L'estate del Mundial. Il primo sceicco che mise le mani sul grande calcio
Gli sceicchi del Qatar organizzatori del primo Mondiale in inverno, dal 21 novembre al 18 dicembre 2022
Tra i molti figuri e le altrettante figurine che hanno popolato l’indimenticabile estate del 1982 una si staglia nettamente e ancora oggi - a quarant’anni di distanza - rimanda a noi nostalgici il lucore della giovinezza e la certezza che quel Mondiale in Spagna fu davvero il riassunto di un’epoca, un Circo Barnum che diede cittadinanza a eroi e guitti, nani e ballerine. Tra di loro, uno sceicco dal nome lunghissimo - Abdul Al Jaber Fahad Al Sabah - che un giorno invase il campo durante una partita e sbucò a tradimento nel riquadro dei nostri piccoli televisori, in quel tempo sospeso che esiste solo nei pomeriggi d’estate. Era il 21 giugno, a Valladolid si giocava Francia-Kuwait, partita del gruppo 4 del Mondiale. Lo stadio José Zorrilla era stato inaugurato solo quattro mesi prima. La Francia, avendo perso al debutto contro l’Inghilterra, necessitava di una vittoria per rimettersi in corsa per la qualificazione; mentre il Kuwait - alla prima partecipazione ai campionati del mondo - aveva imposto il pari alla Cecoslovacchia e ora cercava conferme. Filò tutto liscio fino a dieci minuti dalla fine. La Francia diede sostanza alla propria superiorità portandosi sul 3-1. L’episodio che avrebbe sconvolto il mondo prese forma quando Alain Giresse segnò il quarto gol per i francesi. Fu in quel momento che accadde una cosa mai vista in un campo di calcio. Lo sceicco dal nome lunghissimo - Abdul Al Jaber eccetera eccetera - scese imbufalito dalla tribuna, entrò in campo accompagnato dalle guardie del corpo e si diresse verso l’arbitro puntando il dito con modi minacciosi.
Non era uno qualsiasi, Fahad era presidente della Federazione kuwaitiana, membro del Cio, fratellastro dell’emiro Jabir III al-Ahmad al-Jabir Al Sabah, «ministro di culto e persona degna di rispetto» come veniva presentato dalla Fifa, insomma, la massima autorità calcistica in Kuwait. «Via! Via», facendo ampi cenni con la mano lo sceicco invitò i suoi giocatori ad uscire dal campo. Nell’incredulità generale, la partita si fermò. Tutti volsero lo sguardo - in campo e davanti al televisore - all’uomo con i baffoni, bardato con turbante e tunica bianca. Allo “Zorrilla” si respirava aria da sagra di paese. Lo sceicco vuole - anzi no, pretende - l’annullamento del gol di Giresse, spiegando che un fischio arrivato dalla tribuna ha destabilizzato i difensori del Kuwait, che si sono fermati supponendo una decisione dell’arbitro, mentre il centrocampista francese se ne andava indisturbato e in completa solitudine verso il portiere Ahmed Al Tarabulsi e lo batteva, con tiro dritto per dritto di interno collo. In campo intanto succede l’incredibile. L’arbitro Miroslav Stupar, un quarantenne sovietico molto apprezzato nell’ambiente arbitrale, viene accerchiato dallo sceicco e le sue guardie civili, persino fotografi e steward si avvicinano perché vogliono capirci qualcosa. Si capisce poco, in realtà. «Voglio che lei annulli il gol della Francia perché i miei giocatori hanno sentito un fischio». «Ma io non ho fischiato, il gol è valido». «Ma loro hanno sentito il fischio e si sono fermati, quindi il gol non è valido».
Il dialogo tra lo sceicco e l’arbitro è materiale buono per il teatro dell’assurdo, ma tant’è. A quel punto il Ct della Francia - Michel Hidalgo si avvicina con fare minaccioso a Stupar e la sua faccia è una maschera di stupore tra le cui pieghe è facile intuire questo pensiero: «Dimmi che non è vero che stai per fare quello che penso che tu stia per fare». Siamo ancora dalle parti di Ionesco, ma Stupar non si fa intimorire dal peso della responsabilità. Va a parlare con l’assistente, lo jugoslavo Matovinovic, ha l’espressione grave, ascolta, annuisce, poi torna a metà campo e - tra i fischi di un pubblico che ha la chiara consapevolezza di assistere ad una farsa - annulla il gol di Giresse. «Missione compiuta!», pensa lo sceicco, che soddisfatto se ne torna in tribuna con il suo codazzo di guardie e lacchè. Finta? Macché. Sono passati sette lunghissimi minuti quando l’arbitro Stupar - scodellando il pallone - fa riprendere il gioco. Poco dopo la Francia segna ancora, con il terzino Bossis: è il definitivo 4-1 da consegnare ai tabellini. La Francia di Platini e Tigana, Giresse e Genghini supera il turno e si fermerà soltanto in semifinale, battuta ai rigori dopo il 3-3 ai supplementari dalla Germania Ovest, nella più drammatica ed epica partita della storia dei campionati del mondo. Il Kuwait invece perde anche con l’Inghilterra ed esce dal torneo, senza più farvi ritorno da allora.
L’imbarazzo però è enorme, la Fifa multa il Kuwait di 5000 sterline e sospende Stupar, accusandolo nemmeno tanto tacitamente di sudditanza psicologica nei confronti dello sceicco. Bonus track sul destino dei protagonisti di quella partita. L’arbitro Stupar ha superato gli ottant’anni, da allora non ha mai più arbitrato, la Fifa l’ha occultato. Michel Platini, che di quella Francia era il re, sta continuando a combattere la sua personale classifica con la giustizia, dopo la condanna per truffa e la squalifica del Comitato Etico della Fifa. Alain Giresse, l’autore del gol contestato, è il Ct del Kosovo; Maxime Bossis - che fissò il risultato sul 4-1 - è in pensione, vive nella Loira e con gli amici al bar si vanta di una cosa sola: in più di 700 partite in carriera non è mai stato espulso. Lo sceicco Abdul Al Jaber Fahad Al Sabah, è morto otto anni dopo, ucciso nel 1990 dalle truppe di Saddam Hussein protagoniste di un’altra invasione, ben più terrificante e sanguinaria: quella del-l’Iraq ai danni del Kuwait. Il 2 agosto del 1990 Fahad stava scappando, si era già imbarcato sul volo 148 Londra-Kuala Lumpur della British Airways, i soldati lo riconobbero, lo fecero scendere e gli spararono, lì, sulla pista.