L’apparizione, poco cinematografica, di un americano alla Roma, lo zio Tom DiBenedetto, ha fatto assai rumore, mentre quella dello “Zar” del Foot Ball Unione Venezia, Jurij Korablin, non si era accorto quasi nessuno.Colpa dell’acqua troppo alta intorno al calcio dilettantistico, perché quel Venezia che il vulcanico Maurizio Zamparini fuse tra mille battaglie di campanile con il Mestre e che riportò in Serie A nel 1997, ora si è inabissato nel campionato di Serie D. Le istantanee sbiadite dal tempo, di quegli anni formidabili in A, con il 10° posto del ’98, i 23 gol del bomber Pippo Maniero e le magie del non ancora panchinizzato Alvaro Recoba, si vendono ancora ai giapponesi, insieme alle cartoline dei gondolieri di Piazza San Marco. Esattamente dieci anni fa (stagione 2001-2002), dopo la retrocessione in B, il piccolo doge del calcio lagunare Zamparini, decise di traslocare tutto a Palermo, motivazione: «A Venezia non mi fanno fare lo stadio».Oggi sappiamo che nel gattopardesco mondo del pallone italico, se vogliamo che tutto cambi, servono gli stadi di proprietà del club. Finora tanti progetti (l’ultimo la Fiorentina), ma uno solo realizzato, quello della Juventus. Il piccolo Venezia che dopo il doppio fallimento del 2005 e 2009 galleggia al Penzo, il vetusto impianto all’Isola di Sant’Elena, non è certo la Juventus, ma i rubli sonanti dello “Zar” Korablin possono convincere il comune a dare carta bianca al grande sogno chiamato Venice Green Stadium. Come ai tempi di Marco Polo sono tornati i persiani in città, rappresentati dall’architetto Masud Esmailou che per conto dello Zar del pallone ha disegnato l’avveniristico gioiello da 250 milioni di euro.Uno stadio da 30mila posti, naturalmente tutti al coperto, riscaldati e con stivali di gomma da utilizzare al rientro in città, in caso di acqua alta.Sì perché l’area del progetto è quella del Quadrante di Tessera, a due passi dall’aeroporto. Un bel pezzo di terra da 2milioni di metri quadrati, 300mila edificabili. Sono quelli i campi che più interessano a Korablin che lì vicino alla pista d’atterraggio più che lo stadio e i gol di qualche Eto’o, sogna di piazzare due alberghi a cinque stelle, una clinica fisiatrica e un dostoveskiano Casinò. Morte a Venezia del pallone?Il suo staff vi dirà di no, perché l’oligarca russo, ex sindaco di Khimki, di calcio ne mastica pure un po’ per aver aver fatto lo Zamparini: prese la squadra della sua città dal nulla e l’ha portata in B. Con il basket ha fatto anche meglio, Khimki ha conosciuto persino l’Eurolega. Squadre e gloria sportiva perduta, insieme alle elezioni, per colpa di un fido servitore di Putin, Vladimir Strelchenko. Ora con la sua lista che è tutto un programma, “Causa giusta”, proverà a riprendersi tutto il pacchetto: governo, calcio e basket.In Russia funziona così, ma ormai tutto il mondo è paese. Per questo lo Zar è calato in Italia e ha scelto la Serenissima per combinare affari d’oro. Il calcio come sempre nei tempi moderni è un comodo specchietto per le allodole. Ma nella città più romantica del mondo, neppure l’inizio della storia di Korablin al Venezia tocca il cuore. Leggenda vuole che in un negozio di qualche calle, alla vista della casacca arancioneroverde, un amico veneziano gli abbia confidato: «Costa di più la maglia che la squadra». Jurij il volubile salutò la commessasi, si mise in contatto con quel che restava della proprietà sull’orlo fallimento, staccò un assegno da 200mila euro e il giocattolo Venezia era suo. Salvatore della patria? Ma quando mai. L’estate scorsa con 700mila euro il Venezia sarebbe stato comodamente ripescato in Seconda Divisione, la vecchia C2, ma Korablin ha fatto i suoi conti e ha mandato a dire a chiare lettere cirilliche: «O mi fate fare lo stadio e la cittadella dello sport, oppure mollo tutto».Ora, più che il dubbio se la squadra riuscirà a vincere o meno il campionato di Serie D, lo attanaglia quello se potrà mettere le mani sul terreno del nuovo stadio che dovrebbe essere costruito entro il 2014. Anche avendo la possibilità di metterci di tasca propria 150milioni di euro, quella certezza lo Zar di Venezia non ce l’ha.Nella gara che verrà indetta il prossimo anno, dicono nei corridoi del comune veneziano che se la giocherà alla pari con la concorrenza. Ma è certo che per come va il mondo, specie quello del calcio, se all’asta tosta non si presenteranno i Kerimov o gli Abramovich o ancor peggio gli sceicchi del Qatar, forse Korablin potrebbe anche segnare a porta vuota.