Scosso e in lutto, il mondo del ciclismo (e non solo) si interroga sulla tragica scomparsa di Antoine Demoitié, corridore belga di 25 anni della Wanty Goubert, caduto domenica nel corso della classica belga Gand – Wevelgem, e successivamente investito da una moto che seguiva il gruppo. Sin dai primi momenti le condizioni dell’atleta sono apparse gravi. Poi ieri mattina un peggioramento delle sue condizioni e non c’è stato più nulla da fare. L’Associazione internazionale ciclisti professionisti (Cpa) e tutti i corridori chiedono «che sia immediatamente fatta luce sulla dinamica dell’incidente, sulle circostanze che lo hanno provocato nonché sulle eventuali responsabilità delle parti coinvolte». Il presidente della Cpa, Gianni Bugno, nella stessa nota diffusa dall’associazione, sottolinea che «in questo momento di tristezza e dolore per la morte di Antoine non vogliamo fare polemiche ma è tanta la frustrazione che abbiamo dentro». E l’Unione ciclistica internazionale, ha assicurato che «collaborerà» per far luce sulla dinamica dell’incidente. Sarà importante capire come è morto il 25enne belga, ma è chiaro che senza la presenza di quella maledetta moto, non saremmo qui a raccontare di questa tragedia. Il portavoce della Wanty Gobert, José Been, ha parlato dell’incidente scagionando il motociclista: «Non si è trattato di un impatto ad alta velocità: conosco quella persona, è esperta, segue le gare belghe da venti anni. Purtroppo c’è stata una caduta di gruppo, la moto dietro aveva una velocità moderata e ha scartato le bici a terra, ma non è riuscita ad evitare Antoine ». Da Alberto Contador fino a Vincenzo Nibali, sono stati tanti i tweet di cordoglio ma soprattutto di denuncia: «È necessario un controllo delle moto durante le corse», ha twittato lo spagnolo. E l’azzurro Nibali dal suo profilo ha detto esplicitamente: «Non ci sono parole per l’accaduto che ha travolto il nostro sport. Serve più coerenza in gara e non solo!». Quello che ha coinvolto Demoitié è infatti solo l’ultimo di una lunga serie di pericolosissimi incidenti causati da auto e moto di servizio o ammiraglie. Demoitié, spirato all’ospedale universitario di Lille, ha donato gli organi. E come ha scritto il suo compagno di squadra Gaetan: «Eroe fino in fondo, così ha salvato tre vite».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo la morte del corridore belga investito, ciclisti infuriati: «Serve più sicurezza». Il suo collega: «Ha donato gli organi salvando tre vite, un eroe fino in fondo» Antonie Demoitié