Agorà

Tendenze. Il piccolo è bello per l'editore artigianale

Massimiliano Castellani giovedì 26 marzo 2015
A Scampia, tra le vele di “Gomorra”, al Teatro Bellini, semina cultura la giovane etichetta indipendente Marotta&Cafiero. Due 27enni, Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuoli hanno rilevato la storica Marotta&Cafiero ed pubblicano libri che diventano spettacoli teatrali. Prezzo di copertina, massimo 10 euro, per volumetti che finiscono nello scaffale del collezionista popolare. Quella napoletana è una delle 110 realtà editoriali che hanno aderito a “Book Pride” (Milano, 27-29 marzo, ai Frigoriferi Milanesi) la prima fiera dell’editoria autofinanziata da chi la fa. Un grande evento di promozione della cultura non omologata, che riunisce, per tre giorni, editori, autori, giornalisti, lavoratori della conoscenza, e artisti. La manifestazione è inoltre inserita nel programma “Milano città del libro 2015”. La fiera non ha biglietto di ingresso e offre al pubblico un ricco programma di eventi, articolato in tavole rotonde, performance, lezioni e atelier professionali. Tutta la programmazione ruota attorno a un tema: per il 2015 è quello della «Differenza». «Ogni libro è un giardino. Beato colui che lo sa piantare e fortunato colui che taglia le sue rose per darle in pasto alla sua anima». È il pensiero poetico di Federico García Lorca intorno all’universo libro. E questo è anche lo spirito che, in tempi davvero grami anche per l’editoria, anima certi piccoli maestri dell’arte libraria. Si tratta di artigiani di quella che va sotto il nome anglosassone di “private presses”. Non sono molti, ma neanche un numero così esiguo, «per la maggior parte sconosciuti o si rivelano solo nel web», ci avvertono nella gustosa Guida per bibliofili affamati (Pendragon) le due esperte viaggiatrici del “librandomi d’immenso”, Barbara Sghiavetta e Maria Gioia Tavoni. Questi anarchici e perfino autarchici piccoli editori di nicchia lavorano spesso nella propria casa, adattata a laboratorio o atelier, nel quale creano o ricreano i pezzi, a volte unici, che corredano i loro cataloghi. Primizie e rarità, destinate ai pochi eletti del collezionismo o ai semplici lettori, più o meno forti.  Di tutto questo si hanno splendidi esempi da nord a sud della Penisola. Il nostro viaggio comincia dal popolare quartiere milanese della Bovisa. Qui opera un esemplare di editore assai raro: Vincenzo Campo, nato nell’entroterra palermitano, milanese da decenni, fondatore nel 2009 della raffinatissima Henry Beyle. Campo è un rabdomante alla ricerca del titolo perduto e non più ristampato, la cui utopia concreta è sorta dalla necessità di «fare dei libri belli, come non se ne vedono in giro». Un’impresa per niente facile, ma il suo nume tutelare è Marie Henri Beyle, pseudonimo adottato da Stendhal, il quale sosteneva: «Ciò che caratterizza le grandi passioni è l’immensità degli ostacoli da superare e l’oscura incertezza dell’evento ». Dopo un apprendistato nell’editoria scolastica e un recente ex cathedra – insegnante in aspettativa – mister Henry Beyle ha deciso che era il tempo di presentare al mondo dei lettori dal palato più fine la sua “Piccola biblioteca degli oggetti letterari”. La prima delle nove collane ideate da Campo, che ammonisce il bibliofilo visitatore con un perentorio: «Il mio lavoro è il mio catalogo. Il bene più impagabile è fare quello che più ci piace». Nel suo caso si tratta di pubblicare preziose pagine dimenticate, intonse, che vanno «scucite», per essere aperte, lette o rilette. La Henry Beyle ha superato i cento titoli, «ne pubblichiamo 20-25 l’anno». Elegantemente rilegati, si ammirano i signori del ’900, Savinio, Longanesi, Brancati, Buzzati, Sciascia, ma anche Fitzgerald e Perec che gli ha insegnato che la «biblioteca perfetta è quella di capitan Nemo sul Nautilus: il suo inabissamento ha impedito ogni aggiunta».  La biblioteca Henry Beyle è popolata da “creature” di formato 13,50x19,50, stampate con caratteri Garamond monotype corpo 11 su pregiatissima carta Zerkall Butten, grammatura 110. Tirature tra le 375 copie del Saint-Exupéry di Stamattina ho potato le rosee le 475 del Cos’è una sedia di Alessandro Mendini («Nelle prime 99 si trova una xilografia di Edoardo Fontana ») fino a un massimo di 575 esemplari del fotografico Lettori di Ferdinando Scianna. Bellezza e ricerca della perfezione assoluta, «se c’è più di un refuso il libro va al macero», sottolinea Campo. L’unico refuso è quello volontario nel marchio, in cui Henri diventa “Henry” in omaggio a quello che l’editore considera il capolavoro di Stendhal, Vita di Henry Brulard. La maggior parte di questi epigoni della private presses ha in mente la lezione originaria di Vanni Scheiwiller e delle sue edizioni limitate “All’insegna del pesce d’oro”, in cui la parola scritta si fonde con l’illustrazione e l’opera del poeta-narratore con quella dell’artista abbinato. Degno discepolo di questa aurea filosofia editoriale è Alberto Casiraghy, che Scheiwiller aveva soprannominato il «panettiere». Infatti nella sua dimora fiabesca di Osnago (Lecco) la Pulcinoelefante sforna un libro al giorno – tiratura 25 esemplari. Casiraghy va oltre il collezionismo, la sua è una democrazia editoriale: «Dare la possibilità a tutti di diventare autori. Il rapporto con le persone è la cosa principale, la mia esperienza antropologica si fonda sull’incontro umano». L’incontro più importante per Casiraghy è stato quello con Alda Merini: in vent’anni oltre duemila libretti pubblicati con la poetessa dei Navigli. Tutta la produzione della Pulcinoelefante è resa possibile dal torchio Audax Nebiolo. Anatole France nel suo Il libro del bibliofilo dice che «il torchio a mano è il solo mezzo a disposizione per ottenere tirature di bellezza perfetta». Messaggio recapitato e pienamente recepito da Alberto Tallone, pioniere (con Giovanni Mardesteig) dell’arte tipografica del ’900.  Tallone editore 75 anni fa cominciò a stampare i pregiatissimi Manuali tipografici. Capolavori d’estetica, caratteri incisi a mano e una produzione qualitativamente impareggiabile che, nella casa-bottega di Alpignano ( Torino), ora porta avanti il figlio di Alberto, Enrico, e la sua famiglia. È una questione famigliare anche l’attività di Officina Typodi Modena. Silvano Babini e la moglie Gina Paolini si sono formati alla Scuola del libro di Urbino con Albe Steiner, punto di riferimento della grafica anni 50-60. Con il torchio dei fratelli Dell’Orto di Monza (1863), stampano tra i tanti titoli il Pascoli dell’Aquilone con xilografia dello stesso Babini. Lavoro artigianale perché «gli artigiani – dicono – sono duri a morire. Non mollano, sono fedeli alle loro tradizioni». Sulla scia di questa tradizione a Milano opera Luciano Ragozzino delle edizioni de Il ragazzo innocuo. L’editore biologo della Martesana ha cominciato con “Scripsit Sculpit”, collana che fornisce allo scrittore una lastrina di rame o di zinco incerata e una punta per incidere versi originali, inediti. In catalogo il poeta Valerio Magrelli, l’eclettico ed irregolare Gian Ruggero Manzoni, il “beat” Lawrence Ferlinghetti. Pezzi che attirano collezionisti, «ma anche i giovani sono molto attratti e affascinati da queste tecniche – dice Ragozzino – soprattutto attenti al fermento artistico che ruota attorno al vivo mondo delle private presses». Magia dell’arte di Alma Chartale  ricercate edizioni del “poeta del bulino” André Beuchat. Lo svizzero nel suo atelier di Toccalmatto di Fontanellato (Parma) incanta con la magia dei «libretti d’arte», stampati con torchio a stella su carta Hahnemühle e inseriti nelle collane “Autori del mattino” e i “Quaderni della notte”. Dall’incontro tra Alessandro Sartori – scomparso recentemente – e Fausto Olivieri – figlio di Ruggiero, il mago della monotipia – è nataUnaluna, che ha sede nel liceo artistico Mazzatinti di Gubbio. La vedova di Sartori, Anna Buoninsegni, porta avanti l’attività con l’intento di trasmettere i saperi dell’arte del libro e pubblicare quelle opere “ereditate” dal marito: I fioretti, il Cantico dei cantici e i Vangeli con le incisioni di Adriano Porazzi. Umbria felix: dall’atelier di Perugia escono le xilografie di Mariaelisa Leboroni, allieva del maestro dell’aeropittura Gerardo Dottori e dello xilografo Pietro Parigi. Con la “macchina” Heidelberg la Leboroni stampa le xilografie policrome che impreziosiscono i «quaderni» 17x24 di Xilocart e i celeberrimi ex libris. Nella vicina Foligno, provocatorio, con progetti come Radioazioni Ued esperienze laboratoriali fedeli alla diffusione del libro come oggetto d’arte, opera Emanuele De Donno, ideatore delle originali edizioni Viaindustriae. Manufatti per amatori e bibliofili alla Walter Benjamin, che annotava: «Collezioniamo libri pensando di prendercene cura, ma sono loro a prendersi cura di noi».