«Mi dovrò vendere la collezione di francobolli per pagare le spese legali dei processi». Così disse Giulio Andreotti nel corso di una puntata di
Porta a porta. Ma poi non lo fece. Ora però la sua famosa collezione
Calendario dello Stato Pontificio 1870 va davvero in vendita a cura della Casa d’aste Ferrario, sabato e domenica prossimi a Milano presso l’Hotel De La Ville. Base d’asta 40mila euro, con una stima di 100mila. Si tratta di 364 lettere affrancate, una per ogni giorno del 1870, l’anno della Presa di Roma, comprese due rarissime del 20 settembre, il giorno della Breccia di Porta Pia, una inviata da Civitavecchia e una da Albano. «È un vero calendario laziale del 1870 – scriveva Andreotti nell’introduzione alla sua collezione –, con la differenza che i foglietti sono formati da altrettante lettere impostate a Roma o in altre località della regione tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre nell’anno che segnò il passaggio dall’amministrazione pontificia a quella italiana».Nella sua lunghissima carriera governativa non ha mai ricoperto l’incarico del ministro delle Poste ma questo non gli impediva di riflettere sul settore. Così nel 1976, prendendo spunto da una lettera affrancata proprio il 20 settembre rilevò come «in un giorno drammatico per la città, gli impiegati pontifici restarono al loro posto, in una concezione del pubblico servizio che sarebbe stato bene far resistere all’usura del tempo». Tipica frase andreottiana. Così come il racconto di come gli nacque l’idea di una “collezione-calendario”. «L’idea mi venne vedendo esposta nel 1959 alla mostra di Palermo la raccolta, giorno per giorno di cento anni prima, inviata dalla regina d’Inghilterra. Imitare una casa regnante è attraente». Due anni dopo Andreotti tentò un approccio sul tema proprio con regina Elisabetta in visita ufficiale a Roma. «Provai a conversare con lei di francobolli ma dimostrò più interesse per l’ippica». Peraltro le corse dei cavalli erano una grande passione anche dell’ex presidente del consiglio.Per Andreotti collezionare francobolli non era solo una passione filatelica ma soprattutto di ricostruzione storica. Una passione ben nota, come dimostrano i tantissimi libri scritti. «L’interesse della raccolta – scriveva molti anni fa – sta non solo nella documentazione della progressiva introduzione, dopo il 20 settembre, dei francobolli ad effigie di Vittorio Emanuele II, ma anche nella diretta testimonianza di quella che fu la vita di Roma e del Lazio in quell’anno così “storico”, anche in ordine all’ininterrotta, notevole efficienza dei servizi postali». Di nuovo, come è evidente, un collegamento tra quel passato e l’attualità.Oltre alle due rarissime lettere del 20 settembre, nella collezione sono presenti anche due lettere del 14 e 16 settembre, spedite da Ronciglione e Velletri nei rispettivi giorni di liberazione e altre due dell’8 e 9 ottobre, che sanciscono l’ultimo giorno della Giunta provvisoria di governo e il primo giorno di annessione al Regno d’Italia. Ancora una volta la storia, ma non solo. «Riguardarli – spiegava Andreotti a proposito dei suoi “pezzi” – mi riporta alla Roma dell’800 – così diversa e così eguale – e alla piccola casa del rione Campo Marzio». Quella di «una zia papalina» dove lui era nato. Un ricordo romanissimo del romanissimo Andreotti.