Torino. Salone del libro e Aie vanno oltre le polemiche. Indagato l'editore sovranista
Francesco Polacchi, editore di Altaforte, è stato iscritto dalla procura di Torino nel registro degli indagati. L'accusa che gli viene mossa è di apologia di fascismo per alcune dichiarazioni fatte nel corso di una trasmissione radiofonica. Contro quelle dichiarazioni Regione Piemonte e Comune di Torino avevamo annunciato ieri la presentazione di un esposto alla Procura e oggi, a seguito della presentazione dell'esposto, la procura torinese ha aperto un procedimento penale, precisa una nota, per il reato di cui all'art. 4 l. 645/52 (legge Scelba, ndr). (Redazione Internet)
Continua a montare la polemica di questi giorni sulla presenza dell’editore 'sovranista' Altaforte al Salone del Libro, smuovendo posizioni da diversi attori del mondo culturale. Dopo le dimissioni di Christian Raimo, membro del Comitato editoriale del Salone, a ruota hanno infatti deciso di non partecipare alla manifestazione Wu Ming, Carlo Ginzburg e anche il fumettista Zerocalcare.
A confermare la loro presenza, invece, oltre a Michela Murgia, lo scrittore Roberto Saviano. La discussione arriva addirittura in Polonia. La Stampa riporta parti della lettera indirizzata al Comune e firmata dalla sopravvissuta ai lager Halina Birenbaum, con Piotr Cywinski, direttore del museo di Auschwitz: «Non si può chiedere ai sopravvissuti all’Olocausto di condividere lo spazio con chi mette in discussione i fatti storici che hanno portato all’Olocausto, con chi ripropone un’idea fascista della società». Gli organizzatore della kermesse ieri hanno espresso in una nota la loro posizione: «Il Salone del Libro di Torino è un luogo di scambio, di confronto, di condivisione, di festa. Coinvolge centinaia di migliaia di persone. È un esempio virtuoso per tutto il Paese. E Torino è una città profondamente antifascista. Nel centenario di Primo Levi, la comunità del Salone del Libro si raccoglierà una volta ancora per discutere di democrazia, di Europa, di convivenza, di immigrazione, di letteratura, del restare umani in un mondo difficile».
EDITORIALE Il Salone del Libro e la Costituzione di Alessandro Zaccuri
La nota prosegue ponendo anche una questione più ampia: «Le polemiche che si sono accese per la presenza di una casa editrice i cui animatori, in nome del fascismo, hanno rilasciato dichiarazioni che si commentano da sole, pongono un tema al mondo dell’editoria, della cultura, della politica. Il problema ovviamente non è la libertà d’espressione, ma cosa si può muovere intorno a certe idee che non sono solo agli antipodi dell’impostazione culturale del Salone di quest’anno ma la cui messa in pratica turberebbe l’ordine democratico offendendo la Costituzione. Se il Salone è diventato l’occasione per affrontare questo tema, rilanciandolo oltre che al mondo della cultura a quello della politica, allora la cultura sarà davvero servita a qualcosa».
Proprio alla Costituzione, e ai valori fondanti della nostra Repubblica, ha fatto riferimento il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che intervistato dall'AdnKronos ha precisato: «Sul pluralismo non transigo quando si sta dentro i limiti non solo della legalità ma della decenza», ricordando che «loro possono parlare della libertà che loro non hanno concesso, e che non vorrebbero concedere, agli altri. Una libertà che va mantenuta, io a questo ci credo, non possiamo rinunciare ad essere noi stessi. Ma dobbiamo saperla presidiare. Confido nella magistratura e nelle forze dell’ordine finché le fanno lavorare».
Anche l’Associazione Italiana Editori commenta la vicenda, con una dichiarazione del suo presidente Ricardo Franco Levi: «Chi opera professionalmente nel mondo dei libri e, più in generale, chiunque ami i libri e la lettura ha nel proprio Dna, come principio fondante, la difesa della libertà di pensiero, di espressione e in particolare di edizione in tutte le sue forme. Per questo l’Aie continua ad auspicare la partecipazione di tutti al Salone internazionale del Libro di Torino».