Fabrizio Larini, 57 anni, è il direttore sportivo dell’Udinese, alla sedicesima stagione di fila in Serie A, grazie soprattutto agli stranieri: 21 nello scorso campionato.
Non sono troppi?«In mancanza di giocatori di qualità in Italia - risponde l’erede di Gasparin, passato alla Sampdoria - le società sono costrette a pescare all’estero. È un discorso di qualità e prezzo».
Così però si danneggia la Nazionale.«I campionati di Germania e Inghilterra sono pieni di stranieri, eccessivo far ricadere l’eliminazione dell’Italia sulle scelte dei club. Che ci fosse poca qualità si sapeva anche prima, viviamo una realtà dove non si dà tempo ai giocatori di crescere, c’è esasperazione e non cultura sportiva».
Nel senso che si pensa solo alla vittoria?«Se perdi entra in subbuglio la tifoseria che va sotto casa di allenatore e giocatori. Rosella Sensi girava scortata per Roma prendendosi insulti. Al Milan hanno contestato Berlusconi perchè non spende più, dopo quanto ha profuso e vinto. Non c’è riconoscenza».
La mancanza di pazienza danneggia il movimento?«I giovani vanno aspettati, a Udine è sempre stato così: Pizarro faticava il primo anno, non si ambientava, è stato rimandato in Cile e poi recuperato».
Il Catania si è salvato per la quarta volta ma con 15 stranieri, di cui 11 argentini.«È stata la sua fortuna, con italiani di medio livello avrebbe faticato di più. E ha capitalizzato cedendo Martinez alla Juve e Vargas due anni fa alla Fiorentina. Bisogna dare merito al dg Lo Monaco: le società sono aziende, non possono per forza scegliere italiani».
Intanto si moltiplicano le naturalizzazioni.«Tutti le fanno, appena possono. Per mandare Camoranesi in Nazionale, con Trapattoni, quasi si fece un referendum. Amauri è stato un caso diverso, servirebbe più chiarezza: un conto è un giocatore con origini italiane, il brasiliano della Juve ha semplicemente sposato una donna diventata italiana».
L’Inter ha vinto la Champions con solo Materazzi, Santon, Balotelli e i portieri di riserva italiani.«Guardate le rose di Chelsea e Arsenal: troverete ben pochi inglesi».
Basterà tesserare un solo nuovo extracomunitario per rilanciare il nostro calcio?«È una mossa demagogica, perchè allora si possono inserire decine di comunitari e il problema è aggirato. Andavano rispettati i tempi e le società, ora in difficoltà per quanto già pianificato. Così non si lavora bene».