Agorà

Italia in scena. Il teatro riparte dall'oratorio

Angela Calvini giovedì 14 gennaio 2016
Lasciata la tranquilla cittadina di Faenza alle spalle, la provinciale si addentra sempre più in profondità tra filari ininterrotti di kiwi, cachi, pesche, mele. La nebbia, in questa domenica di gennaio, ha lasciato il posto a uno splendente sole invernale, che illumina ettari ricoperti da campi, linde case coloniche e, lì in mezzo, una graziosa chiesetta romanica con annessi due edifici anni 50 e un piazzale dove posteggiano i fedeli che stanno arrivando per la Messa. «Eccoci arrivati. Benvenuta a Pieve Cesato. Questo è il centro della nostra frazione, mille abitanti in tutto» spiega sorridendo Paolo mentre ci mostra orgoglioso il presepe artistico sul tema della Misericordia in mostra fino a fine gennaio, creato con la cartapesta dall’amico artista Tommaso Peroni. «Noi qui ci teniamo a mantenere le tradizioni» spiega Paolo Cavina, presidente dei circoli Anspi dell’Emilia Romagna (circa 83.000 tesserati e 450 oratori) e, nella vita, responsabile di una importante cooperativa che vende frutta alla grande distribuzione e neoconsigliere comunale. Inevitabile pensare a Peppone e don Camillo, in queste belle terre del ravennate. A 500metri c’è il circolo Arci e più in là il Circolo Campagnolo, nella chiesa di san Giovanni Battista il parroco don Vittorio sta celebrando attorniato da 13 chierichetti che, nel pomeriggio, svestiranno l’abito bianco per indossare quelli del Gatto e la Volpe, di Geppetto e della fata Turchina. Infatti, alla chiesa sono annessi, oltre alla scuola materna e elementare, l’oratorio don Bosco e l’omonimo teatro, fatto costruire da don Valentino Donati nel 1957, in un periodo in cui ogni chiesa aveva una sala teatrale. La stessa Associazione Nazionale San Paolo, fondata nel 1963, è arrivata ad avere sino a 400 compagnie teatrali e ha ancora oggi il teatro come parte importante nei suoi 1822 oratori e circoli sparsi in 18 regioni, che contano 275.000 tesserati. Uno di questi è l’oratorio “Don Bosco” di Pieve Cesato, che ha aderito all’Anspi 25 anni fa, «anche se qui si è sempre fatto teatro sin dall’inizio. La Romagna ha una fortissima tradizione teatrale » racconta Paolo che è cresciuto recitando sulle tavole di questo grande palcoscenico, 330 posti a sedere, buca per l’orchestra e acustica perfetta. E tanti sforzi, anche economici, per mantenerlo attivo e in sicurezza. Ora tocca ai giovanissimi della compagnia Actors 2.0, formatasi l’anno scorso, prendere il testimone dai loro nonni e genitori. Sono 22 ragazzi delle medie e delle superiori, dagli 11 ai 17 anni, guidati da Imerio Calderoni, meglio conosciuto come Peo. «Devo anche io tutto a don Valentino» ci racconta dietro le quinte mentre controlla le scenografie del Pinocchio che ha personalmente adattato in drammaturgia da Collodi. «Quel sacerdote credeva nel valore delle regole e ci ha fatto capire che il teatro si basa su questo – aggiunge Peo, regista e, nella vita, impiegato – sul rispetto dell’altro, sul valore aggregativo. I nostri spettacoli si inseriscono in un preciso percorso di catechesi ». Intorno a lui, curioso, sgattaiola Lucignolo, il 12enne Mattia che da grande vuole fare il contadino come il papà, inseguito da Pinocchio, il 15enne Mattia che invece si dedicherà all’informatica, mentre Chiara, la figlia del regista nei panni della nonna, sogna di studiare cinema. Lo spettacolo va in scena per le feste di Natale e in sala un pubblico di bambini piccolissimi, ride e si emoziona davanti alle fauci della balena spalancate. Ad applaudire in sala, anche gli amici delle altre compagnie del circondario, con cui il presidente Cavina sta cercando di fare sistema. «A novembre abbiamo promosso degli scambi di spettacoli fra sette compagnie Anspi della zona, ed è stato un successo. Lo rifaremo». Aggiunge, mentre Alfonso Nadiani, autore e attore da 40 anni per la “Compagnia degli amici del teatro” di Cassanigo racconta «la grande responsabilità di fare un teatro con professionalità, per uscire dal cliché del teatro “parrocchiale”». Perché il pubblico, quando si fanno le cose per bene, c’è, aggiunge Mauro Cattani di Pieve Corleto, classe 1938, maestro di teatro di una generazione al Don Bosco, già dirigente dell’Azione Cattolica. A questa sala si appoggia anche la compagnia Tre Stelle, tutti giovani, un piccolo fenomeno proveniente da Lugo di Romagna, che guidata dall’energica Valentina Scentoni, insegnante di storia del teatro e arte, sta emergendo con una sua versione del musical Giulietta e Romeo «dove puntiamo sul tema dell’inutilità dell’odio tra le famiglie» spiega. Cambiano le generazioni e gli stili teatrali, ma il cuore resta.  Le precedenti sono stati pubblicate il 27 e 30 dicembre, 2 e 9 gennaio.