Spiritualità. Il silenzio che parla: la lezione dei certosini
Un fotogramma di "Il grande silenzio", film documentario diretto da Philip Gröning nel 2005
Quante volte presi dallo sconforto ci siamo sentiti come una squadra di calcio in balìa dell’avversario, impotenti e in fuorigioco rispetto a questo tempo. E magari guardandoci allo specchio abbiamo visto la sagoma dell’Urlo di Munch gridare il nostro bisogno di sapere che senso ha questa vita e la realtà che ci circonda. Quante volte poi abbiamo “urlato” il desiderio di relazioni e amicizie autentiche in un’epoca in cui la realtà virtuale spesso maschera soltanto le nostre solitudini. Ci sono insomma tanti ragionevoli motivi per pensare di vivere nel peggiore dei mondi possibili: non solo guerre e pandemie, ma anche le ideologie che stanno scardinando la famiglia o le nuove dipendenze tecnologiche che mettono in crisi il rapporto genitori-figli. In realtà però ogni epoca ha le sue croci, i paragoni sono fuorvianti. Ciò che conta è il cuore dell’uomo che è lo stesso da sempre e determina il nostro cammino. Per prenderne coscienza è rigenerante tuffarsi nel fiume di acqua pura e cristallina che sgorga da un volume prezioso: Alla scuola del silenzio. Un itinerario di contemplazione. Antologia di autori certosini (Rubbettino, pagine 534, euro 29,00) con la prefazione di Armando Matteo. Sono stati raccolti i pensieri limpidissimi di tutti i grandi uomini di uno degli ordini monastici più rigorosi e affascinanti della Chiesa cattolica. Un’opera monumentale che disseta l’uomo contemporaneo pur con testi scritti anche mille anni fa. L’ordine certosino fu fondato da san Bruno, nativo di Colonia in Germania nel 1030 circa, morto nell’eremo calabrese di Serra San Bruno nel 1101. Il primo monastero da lui fondato fu la Grande Chartreuse, presso Grenoble, in Francia, che spiega anche il nome dell’ordine. Alla base c’è la consapevolezza che tutti i più grandi segreti furono rivelati anche ai personaggi biblici non tra le folle ma nella solitudine perché è qui che il cuore acquista «quell’occhio puro e luminoso» che riesce a vedere il Creatore dell’universo. E lo sguardo di Bruno vede Dio soprattutto come bontà: «Vi può essere qualcosa di più buono di Dio? Anzi qual altro bene può esservi fuori di Dio solo?». Dicono che il santo avesse sempre il volto lieto, ma questo è un privilegio riservato ai “coraggiosi” che abbracciano questa vita. Come scrisse lui stesso: «Solo quelli che ne hanno fatto l’esperienza sanno quale utilità e gioia divina donano la solitudine e il silenzio dell’eremo a quelli che li amano». La pace interiore è una conquista che richiede allenamento, una continua lotta con sé stessi trovando la forza in Colui che ci ha voluto in campo. «E Dio – scrive san Bruno – dona ai suoi atleti, per la fatica del combattimento, la ricompensa desiderata: la pace che il mondo non conosce e la gioia dello Spirito Santo». La produzione letteraria dei certosini, avverte il volume, è piuttosto scarsa rispetto agli altri ordini monastici. C’è un motivo ben fondato ribadito anche negli Statuti ed è il timore di trascurare il primo e il più importante compito per un certosino: occuparsi solo di Dio nella solitudine e nel silenzio. Una ragione in più per apprezzare una raccolta che presenta molti testi per la prima volta tradotti in italiano di autori anche poco conosciuti. Alla fine tra le mani abbiamo un vero manuale per sperimentare un silenzio che parla e il potere della preghiera. Perché «nella preghiera se Dio ci lascia nella notte, essa si illumina di chiarezza». Un’ancora di salvezza, dal momento che immersi come siamo in questa società frenetica ci affanniamo in fondo alla ricerca dell’unica cosa forse non a portata di clic: la pace del cuore. Ecco perché è sempre attuale l’antico motto dell’ordine certosino: Stat Crux dum volvitur orbis (“Stabile è, allora, la croce di Cristo, mentre il mondo si muove”). Non è facile certo fare i conti con la sofferenza, il dolore innocente dei più piccoli o di coloro a cui vogliamo bene. Vorremmo fare a meno delle nostre “croci”, anche se in soccorso ci viene proprio il Golgota. E quando non riusciamo più ad alzare lo sguardo, i certosini insegnano: «Dio si assenta per essere maggiormente desiderato». È la fiducia di chi già ora si sente al sicuro come un bimbo tra le braccia di quel Padre che un giorno ci renderà felici per sempre. La fede come relazione, per dribblare l’insidia più grande, quella di pensare di doversela giocare da soli. Scrive il monaco Augustine Guillerand: «Non vediamoci più soli a portare il peso del nostro essere e della vita. Non vi è errore più pericoloso di questo. Dio si offre a noi per colmare il vuoto della nostra anima e trasformare in gioia tutte le sue desolazioni».