Agorà

Premio Hystrio. Il palcoscenico salva i ragazzi di Scampia

Fulvio Fulvi martedì 13 giugno 2017

La compagnia Punta Corsara nello spettacolo "Il convegno"

Hanno raccontato la storia e la cronaca del loro quartiere ne Il convegno, una conferenza-spettacolo sul tema delle periferie. In seguito si sono cimentati in una divertente e vigorosa rivisitazione del classico di Molière, Il signor di Pourceaugnac. Poi è arrivata la passione per l’Amleto di Shakespeare che hanno voluto trasfigurare, ispirati dal pulcinella di Antonio Petito e dalla parodia settecentesca di John Poole, in una vicenda contemporanea interpretando un testo scritto per loro da Emanuele Valenti e Gianni Vastarella, Hamlet travestie. Sono i ragazzi di Scampia che hanno scelto l’arte del palcoscenico per smarcarsi dalla miseria e non cadere nella trappola della camorra e del malaffare. È nata così, a Napoli nel 2007, la compagnia Punta Corsara diventata presto una splendida realtà indipendente del teatro italiano. Premio speciale Ubu e Hystrio-Altre Muse nel 2010 per il progetto che li ha lanciati, ieri sul palco dell’Elfo Puccini, a Milano, i guaglioni riceveranno anche il Premio Hystrio-Yceberg che li consacra come giovani attori emergenti. È l’esito di un faticoso ma esaltante cammino. «Siamo partiti con i laboratori di un progetto per lo spettacolo, Arrevuoto, improntato sulla pratica della non-scuola e organizzato dalla Regione Campania con il contributo del Ministero dei beni culturali» spiega Emanuele Valenti, attuale direttore artistico del gruppo, che ha preso il testimone dal fondatore Marco Martinelli. Tre anni di lavoro per far venir fuori, dai venti giovanissimi partecipanti al corso, il sacro fuoco della drammaturgia, ma anche professionalità tecniche e organizzative da utilizzare dentro e fuori il palcoscenico. Con Marina Dammanco, l’attore, regista e autore Valenti ha cominciato a costruire una compagnia vera e propria che conta un nucleo fisso e adesso ha come “casa” il prestigioso Teatro Bellini. «Il nostro compito principale consiste, oggi come allora, nel sostenere il desiderio dei ragazzi che vogliono fare teatro sul serio mettendo in gioco se stessi in rapporto con gli altri – dice Valenti –, dialogando con la società, le scuole, le istituzioni... e tenendo sempre viva una navigazione che ci faccia incrociare con le rotte di altri artisti». Corsari, infatti, i ragazzi di Scampia lo sono per “vocazione” e il nome lo hanno scelto anche pensando agli scritti di Pasolini. Riadattano testi classici con l’attenzione a non ripetersi mai, uniscono tradizione e innovazione. Napoli sì, ma non solo. E sanno farsi applaudire dal pubblico. Insomma, il teatro come strumento pedagogico sortisce i suoi effetti anche in un territorio come quello campano dove prevalgono povertà e disoccupazione rendendo i giovani facile preda della criminalità. «Attenzione però a non dividerli in “buoni” e “cattivi”, perché spesso si scivola nell’illegalità solo per bisogno» precisa Valenti. «Gli ostacoli maggiori da superare – prosegue – consistono nell’ignoranza, nell’aver troppo assimilato un certo linguaggio televisivo, nella mancanza di approfondimento, nel lasciarsi abbagliare dal consumismo e dal luccichìo del successo facile e immediato, perdendo di vista la vera felicità». Qui sta il primo nemico da battere. Ma come? «Innanzitutto dando un senso alla nostra giornata e ritrovando il valore del gioco: è necessario partire da qui anche per accompagnare i talenti privi degli strumenti culturali necessari a realizzare se stessi». Il progetto Arrevuoto a Napoli continua: ci sono ancora tante barriere da eliminare e adolescenti da strappare alla solitudine, la vera grande ombra che rischia di offuscare il proprio destino.