Agorà

Sanremo. Il Principe Carlo e gli “Amici” del Festival

Massimiliano Castellani domenica 5 febbraio 2017

Carlo Conti a Sanremo si scalda per il Festival (Ansa/Claudio Onorati)

La musica, il chiacchiericcio, le rose rosse per te e lei, sta per cominciare. Il titolo di questa passerella dolceamara, per restare nel clima canzonettaro forse meglio dolcenera, invita subito a fare i conti al Festival di Re Carlo, Conti.

Gratis et amore schei

L’abbronzatissimo Carlo, sovrano dell’Ariston, assicurano che si accontenti francescanamente di cifre lontane anni luce da quelle dei suoi illustri predecessori alla teleguida del Festival (Bonolis, Morandi Fazio): il suo cachet è di “appena” 650mila euro. Un aumento di circa centomila euro in più rispetto alla passata edizione per Raiman, signore assoluto del palinsesto televisivo e anche radiofonico (Conti è anche direttore artistico di Radio Rai) dell’azienda di viale Mazzini. Ma il Carletto nazionalpopolare a conti fatti prenderà anche 350mila in meno di quello che il Circo floreale diede alla “mediasetwoman” Michelle Hunziker che, tra papaveri e papere, si portò a casa un milioncino secco. E poi se è vero che il Festival contiano costa 15 milioni di euro ma, tra sponsor e utili di ritorno ne fa incassare 22, beh allora altro che principe della teleconduzione, si merita il posto di Padoan: Conti ministro dell’Economia, subito!

Il fascino discreto di Maria

Per riempire al meglio, come lo scorso anno, il gran contenitore festivaliero, Carlo ha invitato a corte la regina Maria De Filippi. Da capire il ruolo di nostra signora della tv commerciale: se ne starà come sempre a guardare, oppure interagirà con il mondo reale delle canzonette, partecipando “superpartes” alle esibizioni delle sue creature di scuderia (Bernabei, Elodie, Sylvestre, Lele)? Gli Amici degli amici della Fascino, la società della Maria (che con il suo galeone ha attraccato - gratis - al porto di Sanremo) resterà giusto il tempo di questa cinque giorni oppure medita una replica da protagonista assoluta della prossima Roma-Milano-Sanremo? Ai poster l’ardua sentenza.

Crozza, da Ballarò a Canterò

Siparietto in apertura di serata per Maurizio Crozza. Nessun confronto con il pubblico dell’Ariston che quattro anni fa lo inibì e lo costrinse alla resa con un semplice coro pro-Cavaliere nero Berlusconi. Meglio non rischiare, quindi compitino quotidiano in stile Ballarò per far sentire la sua voce roboante da padrone della satira, in versione canterò. Ormai Crozza se la canta e se la suona da par suo, anche perché - dicono che giochi a porta vuota e che non abbia rivali nel suo campo. Il terreno, è quello dell’attore-trasformista. Ebbene se una riconvocazione in pianta stabile di Virginia Raffaele poteva sembrare una scopiazzatura di Sanremo 2016, per cambiare si potrebbe anche lanciare sul palco Ubaldo Pantani (con la Gialappa’s animerà le notti in bianco del Dopofestival) che è maturo e meriterebbe una chance da re per una notte.

Non m'annoio con la Mannoia

«E non m’annoio», canta Jovanotti. E invece un po’ annoia sentire persino dal barbiere di via Siviglia, che i giochi sono già fatti e che Sanremo è il solito baraccone all’italiana: specchio del Paese reale con le sue ombre, le sue mazzette (vedi il caso dello scenografo Bocchini, il più amato da Carlo Conti) e i suoi mazzi di gigli e gigliole. «È come quando fecero vincere i Pooh o Vecchioni, hanno già deciso: il Festival è della Mannoia», intona vox populi. Questa è la città dei fiori, perciò a qualcuno pare scontato che vincerà Fiorella. E poi ci sono i “cantanapoli” convinti che per risarcimento morale, e non solo, «la Palma d’oro la devono dare a Gigi D’Alessio o al limite a Clementino». Ma la tribù dei Carrisi insorge: «Dopo tutto quello che ha sofferto... Al Bano viene a Sanremo nonostante il cuore matto». Felicità. La musica non è neppure cominciata e la giuria popolana ha decretato il suo podio: Mannoia, D’Alessio, Al Bano. «Vedrai, vedrai...». Vedremo.